Il presule riflette sui conflitti nel mondo dopo gli ultimi sviluppi in Medio Oriente: «Nelle mani criminali dei potenti della terra ci sono anche le nostre logiche piene di violenza, odio e cattiveria». E ripete con papa Leone: «La diplomazia faccia tacere le armi»
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Pubblichiamo l’appello per la pace dell’arcivescovo di Cosenza, monsignor Giovanni Checchinato.
Signore Gesù
hai ascoltato oggi le suppliche che ti abbiamo rivolto per il dono della pace nel mondo, messa a dura prova dagli ultimi sviluppi del conflitto nel Medio Oriente. Sono arrivate alle tue orecchie le grida dei bambini e delle mamme dei popoli vittime del conflitto, di ogni uomo e donna coinvolti in operazioni belliche senza senso e forse accanto ad esse anche le nostre parole piene di scandalo per quanto succede nel mondo.
Ma ancora una volta dici a noi, come già hai fatto con gli apostoli “date loro voi stessi da mangiare”. Ci inviti cioè a riconoscere che nelle mani criminali dei potenti della terra che decidono la guerra e il sopruso, ci sono anche le nostre logiche piene di violenza, piene di odio e cattiveria, capaci solamente di scandalizzarsi di fronte ai fatti irreparabili che succedono nel medio oriente, in Europa, in Africa e in tanti paesi del mondo dove si vivono conflitti dimenticati e pur tuttavia sanguinari e portatori di morte.
Smascheri così la nostra ipocrisia che chiede a te di mettere fine alle guerre degli altri senza mettere fine alle nostre guerre, l’ipocrisia che ci rende testimoni muti di soprusi contro la dignità dei nostri fratelli e sorelle, che ci fa complici delle guerre e della produzione delle armi.
Disarmaci Signore, tu che hai detto “vi lascio la pace, vi do la mia pace”, non permettere che nelle logiche del nostro vivere insieme sia presente la prepotenza, il sopruso, che il nostro linguaggio cambi e diventi veicolo di pace. Facci però capaci di gridare responsabilmente la nostra contrarietà alla guerra, spingici a gridare per i tanti che non possono più farlo perché falcidiati dalle bombe, facci gridare contro le strategie di coloro che hanno sfigurato l’immagine dell’uomo, e in essa l’immagine di Dio. Come ci ricordava oggi papa Leone: “Oggi più che mai, l’umanità grida e invoca la pace.
È un grido che chiede responsabilità e ragione, e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto. Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile. Non esistono conflitti “lontani” quando la dignità umana è in gioco.
La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato. Che la diplomazia faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!”
Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nùtrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.
*arcivescovo di Cosenza-Bisignano