Milano, futuro prossimo. Molto prossimo. Venti settembre. Nelle sale del Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci i visitatori entrano indossando un visore e un paio di guanti che sembrano usciti da un film di fantascienza. Ad attenderli c’è un innovativo videogioco pronto a trasportali lontano. Lontano da Milano, dall’Italia e finanche dalla Terra. Anzi, no. Non è un semplice videogioco: è The Touch, il primo escape game sensoriale in Italia che permette, letteralmente, di toccare Marte.

A rendere possibile questo abbraccio tra reale e immaginario un team di tecnici e game designer, ma anche scienziati. Uno in particolare: Nicola Mari, geologo planetario e vulcanologo calabrese, che ha portato nel progetto la solidità dei dati e l’accuratezza dei dettagli scientifici.

Trentatré anni, originario di Feroleto della Chiesa nel Reggino, gira il mondo per capire l’universo. E adesso le sue competenze ed esperienze sono state messe a frutto per portare tutti sul pianeta rosso.

Marte sotto le dita

L’illusione è totale. Alla base del gioco i TouchDiver Pro, guanti aptici che restituiscono a chi li indossa forme, vibrazioni e stimoli termici rendendo “vivo” il contatto con una superficie virtuale. Una roccia marziana appare così sotto le dita ruvida e polverosa, come se fosse stata appena raccolta.

«Sono passati più di quarant’anni da quando il pioniere della realtà virtuale Jaron Lanier progettava i primi data glove nei laboratori della Vpl Research, nella Silicon Valley. Costavano milioni, erano ingombranti e lenti. Oggi quel sogno tecnologico è finalmente alla portata di tutti», commenta Luca Roncella, responsabile dell’area Gaming & Digital interactivity del Museo, in occasione del rilascio di The Touch, avvenuto il 4 settembre scorso.

A sviluppare gli innovativi guanti è Weart, startup italiana nata nel 2018 dalla collaborazione tra l’Università di Siena, l’Istituto italiano di tecnologia e il gruppo innovativo e-Novia.

L’ambientazione

Anno 2040, un equipaggio internazionale atterra su Marte per cercare tracce di vita passata. Ci sono solo 30 minuti per raccogliere campioni, risolvere guasti al rover e decifrare i dati prima di fare ritorno sulla Terra. Ma la vera chiave non è la tecnologia: è la collaborazione tra i membri della squadra.

Quattro giocatori, quattro ruoli. Uno indossa il visore Vr e i guanti aptici, immerso nello scenario marziano. Gli altri tre, con manuali e strumenti fisici, supportano da terra l’esplorazione virtuale. Il risultato è un’esperienza che ricorda le vere missioni spaziali: frammenti di informazioni che hanno senso solo se condivisi, decisioni rapide che possono fare la differenza tra successo e fallimento.

Molto più di un gioco

«La simulazione – si legge nel comunicato con cui si dà notizia del rilascio del videogioco – include la visualizzazione del suolo e dell’atmosfera marziana, oltre a un rover per l’esplorazione di Marte, modellato sul prototipo lunare della Nasa progettato per il programma Artemis. Infine, tra gli elementi riprodotti sono presenti alcuni strumenti di laboratorio a bordo del rover, ispirati alla reale attrezzatura usata per la preparazione e l’analisi di campioni geologici provenienti da Marte».

«Le sue potenzialità – sottolinea Roncella – si estendono ben oltre l’intrattenimento: dalla formazione alla riabilitazione sensoriale, dalla progettazione all’inclusione di nuove forme di accesso ed esperienza. La nostra sfida è stata rendere tutto questo accessibile, coinvolgente e sorprendente. Il risultato è qualcosa che parla a tutti, anche a chi non si aspetta di entrare nel futuro. E lo fa nel modo più spontaneo e socializzante che conosciamo per fare esperienza del mondo: attraverso il gioco».

La Calabria nello spazio

Tra Milano e lo spazio fluttua un pezzo di Calabria. Una terra che a poco a poco, grazie a tanti studiosi e ricercatori, sta transitando dai margini al centro del grande racconto scientifico mondiale.

Nicola Mari è uno di loro. Partito da un piccolo paese nella punta dello Stivale, sta segnando nuove e importanti tappe di questo cammino, guidato da quella scintilla che si è accesa nei suoi occhi da piccolo, guardando il cielo di notte. La passione per il mistero, per l’ignoto, trasformata in conoscenza.

I suoi studi su vulcani e pianeti hanno alimentato la trama e i dettagli dello scenario di The Touch. Assieme a Luca Reduzzi, curatore dell’Area Spazio del Museo, Mari ha ricostruito la geologia marziana in modo che fosse immediatamente riconoscibile e scientificamente plausibile.

Il suo approccio da geologo è stato fondamentale, perché fondamentale è il tatto per chi studia superfici remote e ambienti ostili. È così che si è potuta rendere palpabile una realtà distante milioni di chilometri.

L’esperienza sarà disponibile al Museo Leonardo da Vinci di Milano nel weekend a partire da sabato 20 settembre. Un’esperienza che porta, tra le altre, la firma di un giovane calabrese. A ricordare che il futuro, a volte, arriva da luoghi sperduti.