Dall’Area Grecanica arriva il segnale di una Calabria che non guarda più solo indietro. Il commissario straordinario della Fondazione Greci di Calabria, Nino Spirlì, guarda al futuro con ottimismo: cultura, giovani e lingua diventano strumenti per costruire il presente e immaginare il domani.

Spirlì ai nostri microfoni vuole rompere subito con un’immagine d’attenzione esclusiva rivolta al passato: «Si guarda al presente, finalmente non si celebra solo il passato, non si spera solo nel futuro. Concretamente si osserva e si valuta il presente: si guarda ai giovani che sono già qui e che noi dobbiamo cercare di non perdere».

Nel cuore dell’Area Grecanica - paesaggi forgiati da mare, montagna e lingua antica - si gioca una partita che non è solo culturale ma esistenziale. Nella Bovesìa e nei borghi ellenofoni, si riscopre una forma di resilienza: non più comunità da conservare in un museo, ma realtà vive pronte a incidere sul proprio domani. Spirlì lo sottolinea guardando ai giovani come «già qui», come presente, quindi risorsa da valorizzare e non da rincorrere.

La Fondazione Greci di Calabria, sotto la sua guida, ha avviato un percorso di rilancio che interessa sedi, governance e missione: il recupero della sede, l’attesa di un’inaugurazione rinnovata, il nuovo statuto che ridisegna il ruolo dell’ente nella tutela linguistica e culturale. Il rilancio vuole essere sostanziale: non soltanto un’istituzione che cambia pelle, ma l’Area intera - una delle più emblematiche del Sud - che cambia tonalità.

Spirlì mette in fila un’altra tessera del mosaico, forse una delle più rilevanti. «Bisogna liberarsi da un complesso di inferiorità che la Calabria ha da sempre. Un complesso che fa sì che i ragazzi quasi si vergognino oppure non credano nelle potenzialità di questa terra, e quindi le vadano a cercare lontano dalla Calabria. Ma quando ci si allontana, ci si rende conto di quanto manchi questa terra».

Così rileva, pungolando la retorica dell’abbandono e della fuga. Le nuove generazioni, nella visione che propone, non sono spettatrici ma protagoniste. Entro questa prospettiva, la lingua greco-calabra e l’identità ellenofona smettono di essere sole testimonianza e diventano valore strategico: risorsa culturale, attrattiva turistica, leva economica. La sinergia tra identità e innovazione diventa imperativo.

La sfida dell’Area Grecanica passa per il fatto che la terra, per troppo tempo, sia stata considerata “minore”. Spirlì insiste: «Quando ce ne andiamo ci accorgiamo di quanto ci manchi questa meraviglia di avere tutto, di poter fare tutto in uno spazio piccolo e in un brevissimo tempo. In Calabria si può».

Da qui la sfida per migliorare la mobilità: un piccolo territorio, connesso bene, può competere, valorizzare le relazioni, attrarre risorse. I borghi grecanici possono diventare quindi laboratorio di una Calabria che si riscopre grande nella misura delle sue radici e della sua comunità.

Guardando al futuro, la Fondazione e le comunità grecaniche stanno tessendo un ordito di iniziative: laboratori linguistici nelle scuole, eventi culturali internazionali, progetti turistici nei borghi, editoria locale, media dedicati alla lingua grecanica, sulla scorta dell’esperienza del Grecanica News prodotto dal network LaC. La narrazione cambia: non è più “resistere” ma “produrre”. I giovani, la lingua, la cultura sono fili che si intrecciano per dare un volto diverso al presente.

In quest’ottica, l’Area Grecanica non è angolo remoto da salvare, ma soggetto da valorizzare. La Calabria che impara a vivere il proprio presente è quella che accetta la sfida della modernità restando radicata. E se il passato è ricchezza, il presente è opportunità, il futuro è costruzione. Spirlì non lo dice con entusiasmo retorico, ma con la consapevolezza che «in Calabria si può». Il segnale lanciato nasce tra i borghi grecanici, ma può essere modello per un’intera regione.