Nel panorama ipersaturo dell’intrattenimento televisivo, Vengo dopo il Tg, si configura come uno dei più singolari dispositivi di sperimentazione televisiva e narrativa attualmente in circolazione. A guidarlo è Francesco Occhiuzzi, la cui regia ideativa si caratterizza per un’intelligenza creativa refrattaria agli schemi convenzionali e capace di generare format che risultano del tutto comparabili alle proposte di fascia nazionale. Anzi, ne sono nettamente superiori.

Emblematico è il caso dell’asinello Orazio, personaggio costruito attraverso un meccanismo comico di matrice teatrale che ha nel collegamento video la sua cifra distintiva. L’animale, dotato di voce romanesca e di un repertorio di massime paradossali, diventa il fulcro di una micro-narrazione in cui il registro popolare si salda con la sofisticazione dell’assurdo teatrale. Orazio, convocato in diretta da Occhiuzzi con la complicità del Maestro Sorrentino (Giuseppe Cosentino), funziona infatti come spazio di destrutturazione delle forme canoniche del varietà televisivo, reintroducendo il principio dell’imprevedibilità come motore narrativo.

La medesima dinamica – pur declinata su un piano produttivo e distributivo opposto – si ritrova nella Pennicanza di Fiorello, dove prende vita Mimmo, il delfino immaginario dotato di inflessione napoletana, raggiunto telefonicamente dal conduttore insieme a Fabrizio Biggio. Questo gioco di conversazioni con un animale inesistente, collocato in una Venezia volutamente stereotipata e iperbolica, realizza un'analogia con il personaggio ideato da Francesco Occhiuzzi.

Il parallelo tra i due personaggi non è casuale: Orazio e Mimmo condividono un’impostazione concettuale simile – l’animale parlante, il dialetto come marca identitaria, l’interazione surreale – e rappresentano, ciascuno all’interno del proprio sistema televisivo, il tentativo di recuperare un’inventiva leggera ma non superficiale.

In questo quadro, l’ipotesi – tutt’altro che peregrina – di far dialogare i due personaggi, il delfino della Pennicanza e l’asinello di Vengo dopo il Tg, supera la dimensione della provocazione e si colloca come una possibile operazione mediatica ad alto potenziale. Unirebbe due esperienze nate in luoghi e contesti differenti ma accomunate dalla stessa logica creativa.

Fiorello, da regista naturale delle dinamiche televisive nazionali, troverebbe in questa intersezione una materia fertile, già delineata nella sua netta metà calabrese da Occhiuzzi.

Tutt'altro da trascurare è proprio l'ipotesi che lo stesso Fiorello abbia ripreso da Occhiuzzi l'idea di una presenza animale parlante in trasmissione.

L’intervista a Nicola Gratteri: una deviazione metodologica che rivela la cifra del programma

Se Vengo dopo il Tg si distingue per la capacità di manipolare il registro dell'intrattenimento, altrettanto significativo è il modo in cui Occhiuzzi gestisce il confronto con figure istituzionali di primo piano, evitando la rigidità dei format tradizionali. Lo stralcio mandato in onda durante una puntata di Vengo dopo il tg, dell'intervista al Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, presente negli studi di LaC in quanto ospite di Antonella Grippo a Perfidia, costituisce un esempio paradigmatico di questa impostazione.

Pur affrontando le questioni centrali legate a Lezioni di mafie – la fortunata trasmissione di La7 che ha restituito al pubblico un quadro analitico e divulgativo sulla fenomenologia mafiosa – il colloquio non rimane confinato nell’ambito istituzionale. Occhiuzzi introduce infatti un cambio di registro calibrato e sorprendentemente efficace, portando Gratteri su un terreno biografico e laterale: la radio, la musica, i primi anni da speaker di Radio Gerace.

Proprio in questa parentesi inattesa emerge un Gratteri differente: non il magistrato austero e implacabile, ma l’uomo che coltiva anche delle passioni personali, tra queste la musica. L’apice dell’intervista viene raggiunto quando lo stesso Procuratore, sollecitato dalla struttura discorsiva del programma, si presta a una micro-rievocazione del proprio passato radiofonico presentando Luci a San Siro, il noto brano di Roberto Vecchioni, come avrebbe fatto un tempo ai microfoni della sua emittente.

Quella di Occhiuzzi è un'intervista insolita, dal tono leggero, ma con la solennità che l'ospite richiede.

La somma di questi elementi – gli sketch con Orazio, il contributo sostanziale e essenziale del maestro Sorrentino, la parentela concettuale con il delfino Mimmo della Pennicanza, la conduzione dell’intervista a Gratteri – delinea un’identità precisa: Vengo dopo il Tg non è un semplice programma regionale, ma un laboratorio di linguaggi.

La sua efficacia sta nella capacità di far coesistere, senza frizioni, la leggerezza del gioco e la densità del discorso pubblico.

Un modello che produce intuizioni di qualità tale da poter contaminare – e forse guidare – alcune delle tendenze emergenti dell’intrattenimento televisivo nazionale italiano.

In questo senso, l’eventualità di un incontro televisivo tra Orazio e Mimmo non è soltanto un’idea suggestiva, ma il simbolo stesso di ciò che Vengo dopo il Tg rappresenta: una creatività televisiva capace di dettare, in anticipo, le coordinate della del varietà nazionale.

E noi, lanciamo l'idea: perché non si pensa ad un incontro radio-televisivo tra Orazio e il delfino Mimmo?