Il decreto attuativo delle concessioni balneari prevede sconti sui canoni e indennizzi parziali. Il governo concede un’ultima agevolazione al settore prima dell’apertura del mercato imposta da Bruxelles
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Il decreto attuativo collegato al “Salva infrazioni” — approvato dal Parlamento nel novembre scorso — arriva con qualche mese di ritardo, ma porta con sé una novità che ha il sapore di un ultimo regalo ai concessionari balneari: la riduzione dei canoni demaniali. La misura, firmata dal ministero delle Infrastrutture e ora all’esame del Consiglio di Stato, doveva limitarsi a definire le regole sugli indennizzi per chi perderà la concessione con l’avvio delle gare previste nel settembre 2027. Invece, secondo quanto riporta La Stampa, nel testo emerge un’ulteriore riduzione degli affitti dovuti allo Stato.
Dopo il taglio del 4,5% applicato nel 2024 per compensare i rialzi del 2022 e 2023, era previsto un ritorno alla normalità con un aumento del 10% dei canoni. Ma l’esecutivo ha deciso di proseguire sulla strada dello sconto, differenziando l’entità del beneficio in base alla categoria e all’area geografica degli stabilimenti. Un segnale politico chiaro, quasi una compensazione simbolica da parte del centrodestra per il dietrofront imposto dalla linea dura dell’Unione europea, che ha portato al superamento delle proroghe automatiche.
Le tariffe minime restano attorno ai 3.200 euro annui, ma le imprese del settore ribadiscono da tempo che questi importi non riflettono l’impegno economico richiesto, poiché i concessionari si fanno carico di spese come la pulizia degli arenili e la sorveglianza balneare, costi che altrimenti graverebbero sui bilanci pubblici.
Oltre al taglio dei canoni, il decreto attuativo stabilisce anche i criteri per il riconoscimento degli indennizzi ai concessionari uscenti. La formula individuata dal Mit prevede una «equa remunerazione» sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, calcolata sulla base del valore nominale iscritto nei bilanci dell’azienda. In sostanza, saranno rimborsati solo i beni che risultano ancora da ammortizzare, mentre resta escluso qualsiasi meccanismo di rivalutazione.
Una scelta che non convince le associazioni di categoria, che lamentano l’assenza di tutele per il valore complessivo dell’attività, inclusi gli investimenti immateriali come marchio, reputazione o avviamento commerciale. In un recente incontro con il ministro Matteo Salvini, i rappresentanti dei sindacati balneari hanno riferito che sarebbe stata proprio la Commissione europea a imporre il blocco su questa parte degli indennizzi.
Ciononostante, la Lega ha espresso soddisfazione per l’impianto finale del provvedimento, sottolineando l’importanza di un quadro normativo che risponda anche alle esigenze dei Comuni, da tempo in attesa di regole certe e applicabili in vista delle future gare. Secondo fonti parlamentari del partito, il decreto rappresenta un «passo avanti per tutelare l’intero comparto del turismo balneare italiano», riconoscendo almeno in parte il valore economico e sociale delle concessioni in scadenza.