Spari sulla folla in fila per la farina nella Striscia. I centri gestiti da Ghf presidiati da soldati sono diventati «architetture del panico». Medici senza frontiere parla di «pulizia etnica».
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Middle East Images/ABACA
A Gaza anche il pane è diventato un rischio mortale. Secondo numerose testimonianze, oltre 400 persone sono state uccise nell’ultimo mese mentre tentavano di ottenere viveri nei pochi centri di distribuzione attivi nella Striscia. L’ultimo massacro è avvenuto poche ore fa : 33 morti in fila per la farina.
Spari sui disperati: i centri Ghf nel mirino
Queste strutture, progettate e gestite dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione creata da veterani americani in collaborazione con Israele, sono state rifiutate da tutte le organizzazioni umanitarie internazionali, Nazioni Unite comprese. Il motivo: sono presidiate dai militari e localizzate in aree di combattimento, quasi tutte nel sud, e sembrano progettate per generare panico e disordini.
Testimonianze raccolte da Repubblica riferiscono di spari usati «per disperdere la folla» quando le persone si avvicinano ai camion con gli aiuti. Lo stesso esercito israeliano ha confermato di aver sparato «colpi di avvertimento». Il professor Yakoov Garb, sociologo ambientale dell’università Ben Gurion, definisce la logistica dei centri come «architetture del panico».
Il sistema degli aiuti sotto accusa: «Strumento di sfollamento»
Operatori di Emergency e Medici senza Frontiere parlano di «uso cinico degli aiuti per forzare gli spostamenti della popolazione». Alessandro Migliorati (Emergency) denuncia come «gli ospedali si riempiano di feriti ogni volta che si annuncia una distribuzione». Per Angelo Rusconi (MSF) siamo di fronte a un meccanismo che «finge il rispetto del diritto umanitario» ma che di fatto sarebbe parte di una strategia più ampia di «pulizia etnica».
Intanto gli Stati Uniti hanno appena approvato un finanziamento da 30 milioni di dollari a favore della Ghf, bypassando i controlli abituali grazie a un’inserzione nella categoria “direttive prioritarie”.
Il diritto umanitario si sgretola tra i silenzi internazionali
Le richieste di spiegazioni rivolte al Cogat (l’ufficio israeliano che coordina le attività nei Territori) e alla Ghf sono rimaste senza risposta. A Gaza, dicono gli operatori umanitari, «stanno morendo i principi di umanità sanciti dopo la Seconda guerra mondiale. Avevamo detto “mai più”, e invece oggi la gente viene uccisa mentre cerca cibo. E il mondo sta a guardare».