Pubblichiamo la lettera aperta all’assemblea di Arrical scritta da Bruno Gualtieri, già commissario straordinario dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria.

Gentili Componenti dell’Assemblea,

Questa non è una comunicazione tecnica, ma un grido civile. La Calabria ha sete: di acqua, di responsabilità, di decisioni coraggiose.

Da mesi la stampa regionale denuncia una realtà che non può più essere ignorata: desertificazione crescente, intrusioni saline nei pozzi, reti colabrodo che disperdono oltre metà dell’acqua immessa. E mentre i cittadini soffrono, l’Assemblea di Arrical resta immobile, paralizzata da rinvii e inerzie.

Un modello possibile

Ho già proposto in questa sede un modello di Servizio Idrico Integrato che risponda davvero ai bisogni della Calabria: riduzione delle perdite, recupero delle sorgenti dismesse, riuso delle acque depurate per agricoltura e potabilizzazione, digitalizzazione e trasparenza gestionale.

È un percorso possibile, delineato nell’articolo “Calabria, la sete d’acqua e l’urgenza di un modello sostenibile”, fondato su partenariati equilibrati e a misura di territorio.

Il rischio della privatizzazione parziale

Eppure, invece di puntare su un modello integrato, si profila l’ipotesi di aprire la porta a operatori nazionali e internazionali limitatamente al segmento più redditizio: la depurazione.

Se questa scelta venisse confermata, i cittadini calabresi non riceverebbero più acqua, ma vedrebbero generati solo utili per pochi. Tutto il resto – perdite idriche, approvvigionamenti, monitoraggi, tutela ambientale – resterebbe in capo alle istituzioni e dunque alla collettività.

Sarebbe un tradimento politico: privatizzare i profitti e socializzare i costi, spacciandolo per modernizzazione.

Conseguenze devastanti

Le conseguenze sarebbero pesanti: mari ancora inquinati, campagne assetate, famiglie senza garanzie di approvvigionamento sicuro. Ancora multe europee, ancora fondi bloccati, ancora giovani costretti a partire.

E questo mentre la Calabria dispone già di un Piano d’Ambito approvato, di un gestore unico individuato, di finanziamenti pronti a essere spesi.

Scegliere la via delle gare separate significherebbe andare contro lo spirito stesso delle direttive europee, che indicano nell’integrazione dei servizi idrici la strada obbligata.

Le domande inevase

Se l’Assemblea autorizzasse gare basate su proposte private limitate al solo segmento depurativo, con contratti quindicennali che impegnerebbero la Calabria per oltre 200 milioni di euro, chi si farà carico delle perdite idriche?

Chi colmerà il deficit che pesa su famiglie e agricoltori? Chi interverrà per risolvere le contaminazioni della rete potabile già registrate in alcune città?

Perché preoccuparsi di assicurare utili certi sulla depurazione e non, invece, di restituire acqua ai cittadini là dove serve davvero?

Una strada diversa

Va costruito un modello diverso: partenariati pubblico-privati che integrino invasi, sorgenti, reti e depuratori. Un project financing fondato sul vero rischio d’impresa, legato ai risparmi effettivi ottenuti dalla riduzione delle perdite idriche.

Come giustificherete ai cittadini calabresi l’ennesimo aumento delle tariffe, se i costi più onerosi resteranno in capo alla collettività mentre i guadagni andranno a pochi operatori privati?

Perché ignorare le priorità agricole e civili, quando già oggi oltre 120.000 ettari di terra sono a rischio desertificazione e migliaia di famiglie vivono carenze idriche quotidiane?

Che futuro immaginate per i giovani calabresi, se l’acqua – bene primario e pubblico – diventa strumento di speculazione invece che di sviluppo sostenibile?

La responsabilità politica

Chi si assumerà la responsabilità politica e morale di consegnare alla Calabria un modello che non risolve le cause strutturali dell’emergenza idrica?

Con questa lettera aperta chiedo all’Assemblea di Arrical di non autorizzare So.RI.Cal. ad espletare le gare con un modello che tutela solo gli interessi privati a scapito della collettività.

La Calabria ha bisogno di un sistema idrico integrato stabile, efficiente, sostenibile. Non di un’altra illusione.

Non servono narrazioni trionfali, né slogan di stagione. Servono fatti. Servono decisioni. Servono responsabilità.

Perché l’acqua non aspetta. E i calabresi nemmeno.

È tempo che facciate la vostra parte. È tempo che scegliate se stare dalla parte dei cittadini o da quella di chi intende speculare sulla sete di un popolo.

Con fermezza,

Ing. Bruno Gualtieri

già commissario straordinario dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria