Annunciato sei mesi fa, in occasione dell’approvazione della legge di bilancio, sembra essere sparito nel nulla. Ad oggi, infatti, non c’è traccia del decreto attuativo per il “Bonus Mamme”, utile a definire tutti i dettagli fondamentali mai resi noti.

Il provvedimento riguarda l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri di tre o più figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. L’esonero spetta a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore a 40 mila euro annui.

Sul ritardo è intervenuta la Cgil attraverso la segretaria confederale Daniela Barbaresi: “Il Governo avrebbe dovuto emanare entro gennaio il decreto attuativo, ma nonostante l’inaccettabile ritardo, non risulta ancora pervenuto. Evidentemente si accontenta di lanciare proclami sul sostegno alla genitorialità, senza poi dar alcun seguito alle sue dichiarazioni”.

Ma la segretaria nazionale denuncia anche le criticità del provvedimento già analizzate circa un anno fa - “a partire dalla scelta dello strumento della decontribuzione, che rischia di indebolire ulteriormente il sistema previdenziale, e dalla grave e perdurante esclusione delle lavoratrici domestiche, proprio quelle a più basso reddito e con maggior bisogno di certezze e stabilità economica e lavorativa”.

Inoltre, per la Cgil “se davvero si vuole sostenere la natalità, appare insensato il requisito del numero di figli superiore ad uno per aver diritto al beneficio. Ancora una volta siamo di fronte ad una misura tarata solo sulle madri, come se la genitorialità fosse unicamente una questione di donne”.

Conclude Barbaresi: “E’ assolutamente necessaria l’emanazione del decreto attuativo e la conseguente corresponsione degli arretrati alle lavoratrici con due figli, alle lavoratrici autonome e a quelle a tempo determinato. Occorre estendere il Bonus Mamme alle lavoratrici domestiche e superare le criticità di tale misura che riconosce vantaggi maggiori ai redditi più elevati”.

Il governo, nell’annuncio iniziale, ha lasciato intendere che anche per il 2025 potranno usufruirne le lavoratrici con bambini in adozione o in affido.

Dovrebbero rimanere invariati gli importi rispetto all’anno precedente.
L’importo del Bonus mamme varia in base al reddito della dipendente. In base al decreto del 2024 l’esonero dalla contribuzione è pari al 100% della quota di contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti posta a carico della lavoratrice, nel limite massimo annuo di 3.000 euro, riparametrato su base mensile.
Mentre la soglia massima di esonero della contribuzione spettante alla lavoratrice, riferita al periodo di paga mensile, è pari a 250 euro, per i rapporti di lavoro instaurati nel corso del mese, va riproporzionata assumendo a riferimento la misura di 8,06 Euro per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo.

Il Bonus Mamma, lo ricordiamo, è compatibile con altre agevolazioni come il bonus bebè, assegno unico e bonus nascite 2025.