Le associazioni in piazza Italia con le famiglie: «Urge un alloggio in cui dislocare le persone. Adesso non servono i servizi sociali». Attese soluzioni nei prossimi giorni
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Occorre verificare i requisiti del diritto alla casa in capo a chi lo rivendica e che il Comune di Reggio investa la prefettura al fine di procedere ad altra essenziale verifica, quella degli alloggi popolari per accertare chi occupi con titolo e chi senza, chi abbia diritto e chi no, quali e quanti alloggi possano essere riassegnati. Insomma occorre un censimento. Ciò al fine di cambiare il paradigma e affrontare lo sgombero del Comparto 6 di Arghillà non come questione da affidare ai servizi sociali ma come tema al quale porre una soluzione abitativa, dunque riconoscendo innanzitutto il diritto fondamentale alla casa.
Un’attività che pare lineare, anche se complessa (e il tempo che scorre passivamente non aiuta). Eppure a distanza di quasi quattro mesi dalla pubblicazione dell’ordinanza sindacale di sgombero ancora si cerca di avviarla.
In questa direzione hanno chiesto, e fino a questo momento ottenuto l’impegno a discuterne, del presidente della commissione consiliare per le Politiche Abitative, Giovanni Latella, risposte questa mattina Giacomo Marino, referente dell’associazione “Un mondo di mondi”, Patrizia D’Aguì, presidente del gruppo civico “Noi siamo Arghillà”, e diversi nuclei familiari anche con bambini, in piazza Italia a Reggio. Qui hanno portato all’attenzione di istituzioni e cittadinanza la situazione di estremo disagio in cui versano decine di famiglie occupanti abusive degli alloggi popolari del comparto 6 ad Arghillà nord, quartiere tormentato della periferia di Reggio Calabria, sulle quali dallo scorso marzo pende un’ordinanza di sgombero per motivi di sicurezza.
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