È stato presentato all’Istituto “Ercolino Scalfaro” di Catanzaro, il coordinamento del “Comitato a difesa della Costituzione e per il no al referendum” nel distretto del capoluogo.
A introdurre i lavori sono stati il coordinatore, il giudice di Corte d’Appello, Piero Santese, e il il portavoce, avvocato e professore universitario, Andrea Lollo.
In premessa Santese ha spiegato che il comitato non sarà composto solo da magistrati ma da tutti i cittadini che vorranno farne parte: studenti, medici, pensionati. Perché, ha ricordato il coordinatore «la riforma costituzionale va ad incidere sui cittadini».
Pero Santese ha ricordato che la separazione delle carriere, tra funzione giudicante e requirente, «poteva essere fatta con legge ordinaria» che la riforma costituzionale andrà porterà «all’assoggettamento del pm al potere esecutivo» e andrà ad «impattare sul principio di uguaglianza».

La riforma inciderà sulla vita di tutti i cittadini, ha spiegato Santese, e anche per questa ragione il coordinamento nelle prossime settimane incontrerà i cittadini nei paesi del distretto soprattutto coloro che non sono tecnici del diritto.
«Il potere giudiziario, nel suo complesso – ha ribadito Santese –, sia giudici che pubblici ministeri, verrebbero ad intervenire in maniera diversa, sulla base dei dettati del potere esecutivo, sui limiti dei cittadini. È una riforma che va ad impattare sui diritti di tutti».

Lollo: «Una riforma che tocca l’autonomia della magistratura»

«Questa – ha detto il professore Lollo – è una riforma che desta sospetto perché è una riforma che nasconde degli obbiettivi, degli slogan particolarmente accattivanti». Gli obbiettivi che nasconde la riforma, dice Lollo, sono celati dietro la separazione delle carriere. Dietro c’è una vera e propria «disarticolazione dell’intera magistratura e dei rapporti che intercorrono tra magistratura e altri poteri. Non si modifica direttamente il principio di autonomia della magistratura perché non si modifica il comma primo dell’articolo 104 (la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, ndr) ma si va a intaccare i corollari dell’articolo 104 e quindi, inevitabilmente, lo si va a toccare». Quello che succederà in caso di riforma della Costituzione «è difficile prevederlo – dice Lollo – ma è possibile immaginarlo: sganciare un potere oggi unitario inevitabilmente rischia di allontanare il corpo dell’accusa, i pubblici ministeri, dalla comune cultura della giurisdizione che si fonda sul comune processo di formazione».

La riforma introduce il principio del sorteggio. In sostanza il Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati, verrà sdoppiato, ci sarà un Csm per i pm e un Csm per i giudici. I rappresentanti di questi due organi verranno estratti a sorte e non più eletti come si è fatto fino a ora. Un «principio insostenibile», riferisce Lollo, che cita Socrate: «Chi sceglierebbe il capotano di una nave tirando a sorte? Nessuno!».
La scelti di componenti che hanno un compito di «rappresentanza democratica» col sistema del sorteggio si allontana dagli stessi principi sanciti in Costituzione.

Strangis: «Votare Sì è come firmare una cambiale in bianco»

Il presidente della sezione distrettuale di Catanzaro dell’Associazione nazionale magistrati e giudice penale a Catanzaro, Giovanni Strangis, ha ricordato come i più grandi sostenitori del Sì, ovvero le Camere Penali, nel 2019 «ritenevano che il sorteggio fosse un abominio che svilisse la dignità e l’alto valore che rappresenta l’istituzione della magistratura. Oggi in modo inspiegabile hanno cambiato idea senza renderci edotti delle ragioni di questo cambio di rotta».
Il giudice riprende poi un argomento che è molto conteso tra sostenitori del Sì e del No. I promotori del No affermano che con la riforma il pubblico ministero verrebbe assoggettato al potere esecutivo. Secondo i fautori del Sì, invece, questo non è vero.
Eppure, fa notare Strangis, lo stesso promotore della riforma, il ministro Carlo Nordio ha invitato la leader del Pd ad aderire alla riforma sostenendo che «potrà tornare loro utile nel momento in cui governeranno».
«Io ritengo che votare sì a questa riforma sia chiedere ai cittadini italiani di sottoscrivere una cambiale in bianco perché gli unici che si trovano nella posizione di prevedere quello che sarà, ovvero il legislatore, ci stanno dicendo che la riforma tornerà utile, quindi sarà una riforma che troverà attuazione, secondo questa linea di principio: tornare utile al partito che governa. È questo che i cittadini devono comprendere e che noi dobbiamo impegnarci a spiegare».

Savaglio: «Conseguenze inaspettate anche per gli avvocati»

Il giudice civile di Cosenza, Mariarosaria Savaglio ha ricordato come su questa riforma non vi sia stata possibilità di presentare emendamenti né da parte dell’opposizione, né della stessa maggioranza «e questo io credo sia un vulnus per la democrazia».
Secondo Savaglio questa riforma non andrà a elidere gli errori giudiziari, come sostengono i fautori del Sì, «gli errori giudiziari forse potranno addirittura essere accentuati». Questo avverrà nel momento in cui un pm avrà come obbiettivo quello di dover vincere un processo piuttosto che ricercare la verità. A pagarne le conseguenze, a parere di Savaglio, saranno i cittadini e anche, inaspettatamente, gli stessi avvocati «si ritroveranno schiacciati da questa riforma perché un domani potrebbero essere un cuscinetto per i poteri forti».

Crea: «Cercare la verità nello stesso humus del giudice»

«Il rischio per i pubblici ministeri è quello o di tradire, in futuro, la ricerca di una verità processuale», ha detto il sostituto procuratore della Dda Irene Crea. «Noi pubblici ministeri vogliamo continuare a cercare la verità, la giustizia nello stesso humus del giudice». Una verità che in alcuni casi spinge il pubblico ministero a chiedere l’assoluzione dell’imputato qualora si presentino nuove prove a suo favore. Un’esigenza, questa, non sentita solo dai pm ma anche da molti giudici e avvocati.