La Procura di Paola, guidata dal procuratore Domenico Fiordalisi, negli ultimi giorni ha disposto il sequestro di diversi depuratori sul Tirreno cosentino. Dopo Fuscaldo e Verbicaro, sono stati posti sotto sequestro anche gli impianti comunali di Diamante e Cetraro, tutti gestiti da ditte private.

La posizione di Legambiente

«La lotta alla mala depurazione deve essere una priorità per chi si candida a guidare la Calabria nei prossimi anni» dichiarano Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, e Carlo Gaglianone, presidente del circolo Riviera dei Cedri.

I due rappresentanti sottolineano come le indagini confermino «l’importanza di una sezione della Procura di Paola dedicata ai crimini ambientali, voluta dal procuratore Fiordalisi per individuare e sanzionare gravi forme di illegalità che compromettono ecosistemi, salute ed economia dei territori, a partire dal turismo».

Le criticità del sistema

Secondo Legambiente, il sistema di depurazione calabrese soffre di carenze strutturali e gestionali: depuratori assenti, malfunzionanti o sottodimensionati; abitazioni non collegate alla rete fognaria; scarichi illegali, civili e industriali.

Le campagne di Goletta Verde hanno evidenziato che nel 70% dei casi le criticità derivano da foci di fiumi e canali, con inquinamenti provenienti dall’entroterra che arrivano fino al mare.

Complementarietà con Arpacal

Legambiente ribadisce la validità del proprio lavoro di monitoraggio, complementare a quello di Arpacal, i cui dati ufficiali restano fondamentali per stabilire la balneabilità delle acque. Le stesse indagini che hanno condotto ai sequestri sono partite anche da analisi effettuate dall’Agenzia regionale.

Prevenzione e politica

«Le attività della Regione Calabria sono state importanti ma non ancora risolutive – concludono Parretta e Gaglianone –. L’azione repressiva di magistratura e forze dell’ordine è necessaria, ma ancora più essenziale è prevenire l’inquinamento. Tutelare coste e mare deve diventare una priorità assoluta per la politica calabrese».