I suoi non sono semplici banchi di vendita, sono piccole oasi culturali e punti d’incontro dove il libro torna a essere oggetto vivo, da toccare, sfogliare, raccontare
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Se è vero che oggi si legge poco, che i giovani sono spesso descritti come distratti, disincantati e poco inclini alla profondità, allora la storia di Stefano rappresenta una felice eccezione alla regola.
Ha 26 anni, vive a Cosenza ed è un amante viscerale dei libri. Ma soprattutto è uno di quei giovani che ha deciso di portare la cultura fuori dai luoghi chiusi, lontano dagli scaffali silenziosi, per rimetterla al centro della vita quotidiana. Stefano racconta che svolge questo lavoro da circa dieci anni, un percorso iniziato molto presto e che nel tempo si è trasformato in una vera scelta di vita.
Stefano lo fa aprendo piccoli mercatini del libro nelle piazze, durante le feste di paese, tra i vicoli e le stradine dei borghi della provincia di Cosenza. Un lavoro itinerante, fatto di spostamenti continui, selezione attenta dei testi e, soprattutto, di relazioni umane.
I suoi non sono semplici banchi di vendita. Sono piccole oasi culturali, punti d’incontro dove il libro torna a essere oggetto vivo, da toccare, sfogliare, raccontare. È proprio il contatto con le persone l’aspetto che Stefano considera più appagante del suo lavoro: intrattenere conversazioni, confrontarsi, ascoltare storie. Il libro, più di qualsiasi altro articolo, diventa per lui un mezzo privilegiato per dialogare con persone acculturate e curiose. Stefano non si limita a vendere: ascolta, consiglia, dialoga. Chiede a chi ha davanti cosa ama leggere, che periodo sta attraversando, che tipo di storia sta cercando. Ogni libro diventa così un incontro, ogni acquisto una scelta consapevole.
Molti dei volumi che propone li possiede personalmente, altri li seleziona con cura. Non segue le mode del momento, ma un’idea precisa: offrire libri che abbiano ancora qualcosa da dire, che sappiano interrogare, emozionare, aprire spazi di riflessione. Stefano spiega di alternare la lettura tradizionale agli audiolibri, ma di prediligere soprattutto testi di filosofia e saggi, libri capaci di stimolare il pensiero e andare oltre la superficie. Ed è proprio questa filosofia che rende la sua esperienza preziosa in un tempo dominato dalla velocità e dal consumo.
Il suo percorso sembra incarnare perfettamente il messaggio de “L’utilità dell’inutile”, il celebre saggio del professore dell’Università della Calabria Nuccio Ordine, che ha difeso con forza il valore di ciò che la società consumistica considera improduttivo: i libri, l’arte, la cultura, la bellezza. Tutto ciò che non genera profitto immediato viene spesso marginalizzato, eppure è proprio lì che si nasconde la sostanza più autentica dell’essere umano.
Grazie alla sua attività itinerante, Stefano ha attraversato la Calabria da cima a fondo, dai centri più noti ai paesi più interni. Ed è proprio viaggiando che ha colto uno degli aspetti più sorprendenti del suo lavoro: la risposta alla lettura non segue logiche prevedibili. Gli è capitato di vendere molti libri in piccoli paesi di poche centinaia di abitanti, mentre in contesti affollati, attraversati da migliaia di persone, i libri restavano spesso inosservati.
Stefano, con il suo mercatino itinerante, dimostra che l’“inutile” è tutt’altro che superfluo. Anzi, è necessario. Necessario per rallentare, per pensare, per sentirsi parte di una comunità. Il suo pubblico principale è composto da giovani tra i venti e i trent’anni, spesso studenti universitari, ed è proprio questa fascia a mostrarsi più disposta a investire su libri di valore. Nelle piazze dei paesi, tra una festa patronale e una serata d’estate, i suoi libri diventano occasioni di incontro e di scambio, piccoli atti di resistenza culturale.
La sua è una scelta di vita prima ancora che un lavoro. Una scelta che parla di passione, dedizione e fiducia nelle persone. Stefano non nasconde le difficoltà: dal punto di vista produttivo la vendita di libri rende poco, tanto da averlo spinto ad affiancare altri articoli. Eppure continua, con la speranza che sempre più persone possano riavvicinarsi a questo mondo. Perché, come dimostra la sua esperienza, i lettori esistono ancora. Forse non vanno cercati nei luoghi tradizionali, ma incontrati dove la vita accade davvero: in una piazza, sotto le luci di una festa, davanti a un libro che aspetta solo di essere aperto.

