Antonio, di Gioia Tauro, è stato uno dei tedofori a passarsi la staffetta con il sacro fuoco di passaggio in Regione. La sua corsa ha rappresentato un inno alla resilienza: «Fragilità trasformate in forza, passi compiuti nonostante le difficoltà»
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Antonio ha affrontato una sfida che molti considererebbero insormontabile: il bullismo. Sin dagli anni di scuola, è stato bersagliato da commenti dispregiativi e da esclusione sociale. Invece di nascondere la sua vulnerabilità, ha scelto di trasformarla in forza interiore. Attraverso un percorso di autoconsapevolezza, ha superato i pregiudizi. La sua instancabile determinazione è stata ripagata pochi giorni fa quando è stato selezionato per portare la torcia olimpica. Il 32enne, psicologo e scrittore di Gioia Tauro, è stato uno dei tedofori che si sono passati la staffetta sul lungomare di Reggio Calabria, il 19 dicembre scorso, in occasione del passaggio in Calabria della fiamma olimpica dei Giochi Invernali Milano Cortina 2026. Un evento che ha racchiuso un messaggio universale di pace e inclusione.
«Portare la fiamma è stato un momento che mi ha attraversato profondamente – racconta ai nostri microfoni, Antonio Di Bianco-. Un turbinio di emozioni. Ho sentito il valore simbolico di una luce che unisce storie e speranze diverse. In quel gesto ho riconosciuto molto del mio percorso umano e creativo, fatto di ascolto, emozioni, di fragilità trasformate in forza e di passi compiuti nonostante le difficoltà. Il fuoco della fiamma, più che bruciare, dà energia, ricorda che anche nei passaggi difficili esiste una forza silenziosa capace di farci andare avanti. Anche dalle esperienze più dure può nascere una spinta capace di illuminare se stessi e gli altri. È stata un’avventura intensa e meravigliosa. Una sensazione di calore interiore, essere parte di qualcosa di più grande».
Antonio è pieno di iniziative e passioni: è uno speaker radiofonico, sta scrivendo un altro libro, autobiografico sul bullismo, e sogna di diventare un giornalista. Il riconoscimento che ha ottenuto non è solo un traguardo personale, ma un simbolo di speranza per tutti coloro che hanno subito discriminazioni. La sua corsa con la torcia ha rappresentato un vero e proprio inno alla resilienza. Ogni passo ha dimostrato non solo la sua vittoria personale, ma anche una luce per tutti coloro che si sentono emarginati. Una metafora di fiducia e cambiamento, che evidenzia come con coraggio è possibile trasformare un'esperienza negativa in una straordinaria opportunità di crescita.


