È durato quasi tre ore l’esame autoptico eseguito dal medico legale Silvio Berardo Cavalcanti, incaricato dalla procura di Cosenza per accertare le cause della morte di Simona Vanessa, la bambina di otto anni deceduta due giorni fa a Rende mentre faceva il bagno nella piscina del Parco Acquatico “Santa Chiara”.

Secondo le prime informazioni emerse, l’ipotesi prevalente resta quella della congestione come evento antecedente all’annegamento. Alcuni testimoni avevano riferito ai carabinieri di aver visto la piccola ingerire qualcosa prima di entrare in acqua. Nel corso dell’autopsia, infatti, sarebbe stato riscontrato materiale organico nello stomaco di Simona Vanessa. La bambina avrebbe accusato un primo malore in acqua, per poi rientrare in piscina, dove si sarebbe verificato il momento fatale. Inutili i tentativi di rianimazione messi in atto da due operatori sanitari fuori servizio che si trovavano sul posto come bagnanti nel pomeriggio del 30 giugno.

Per ottenere un quadro completo, sarà necessario attendere almeno novanta giorni. Hanno preso parte all’autopsia anche i consulenti tecnici nominati dalle tre persone attualmente iscritte – come atto dovuto – nel registro degli indagati. Si tratta di due amministratori della società che gestisce il Parco Acquatico di Rende e della bagnina presente in servizio a bordo vasca nel momento della tragedia.