Mentre da Roma arrivano segnali univoci sull’ormai imminente uscita dal regime di commissariamento della sanità calabrese, in Cittadella ci si prepara ad una complessiva riorganizzazione della macchina burocratica. O meglio, ci si preparava prima che lo showdown del riconfermato governatore conducesse la Calabria ad elezioni anticipate. L’ennesimo ritocco alle funzionalità della burocrazia regionale era, infatti, in procinto di arrivare in giunta e poi rimasta nel limbo della “pausa” amministrativa.
Alla ripresa delle attività si capirà, dunque, se l’intento riformatore rientra ancora tra le priorità del nuovo corso governativo che – prima di staccare la spina – aveva messo nel mirino, tra gli altri, anche il dipartimento Salute e Welfare. Scopo dichiarato era quello di migliorare l’efficienza operativa degli uffici amministrativi accorpando settori o sdoppiando dipartimenti, come appunto nel caso della sanità.

Nella riorganizzazione in itinere si prevedeva, ad esempio, una gestione delle politiche sanitarie separata dalle politiche di welfare con la creazione di due dipartimenti autonomi: “Tutela della Salute” e “Welfare”, queste le rispettive denominazioni con finalità chiaramente differenti ritenute «improcrastinabili». L’obiettivo quello di «raggiungere sul territorio i risultati programmati ed attesi tanto in materia sanitaria quanto nell’ambito delle politiche sociali atteso che le stesse impattano direttamente sul benessere della popolazione regionale e su diritti inviolabili dei cittadini calabresi».
Riorganizzazione, tuttavia, che si inseriva, e si inserisce tuttora, nel quadro dell’attesa uscita della sanità dal regime di commissariamento con il rientro delle funzioni nel controllo regionale e la conseguente estinzione della struttura commissariale. Della troika governativa resta al momento la sola presenza dei due sub commissari - dopo le dimissioni del presidente della Regione dal ruolo di commissario ad acta –, i quali decadrebbero entrambi qualora il Governo si decidesse al gran passo.

Tra le previsioni incluse nella proposta di riorganizzazione vi è, tra l’altro, l’automatica decadenza «sugli incarichi dirigenziali precedentemente conferiti» come conseguenza della «modifica di funzioni». Attualmente il dipartimento Salute e Welfare è retto da un facente funzioni, Tommaso Calabrò, ma tra i possibili papabili a prendere le redini del dipartimento eventualmente così riformato si annovera, ad esempio, il nome di Ernesto Esposito, che già nel recente passato ha rifiutato la nomina alla guida dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco di Catanzaro (in sostituzione di Simona Carbone) e indisponibile a ricoprire incarichi nelle aziende del servizio sanitario regionale.
In ogni caso i ritocchi alla macchina burocratica - previsti ma in attesa di conferma – riguarderebbero tutti i dipartimenti con una mirata azione di accentramento di funzioni o accorpamento di settori con l’obiettivo di «migliorare l’efficienza operativa, valorizzare la collaborazione tra i settori di ogni singolo dipartimento ponendo il focus sulla gestione delle funzioni trasversali relative all’attuazione della materia della privacy, della trasparenza e dell’anticorruzione, dei controlli e del coordinamento delle attività riconnesse alla formazione del personale».