Il rientro dalle vacanze non sarà fatto solo di zaini nuovi e diari colorati. Per molte famiglie italiane settembre si annuncia come un mese amaro, con una vera stangata legata ai rincari sui materiali scolastici. Lo rivela l’Unione nazionale consumatori, che ha elaborato i dati Istat fotografando un aumento generalizzato dei prezzi. Dai libri di testo alla carta, dalle penne ai dizionari, nulla sembra essere rimasto immune. Una corsa al rialzo che, anno dopo anno, erode il bilancio delle famiglie con figli in età scolare.

Il dato più eclatante riguarda i libri. Quest’anno i testi per la scuola primaria e secondaria di primo grado registrano un aumento del 2,8% rispetto al 2024, ma per le superiori l’incremento diventa ancora più marcato. Se si considera l’arco degli ultimi due anni, l’aumento sfiora l’11,9%, un dato che va oltre il tasso d’inflazione generale. Non si tratta solo di manuali obbligatori: tra dizionari, volumi consigliati e finti “facoltativi” che spesso finiscono comunque sul banco, la spesa complessiva continua a lievitare.

Meno impressionanti, ma comunque significativi, i rincari sulla carta. Quadernoni e risme aumentano dell’1,5% rispetto al 2024, ma i genitori pagano ancora il peso dei rialzi precedenti: +9,8% nel 2022 e +7,5% nel 2023. Se si guarda al 2021, l’incremento complessivo arriva al 20,3%. Un trend che incide anche su un bene apparentemente banale come la carta per stampanti e fotocopie, ormai diventata un piccolo lusso domestico.

La situazione peggiora con la cancelleria. Penne, matite ed evidenziatori segnano il record: +6,9% in un anno, +16,6% sul 2022 e +24,2% rispetto al 2021. Una crescita che pesa non solo per chi ha più figli ma anche per chi, come gli studenti universitari, deve fare i conti con affitti sempre più proibitivi: +6% in un anno e quasi +20% rispetto al 2021.

Di fronte a questo scenario, l’Unione nazionale consumatori ha lanciato un appello al governo. «Serve un intervento immediato contro il caro scuola», chiede il presidente Massimiliano Dona, che individua nella legge del 2011, modificata nel 2020, la radice del problema. Quella norma, pensata per proteggere i librai, ha ridotto la possibilità di applicare sconti sui libri scolastici: non oltre il 15% del prezzo di copertina. Nel 2019, ricorda l’Unc, i ribassi arrivavano anche al 25%, grazie a buoni spesa e promozioni. Oggi il tetto imposto equivale a una “tassa occulta” del 10% sulle famiglie, costrette a pagare di più senza reali alternative.

In attesa di un cambio normativo, le famiglie si ingegnano per risparmiare. L’usato resta la soluzione più efficace: nelle librerie specializzate e nelle bancarelle è possibile tagliare la spesa fino al 50%. Non mancano le piattaforme online che mettono in contatto studenti per lo scambio di testi. Un altro consiglio è verificare che le nuove edizioni dei manuali abbiano effettive differenze rispetto a quelle precedenti: non di rado il cambiamento riguarda solo la copertina o un capitolo aggiornato, elementi che non giustificano un nuovo acquisto.

C’è poi l’opzione degli e-book, anche se qui entra in gioco la disponibilità delle scuole ad accettare tablet e dispositivi elettronici in classe. Una scelta che non tutte le famiglie considerano praticabile, sia per il costo iniziale dei device sia per l’incertezza sulle regole di utilizzo durante le lezioni.

Sul fronte della cancelleria, la grande distribuzione resta il canale più conveniente. Rispetto alle cartolerie di quartiere, ipermercati e catene offrono spesso ribassi fino al 30% su penne, zaini e accessori. Resistere alle richieste dei figli di acquistare il diario alla moda o l’astuccio griffato non è semplice, ma incide in maniera significativa sul totale della spesa.

Un altro trucco è rimandare. Comprare tutto subito ad agosto significa pagare i prezzi di lancio, mentre aspettare qualche settimana può garantire promozioni più vantaggiose. Per alcuni materiali, come i dizionari o i compassi, conviene attendere le indicazioni dei professori, evitando acquisti inutili. In altri casi, i kit a prezzo fisso proposti dalla grande distribuzione possono abbattere i costi complessivi.

La sensazione generale è che la scuola stia diventando ogni anno più cara, nonostante gli annunci di sostegni e agevolazioni. Se da un lato il governo parla di riforme didattiche e nuove tecnologie da introdurre in classe, dall’altro le famiglie si trovano a fare i conti con il peso concreto delle spese quotidiane. Ed è questo aspetto, più di ogni riforma, a segnare l’inizio del nuovo anno scolastico: una corsa contro il caro prezzi che rischia di trasformare il suono della campanella in una brutta notizia per i bilanci familiari.