Il cambio di marcia della giunta calabrese sulla costituzione di parte civile nel processo sulla strage dei migranti sembra dettato dalle pressioni del vicepremier sul governatore Occhiuto che ha sempre mostrato interesse sui diritti civili. Non ne esce meglio la dirigenza regionale che ha erroneamente impostato l’atto. Il caso però apre una questione: come vengono redatte alla Cittadella le delibere di giunta?
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La vicenda della mancata costituzione della Regione come parte civile nel processo sulla strage di Cutro è disarmante sia dal punto di vista politico sia amministrativo. Come si ricorderà la giunta regionale aveva deciso, l’8 maggio scorso, di costituirsi parte civile nel processo. Lo ha fatto, si legge in una nota della giunta, su proposta dello stesso Presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto. Dopo quattro giorni, però, la stessa Regione ha deciso di comunicare un clamoroso dietrofront. Cosa lo ha provocato?
Qui ci sono due chiavi di lettura, forse una peggio dell’altra. La prima è quella ufficiale della stessa giunta. «In merito al processo sul naufragio di Cutro la Giunta della Regione Calabria qualche giorno fa ha approvato una delibera - per costituirsi parte civile - che era stata erroneamente presentata dagli uffici come un atto conseguente a una precedente decisione intrapresa dal nostro Ente contro gli scafisti che hanno causato il dramma di quella tragica notte. Da successivi approfondimenti abbiamo invece appreso che questo secondo troncone del processo vede indagati esclusivamente quattro agenti della Guardia di Finanza e due militari della Capitaneria di Porto. Per tale motivo - per la grande considerazione e per il rispetto che nutriamo nei confronti di chi indossa una divisa e quotidianamente lavora per garantire la sicurezza nel nostro Paese - la Regione Calabria conferma la sua costituzione di parte civile contro gli scafisti, mentre approverà una delibera ad hoc per ritirare la richiesta depositata questa mattina nel corso dell’udienza preliminare. La giustizia – è la conclusione – faccia normalmente il suo corso e vengano accertate le eventuali responsabilità».
Che significa? Che le forze dell’ordine, in caso di errore che appunto deve essere dimostrato nel processo, possono godere di impunità a differenza di qualsiasi altra categoria professionale? E che significa che la Regione si vuole costituire solo contro gli scafisti, come peraltro ha già fatto? Davvero qualcuno dalle parti della Cittadella pensa – a differenza della magistratura – che non possano esserci altre responsabilità per il naufragio che è costato la vita a oltre 90 persone fra cui diversi bambini?
Ancora più incredibile, poi, è l’inciso del comunicato in cui si parla di un errore degli uffici che erano convinti che il processo fosse contro gli scafisti. Qui siamo nel campo del dilettantismo amministrativo. Nessuno ha letto l’elenco degli imputati? E che fa l’avvocatura regionale? Che fa il segretario generale che prende non pochi quattrini per svolgere il suo ruolo? Possibile che nessuno dei componenti della giunta si sia letto le carte? Come vengono redatte le delibere di giunta? Ad occhio? Per sentito dire? Se allarghiamo la vicenda da questa grave vicenda all’ordinaria amministrazione c’è da che essere più che preoccupati.
Ma, dicevamo, questa vicenda ha costituito una buccia di banana soprattutto dal punto di vista politico. Si perchè Occhiuto si è sempre distinto nella sua azione politica per l’indipendenza con cui ha difeso gli interessi della Calabria, anche andando in contrasto con la sua coalizione. Citiamo come esempio per tutti la sua posizione dell’autonomia differenziata.
Qui, invece di autonomia sembra ve ne sia stata poca. Per capirlo basta leggere la nota dei sindacati della Marina Militare e della Guardia di Finanza che hanno salutato con favore il dietro front della Regione e hanno definito fondamentale l’intervento del Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini avvisato della vicenda dai vertici nazionali del loro sindacato. Che significa? Che il dietro front è venuto dopo le pressioni della Lega? Non ci vogliamo credere, anche perché Roberto Occhiuto, che si è sempre richiamato alla dottrina sociale della Chiesa, ha sempre avuto la sua cifra politica nell’attenzione ai diritti civili, a partire dall’accoglienza. Ricordiamo tutti come ha sempre commentato con favore ogni intervista di Marina Berlusconi che poneva il tema. Ricordiamo tutti come abbia sempre detto che Forza Italia debba distinguersi dagli altri alleati di centrodestra proprio per l’attenzione ai diritti sociali.
Allora presidente Occhiuto ci ripensi, è ancora in tempo. Si riconnetta con l’indignazione dei calabresi di fronte a quella lunga fila di bare stipate nel palazzetto dello sport di Crotone, alla rabbia civile dei cittadini che lanciavano peluche all’indirizzo delle auto blu del Governo venuto a Cutro a fare una incredibile pantomima. Mantenga la costituzione di parte civile nel processo che accerterà le responsabilità del drammatico naufragio. Ovviamente nella speranza che non si risolva tutto “all’italiana” con l’eventuale condanna degli ultimi anelli della catena. Le conviene anche politicamente, ormai è tardi per fare come i Comuni di Crotone e Cutro che si sono girati dall’altra parte.