Estate, tempo di vacanze. Si dice così ma non è proprio così. Non per tutti almeno. Per molti bambini italiani il momento tanto atteso non arriva. Secondo l’ultimo rapporto elaborato da Openpolis e Con i bambini, basato su dati Istat, nel 2024 circa il 28% delle famiglie con un figlio non ha potuto permettersi una settimana di ferie lontano da casa. La percentuale sale al 30% per le coppie con due figli e tocca il 44,4% nei nuclei con tre o più bambini.

Un fenomeno con numeri preoccupanti. Perché le vacanze estive non sono solo svago: rappresentano un’occasione di crescita, di scambio culturale e sociale. Un momento fondamentale per i più piccoli.

Ma il trend è poco rassicurante. Anche nel 2022, nonostante un lieve calo rispetto all’anno precedente, quasi il 30% delle famiglie con uno o due figli, e oltre il 45% con almeno tre rinunciava alle vacanze. Le famiglie monogenitoriali risultano particolarmente esposte: si stima che nel 2021 circa il 42,7% di nuclei con solo un genitore abbia dovuto rinunciare alle ferie.

Peggio al Sud

E se il problema è nazionale, nel Mezzogiorno, tanto per cambiare, la situazione è anche peggio. Tra gli indicatori presi in considerazione da Openpolis c’è la quota di famiglie in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni e che si mantiene con un unico reddito.

Nel 2020 – secondo i dati a disposizione – l’incidenza maggiore si è rilevata ad Andria, in Puglia (31,52%). Ma tra i 10 capoluoghi con la maggiore quota di famiglie monoreddito con figli piccoli a carico compaiono anche Crotone (23,47%) e Vibo Valentia (22,87%).

Secondo le elaborazioni del 2021 sui redditi dichiarati poi, Crotone, con il 36,7% dei contribuenti sotto i 10mila euro, è tra le nove province (tutte del Sud) con maggiore presenza di reddito basso, assieme a Vibo Valentia, Cosenza e Reggio Calabria.

Nel complesso, nella zona bassa dello Stivale più di una famiglia su due con figli non può permettersi vacanze lontano da casa, una quota che supera nettamente la media nazionale.

Le vacanze come diritto educativo

Il divario non è solo economico: riguarda i diritti dei minori. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia (art. 31) afferma il diritto al gioco, al tempo libero e alle attività culturali. Per molti ragazzi, però, la rinuncia alle vacanze estive significa perdere occasioni fondamentali di socializzazione e apprendimento.

E le scuole, che durante la pandemia avevano sospeso gite e visite culturali, non sempre hanno recuperato pienamente queste attività.

L’impatto in Calabria

In Calabria, la difficoltà economica delle famiglie si riflette in una vera emergenza educativa. Bambini costretti a rinunce si trovano senza spazi di svago all’aria aperta, senza gite, senza momenti di condivisione importanti per lo sviluppo. Il rischio è che alla povertà economica si sommi la povertà educativa, ossia il mancato accesso a opportunità formative non scolastiche.

Tante, troppe, secondo i dati rilevati, le famiglie calabresi con figli che vivono con un reddito troppo basso per permettersi una vacanza anche di pochi giorni. 

Che fare?

«Questi dati – si legge nel report – evidenziano l’urgenza di politiche, anche territoriali, che garantiscano a tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito o dal numero di figli, l’accesso a servizi che contribuiscano al benessere e alla crescita dei minori».

Piani di sostegno, promozione di centri estivi accessibili a tutti, incentivi per il turismo e servizi territoriali potrebbero fare la differenza.

In mancanza di interventi, resta aperta una ferita invisibile nel tessuto sociale calabrese: bambini che restano a casa mentre l’estate scorre. E non chiamatelo turismo: è una questione di equità e di futuro.