Ai referendum di domenica 8 e lunedì 9 giugno incentrati su precariato, sicurezza del lavoro e cittadinanza, la Uil andrà a votare e invita i cittadini alla partecipazione. La posizione assunta dal sindacato è quella di votare sì ai primi due quesiti inerenti il lavoro e mentre rispetto agli altri tre quesiti, compreso, quello relativo alla cittadinanza, la Uil lascerà liberà di coscienza ai propri iscritti.

«La Uil andrà a votare, noi abbiamo le idee molto chiare sin dall'inizio perché quando c'è un appuntamento previsto dalla Costituzione, abbiamo l'abitudine di rispettarlo anche perché il diritto di voto è un dovere democratico e quindi siamo invitati tutti a a recarci alle urne» - dichiara ai microfoni di LaC News24 la segretaria generale della Uil Calabria Marielena Senese.

«Di fatto, registriamo ormai da troppi anni, una disaffezione al voto, soprattutto al voto politico e credo - incalza Senese - che la politica a tutti i livelli debba cominciare a porsi delle domande su questa continua disaffezione. Purtroppo, nell'ultimo periodo, questa assenza al voto ha determinato il non raggiungimento del quorum alle proposte referendarie».

Nello specifico il sindacato rivendica di essersi sempre opposto alle norme contenute nel Jobs Act. «Chiediamo intanto il reintegro del lavoratore nelle aziende sopra i 15 dipendenti in caso di licenziamento illegittimo  – spiega la segretaria generale della Uil – mentre per le aziende con meno di 15 dipendenti riteniamo giusto che il magistrato possa valutare il risarcimento del lavoratore. Sulla questione della sicurezza è evidente che la responsabilità deve essere solidale tra committente, appaltatori e sub appaltatori».

Rispetto alle posizioni assunte da rappresentati di governo e sindacati relativamente alla cosiddetta astensione consapevole, Senese ricorda le origini della Costituzione italiana invitando i cittadini ad andare a votare a prescindere dalla preferenza che si ritiene di esprimere. «Dovremmo ricordarci come siamo arrivati alla Costituzione. Non si può, attraverso l'astensione al voto, rimettere agli altri scelte che poi il comune cittadino subisce non andando a votare».