Il presidio operante da circa 35 anni dovrà traslocare dai locali ricavati nell’ex Inapli perché inagibili. Da Palazzo dei Bruzi resi disponibili gli uffici di Via San Martino rimasti vuoti dopo lo spostamento dello sportello di Municipia
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Il Centro Antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza rischiava di rimanere senza una sede a causa della inagibilità dei locali in cui si trova attualmente ospitato, all’interno del complesso ex Inapli di proprietà della Regione. Il problema era venuto alla luce nello scorso mese di febbraio quando le preziose attività di sostegno alle donne vittime di abusi, erano state interrotte, sia pure solo per un brevissimo arco temporale, per l’improvviso distacco della luce e del riscaldamento. L’intercessione con il presidente Roberto Occhiuto aveva consentito di ottenere una proroga di utilizzo degli spazi assegnati. Adesso all’orizzonte si staglia l’opportunità di venire fuori da questa fase di precarietà grazie all’intervento dell’amministrazione di Palazzo dei Bruzi.
L’intervento del Consiglio comunale
Il Consiglio comunale ha infatti deliberato l’assegnazione di nuovi uffici in favore dell’importante presidio sociale. Si tratta di quelli al piano terra dell’immobile di Via San Martino, attualmente rimasti liberi dopo il trasferimento dello sportello di Municipia a Palazzo Ferrari. Ancora da definire i dettagli della convenzione; si parla di una durata minima di dieci anni. Necessari alcuni lavori di adeguamento strutturale, anche per garantire la privacy dell’utenza. Un centinaio mediamente le vittime di violenza che accedono ai servizi del centro: «Il numero è costante da tempo – ha spiegato Chiara Gravina, vicepresidente del Centro - In quest’ultimo mese abbiamo anche registrato un lieve aumento di utenti. Diciamo che il trend è in linea con i dati che ci arrivano anche dal circuito nazionale e dalla rilevazione compiuta dalle forze dell'ordine e dalle autorità che si occupano del sistema antiviolenza».
La prevenzione che salva la vita
«Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza non muoiono; si salvano in qualche modo, sono delle sopravvissute – ha aggiunto ricordando l’importanza della prevenzione - Noi crediamo molto nelle giuste alleanze e sinergie anche con le istituzioni perché il sistema antiviolenza e la rete di protezione che costruiamo attorno alle donne è veramente un percorso complesso. Adesso saremo impegnate in questo trasferimento; dovremo riorganizzare i nostri spazi, il sistema di accoglienza e tutte le attività connesse, che non sono poche, dalla progettazione alla rendicontazione all'organizzazione di eventi e di campagne di sensibilizzazione e di animazione del territorio».
L’impegno della politica
Per Bianca Rende, consigliera comunale di Palazzo dei Bruzi e tra le promotrici del movimento What Woman Want, il Comune ha saputo scrivere «una bellissima pagina di storia istituzionale cosentina facendosi carico di un problema che metteva a rischio le attività del Centro Lanzino. Era giusto che dopo 35 anni dalla nascita di questo importantissimo presidio territoriale fosse proprio il Comune di Cosenza ad assumersi la responsabilità di ospitarne le attività con una sede dedicata. Ci siamo riusciti insieme all’assessore al welfare Veronica Buffone, al consigliere delegato al patrimonio Antonello Costanzo, al sindaco Franz Caruso e a tutto il consiglio comunale. Per me è un assoluto valore aggiunto – ha detto ancora Bianca Rende al nostro network – perché la risposta alla violenza sulle donne inizia proprio dai luoghi istituzionali cui le donne si rivolgono. Pensiamo all'ospedale, alle autorità di pubblica sicurezza, al Comune stesso, ai servizi sociali».
Vicinanza solidale
«Quindi la vicinanza anche fisica che si viene a determinare tra il Centro Lanzino ed il Comune avrà tra i suoi vantaggi, pure quello di migliorare il dialogo tra le istituzioni, quindi tra queste due realtà e favorire anche una co-progettazione. Quello compiuto dal consiglio comunale di Cosenza – ha conclusola consigliera comunale - è certamente un segno non banale di adesione, di vicinanza, di immedesimazione nel lavoro che le attiviste svolgono ma può essere, anzi, dovrà essere sicuramente il prodromo di una serie di altri impegni da avviare insieme a loro».