Cara Giorgia,

Ti ho ascoltata a Lamezia e ti scrivo di getto, con la franchezza che si deve non solo al Presidente del Consiglio, ma a una leader politica che ha costruito la sua immagine sulla coerenza. E proprio per questo, quello che ho sentito mi ha lasciato l'amaro in bocca. Parliamo della Calabria e di Occhiuto, e di quello che resta un "abigeato democratico", un furto di sovranità mascherato da mossa politica.

Hai appena finito di parlare, e la sensazione è che tu conosca ben poco questa terra e i suoi drammi reali. Hai sorvolato sul veleno che ammorba il dibattito pubblico calabrese da trent'anni: il duopolio mediatico e politico tra 'ndrangheta e gratterismo. Una narrazione tossica che schiaccia tutto, che mette ai margini le istituzioni, la politica sana, la società civile, costringendo chiunque a schierarsi in una finta guerra di religione che paralizza ogni vero cambiamento. E tu, su questo, silenzio.

Invece, hai difeso a spada tratta la scelta di appoggiare Occhiuto. Una scelta che stride con lo spirito e la lettera della nostra Costituzione. La sua mossa del "mi dimetto e mi ricandido" non è solo spregiudicata, ma tradisce il cuore dell'articolo 54: "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore". Quale onore c'è nel piegare le istituzioni al proprio interesse? Quale disciplina nel creare instabilità per calcolo personale?

All'inizio del tuo mandato, hai scandito al mondo: "Non sono ricattabile". Una frase che è diventata la tua bandiera. Ma oggi, a Lamezia, ti ho sentita ripetere la stessa identica "pappardella" di Occhiuto sulla sanità, quasi leggessi un copione scritto da altri. In quel momento, Giorgia, quella bandiera è sembrata ammainata. Perché non essere ricattabili significa avere una visione propria, non farsi dettare l'agenda e le parole da un governatore che, di fatto, ti ha imposto la sua ricandidatura. Qualcuno disse che "affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici".

E poi il comizio. Per tre quarti del tempo hai parlato di geopolitica e dei successi del governo. Risultati ottimi, per carità, ma che poco o nulla di tangibile hanno prodotto qui, in questa terra dimenticata. Era un comizio per le regionali, Giorgia. La gente si aspettava di sentire quali fossero i progetti, le idee, la visione per il futuro della Calabria. E invece, hai parlato di tutto tranne che di Calabria.

La parola che hai usato più spesso per descrivere Occhiuto è stata "credibilità". Permettimi di dirtelo con brutalità: Occhiuto, oggi, è tutto tranne che credibile. Un uomo che fugge da se stesso rifugiandosi nelle elezioni anticipate, che antepone il suo destino personale alla stabilità di una regione, non può essere definito credibile. È un abile politicante, forse, ma la credibilità è un'altra cosa. È rispetto per le regole, è senso delle istituzioni.

L'unica, vera nota positiva che ci portiamo a casa è l'annuncio dell'avvio dell'iter per l'uscita della sanità dal commissariamento. Una notizia epocale, attesa da generazioni. E siamo certi che questo percorso andrà avanti, con o senza Occhiuto, perché è un atto dovuto a un popolo a cui è stato negato per troppo tempo il diritto fondamentale alla salute.

Infine, le tue omissioni, che pesano come macigni. Non una parola sulla Locride, l'area più depressa non della Calabria, ma dell'intero Paese. Un buco nero sociale ed economico di cui evidentemente ignori l'esistenza. E quando hai parlato di infrastrutture, hai citato la Statale 106, ma ti sei dimenticata della SP2 / Bovalino Bagnara un'arteria vitale, simbolo dell'isolamento e dell'abbandono di un intero territorio.

Questa, Giorgia, è la fotografia di una distanza abissale. La distanza tra la bolla del potere romano e i problemi reali di una terra che hai dimostrato di non conoscere. Hai rivendicato con orgoglio "Dio, Patria e famiglia". Ma nella Locride, dove Dio e la famiglia sono sacri, la Patria è sempre stata una matrigna. E dopo oggi, purtroppo, lo è ancora di più.