Un doppio contratto: uno valido sul versante italiano e l’altro su quello cubano. Con condizioni molto diverse e un approccio orientato a trattenere una parte cospicua degli stipendi erogati ai medici mandati dal governo di L’Avana per aiutare la derelitta sanità calabrese a reggersi in piedi. Un conto è la teoria, altro è la pratica. E, secondo l’inchiesta di CubaNet che la LaC News24 ha raccontato qualche giorno fa, la pratica passa per un documento vincolante che i medici cubani sarebbero tenuti a firmare e rispettare. Le condizioni in Italia sono migliori rispetto a quelle a cui i professionisti sono sottoposti in altri Paesi: in Angola o Venezuela può succedere che il salario sia congelato per tutta la durata del contratto. E negli anni scorsi in Brasile sono esplose forti proteste per il trattamento economico (e non solo) riservato al personale in missione.

Il doppio contratto: uno con l’Asp, l’altro con Cmsc

Il quadro contrattuale, però, resta abbastanza oscuro: solo 1200 euro su una retribuzione formale di 4700 finirebbero nelle tasche dei dottori cubani proprio per via delle trattenute fissate nel patto privato tra i lavoratori e Cmsc (Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos, la società che tiene i rapporti con i Paesi ospitanti e chiude gli accordi internazionali). L’accordo prevede che i professionisti siano assunti e pagati direttamente dalle Aziende sanitarie come lavoratori a tempo determinato ma quanto arrivi effettivamente sui loro conti è un dato messo in dubbio da più parti. I dirigenti della missione cubana negano qualsiasi appropriazione indebita dei salari e spiegano, come riporta CubaNet, che «il collaboratore dona volontariamente una parte del proprio stipendio alla società cubana».

L’accusa: trattenuti più di 21 milioni di euro

L’inchiesta ipotizza che l’Italia abbia destinato agli stipendi dei medici circa 27,5 milioni di euro, senza considerare le spese di alloggio e altri costi, come quello per la formazione linguistica. Di questi, solo 6,2 milioni sarebbero finiti nei conti dei professionisti presenti in Calabria fino a marzo 2025: è il 22,6% del totale. Se fosse vero, più di tre quarti del denaro erogato sarebbero finiti sui conti della Csmc.

Le denunce del 2017 in Brasile

Le cifre sono diverse ma il trattamento ricorda da vicino le polemiche esplose nel 2017 in Brasile proprio per la gestione di un grosso contingente di medici cubani. Mais Médicos si chiamava la missione che aveva portato 18mila lavoratori nel grande Stato del Sudamerica. Il Brasile pagava a Cuba circa tremila euro al mese per ciascuno di loro e meno di mille finivano nelle tasche dei medici. La slavina giudiziaria inizio con la denuncia di Ansi Deli Grana de Carvalho: fece causa al governo brasiliano nel settembre 2016, prima che scadessero i suoi tre anni di servizio. Seguirono altri 150 colleghi, tutti con l’obiettivo di migliorare la propria condizione di lavoro. Ai medici non andò benissimo: molti giudici non diedero loro ragione e si trovarono davanti a una scelta difficile: il licenziamento e un esilio di otto anni oppure il rientro immediato in patria. Grana scelse di restare in Brasile.

Il meccanismo delle trattenute agli stipendi

Storia simile con cifre diverse, dicevamo. Vediamole. Il contratto per una delle dottoresse che CubaNet ha sentito garantendo l’anonimato si aggira intorno a 67mila euro lordi all’anno. L’altro contratto, redatto dalla Csmc, prevede una retribuzione mensile fissa di 1200 euro per 12 mesi, cioè 14.400 euro all’anno. E, sempre secondo alcune delle testimonianze raccolte, le trattenute valgono anche per gli straordinari e le tredicesime. Questo secondo contratto sarebbe quello realmente vincolante. Secondo interviste e documenti consultati da CubaNet, alla fine di ogni mese i medici ricevono un promemoria dalla direzione della missione con la richiesta di consegnare la busta paga. A quel punto la Missione calcolerebbe l’importo da trattenere sulla base delle aliquote fissate nel patto privato e invierebbe al medico una notifica di bonifico bancario perché effettui la restituzione del proprio salario sul conto corrente della Csmc in Italia. Questo messaggio contiene l’entità dell’importo da trasferire e la somma che ogni medico può trattenere sul proprio conto. È così che si arriverebbe allo stipendio di 1200 euro mensili.

Il circolo Sierra Maestra: «I medici cubani hanno ridato speranza alla sanità»

La questione posta sulle retribuzioni dei professionisti cubani impiegati in Calabria ha aperto il dibattito politico. L’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, in un intervento, ha chiesto al presidente Roberto Occhiuto di chiarire i termini degli accordi. E di rispondere a una domanda che a lui pare centrale: «La Regione Calabria di centrodestra sostiene indirettamente un regime totalitario come quello di Cuba? La gravità delle accuse che vengono dagli oppositori del regime castrista è tale che s’impone un’operazione verità a cui ritengo il presidente Occhiuto non può sottrarsi, se non vuole danneggiare l’immagine della Calabria e dell’Italia». A Tallini ha risposto il circolo Sierra Maestra di Catanzaro che ricorda i risultati della missione cubana, con medici che, assieme ai colleghi italiani, «sono riusciti a riportare speranza e servizi sanitari in una regione che ne ha tanto bisogno». Il circolo che appartiene all’Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba evidenzia i numeri della collaborazione («a fine dicembre 2023, i medici hanno partecipato a 104.520 visite mediche, di cui 64.965 nel corpo di guardia, 4.737 in medicina interna, 3.944 in pediatria, 3.296 in ginecologia e ostetricia, 2.878 in chirurgia generale, 13.355 in ortopedia, 2.619 in medicina intensiva, 7.931 in cardiologia e 795 in fisiatria») e sottolinea: «Il lavoro dei medici cubani e la loro collaborazione all’estero si svolge nel rispetto dei principi di altruismo, umanesimo e solidarietà internazionale sanciti dall’articolo 16 della Costituzione di Cuba. È inoltre coerente con le linee guida delle Nazioni Unite».

Un altro degli aspetti affrontati riguarda i diritti civili: «È assolutamente falso che la libertà di movimento dei nostri medici sia limitata, che il loro diritto alla privacy sia leso, che le loro comunicazioni siano violate o che siano sotto sorveglianza da parte di funzionari governativi. Non ci sono restrizioni di movimento durante le missioni internazionali». Quelle adottate sono «solo le misure di sicurezza individuali e collettive necessarie per la loro salvaguardia e protezione, in base alle caratteristiche della comunità in cui si trovano, proprio come fanno le organizzazioni e gli enti internazionali in occasione di missioni ufficiali di qualsiasi tipo, visto che, purtroppo, in diversi Paesi si sono verificati attentati alla vita dei medici e sequestri di personale cubano». L’inchiesta di CubaNet, però, mette in rilievo anche presunte restrizioni dei diritti civili dei medici. Una storia, anche questa, da approfondire.