Il 3 luglio del 2006 una bomba d’acqua devastava le frazioni marine con un bilancio pesante: 4 morti e danni per milioni di euro. Il primo cittadino racconta quei momenti e illustra le azioni in corso grazie ai fondi della Regione per la sicurezza idrogeologica
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Il 3 luglio 2006 per Vibo Valentia non è una data come tutte le altre. Quel giorno le sue frazioni marine vengono travolte da una bomba d’acqua: in meno di cinque ore cadono ben 200 mm di pioggia, in quantità dieci volte superiori alla media. Torrenti in piena trascinano fango, detriti e automobili, travolgendo strade, piazze e case. Il bilancio è drammatico: quattro le vittime – il piccolo Salvatore Gaglioti, 15 mesi, suo zio Ulisse Gaglioti, la guardia giurata Nicola De Pascale e Antonio Arcella, pastore di Sant’Onofrio, colpito da un fulmine – circa 300 sfollati, danni milionari alle infrastrutture stradali, abitazioni e imprese.
Vibo Marina, Bivona, Portosalvo, San Pietro, Longobardi vivono quel giorno un vero e proprio incubo che ancora oggi tormenta la memoria di chi l’ha vissuto. I corsi d’acqua, soffocati da sterpaglie e detriti, non riuscirono a contenere la furia della pioggia, straripando in poche ore.
Il racconto di Romeo: «Situazione drammatica»
A distanza di 19 anni da quel disastro, abbiamo raggiunto il sindaco Enzo Romeo per un bilancio, tra memoria e azioni concrete per il presente e il futuro di un territorio ancora troppo fragile. Il suo racconto parte da un ricordo personale: «È stato un momento tragico per Vibo. Ricordo che ha cominciato a piovere verso le otto del mattino, in modo fortissimo, una consistenza incredibile. Ha smesso solo nel pomeriggio, verso le tre o le quattro».
Nel caos di quel giorno, il sindaco parla di un’esperienza che racconta molto sulla drammaticità della situazione: «In quel frangente mia moglie era vice sindaco a Vibo e verso le 17-17.30 mi sono posto il problema di dove fosse. Sono sceso verso Bivona ma non mi fecero passare. Era tutto bloccato. Non l’ho più vista per sette giorni e sette notti, perché nel frattempo era stato costituito l’ufficio per i soccorsi nella scuola di Polizia, e lei stette lì giorno e notte».
Un’emergenza che il primo cittadino non dimentica: «Quattro morti. Persone che hanno perso tutto: la casa, i vestiti, il cibo. Non avevano nemmeno un posto dove dormire. Fu una situazione drammatica».
Oggi, a quasi vent’anni di distanza, la domanda è inevitabile: cosa è cambiato? «È stato fatto tanto, anche se alcuni fondi non sono stati usati nel migliore dei modi. Alcuni non sono stati nemmeno utilizzati. Però quello che poteva essere fatto, si è fatto».
I fondi per la sicurezza idrogeologica
Nel quadro degli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio, la Regione Calabria ha stanziato complessivamente circa 22 milioni di euro destinati a contrastare il rischio idrogeologico nell’area di Vibo Valentia. Di questi, 18 milioni sono stati assegnati direttamente al Comune di Vibo per lavori sui fossi e torrenti, mentre altri 4 milioni sono destinati alla Provincia per il rifacimento del fosso Calzona. Continua a leggere su ilVibonese.it