Operazione Sistema

Arresti Cosenza, molti non rispondono al gip. L’imprenditore Remo Florio: «Mai avuto a che fare con i clan»

Il giudice che ha firmato l’ordinanza cautelare per 202 persone arrestate nel corso dell’ultima operazione anti ‘ndrangheta della Dda di Catanzaro ascolterà prima chi è finito in carcere. Scena muta da parte di un rilevante numero di indagati

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di Antonio Alizzi
3 settembre 2022
08:00

Non ha perso tempo il gip distrettuale di Catanzaro Alfredo Ferraro - colui il quale ha firmato l’ordinanza cautelare per 202 persone, arrestate nel corso dell’ultima operazione anti-ndrangheta della Dda di Catanzaro tra Cosenza, Rende e la Valle dell’Esaro - visto che nella giornata del 3 settembre 2022, ha delegato i suoi colleghi territoriali per gli interrogatori di garanzia a carico di una parte dei 139 indagati finiti in carcere. Oggi iniziano infatti gli interrogatori di garanzia. Poi toccherà a chi è sottoposto ai domiciliari, di seguito a chi ha l’obbligo di dimora e infine a chi non può esercitare la professione.

Sabato 3 settembre sono sfilati davanti al Gip, Fabrizio Fuoco (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano), Francesco Curcio (difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari e Francesco Tomeo), Oscar Fuoco (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante), Gianluca Benvenuto (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Alessio De Cicco (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante), Antonio Colasuonno (difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari), Francesco Mazzei (difeso dall’avvocato Giampiero Calabrese), Francesco Gualano (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese) e Fabio Laratta (difeso dall’avvocato Pasquale Marzocchi).


A Cosenza per rogatoria il gip Salvatore Carpino ha interrogato Luca Simerano (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Francesco Stola (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Roberto Zengaro (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Pasquale Bruni (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Armando De Vuono (difeso dall’avvocato Matteo Cristiani), Massimo Ciancio (difeso dall’avvocato Luca Acciardi). Tutti hanno fatto scena muta, alcuni hanno reso dichiarazioni spontanee, professando la loro innocenza.

Subito dopo è toccato all’imprenditore Remo Florio (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere), il quale ha rivolto al giudice delegato il suo pensiero, ritenendo di essere vittima di un errore giudiziario e di non aver mai avuto a che fare nella sua vita con la ‘Ndrangheta, né di conseguenza l’hai mai favorita nella sua attività imprenditoriale. Sotto la lente anche Francesco Ciliberti e Armando Antonucci, entrambi difesi dall’avvocato Enzo Belvedere, i quali hanno spiegato di essere sotto indagine per le stesse ipotesi di reato per le quali si trovano sotto processo a Cosenza in “Valle dell’Esaro”. Si potrebbe profilare, in caso di sussistenza del teorema difensivo, di un ne bis in idem.

A Catanzaro, invece, sentito Claudio Alushi (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Antonio Chiodo (difeso dall’avvocato Domenico Caputo), Stefano Salerno (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese), Gino Garofalo (difeso dall’avvocato Mario Scarpelli), Salvatore Calandrino (difeso dall’avvocato Antonio Aloe).

A Vibo Valentia, infine, interrogati Michele Rende (difeso dagli avvocati Pasquale Marzocchi e Rossana Cribari), Sandro Vomero (difeso dall’avvocato Lucio Esbardo), Andrea Greco (difeso dall’avvocato Giorgia Greco), Mario “Roberto” Piromallo (difeso dall’avvocato Luca Acciardi), Giuseppe Presta (difeso dall’avvocato Lucio Esbardo e Franco Locco), Francesco Ripepi (difeso dagli avvocati Michele Franzese e Mario Scarpelli), Denny Romano (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Eugenio Satiro (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello), Ivan Trinni (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello), Fiore Bevilacqua (difeso dall’avvocato Antonio Ingrosso), Salvatore Ariello (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello), Antonio Abbruzzese (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Cesare d’Elia (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano), Daniele Chiaradia (difeso dall’avvocato Maurizio Malomo), Giovanni Drago (difeso dagli avvocati Gaetano Maria Bernaudo e Filippo Cinnante), Alberigo Granata (difeso dall’avvocato Brunella Granata), Mario Gervasi (difeso dall’avvocato Cesare Badolato), Ariosto Artese (difeso dall’avvocato Giorgio Misasi), Carmine e Giuseppe Caputo (difesi dall’avvocato Antonio Quintieri), Antonio Bevilacqua (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante), Giuseppe Bartucci (difeso dall’avvocato Luca Acciardi), Massimo Benvenuto (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Cosimo Bevilacqua, detto il corvo (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante), Cosimo Bevilacqua (1995, difeso dall’avvocato Maurizio Nucci), Fabio Bevilacqua (difeso dall’avvocato Raffaele Brunetti), Giuseppe Broccolo (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese), Andrea Bruni (difeso dall’avvocato Luca Acciardi), Francesco Bevilacqua (difeso dall’avvocato Luigi Bonofiglio), Agostino Briguori (difeso dall’avvocato Sergio Rotundo), Alessandro Catanzaro, Giovanni Garofalo (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna), Sergio La Canna (difeso dall’avvocato Giampiero Calabrese), Antonio Manzo (difeso dall’avvocato Antonio Cortese), Fabio Giannelli (difeso dall’avvocato Osvaldo Rocca), e Andrea Mazzei (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri).

Anche in questo caso quasi tutti gli indagati hanno fatto scena muta (ma hanno rilasciato dichiarazioni spontanee), ad eccezione dell’imprenditore Ariosto Artese, il quale ha risposto alle domande del gip delegato, negando ogni addebito circa l’accusa di aver favorito il gruppo criminale riconducibile alla cosca “Lanzino” operante a Rende.

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