Luce sull'omicidio di Bruno Ielo a Reggio, il tabaccaio che non si piegò alla 'ndrangheta

VIDEO | Arrestate quattro persone per aver agevolato la cosca Tegano, operante nel quartiere Archi della città dello Stretto. Il negoziante venne ucciso perchè non aveva chiuso la sua tabaccheria, facendo così concorrenza a quella del mandante dell’omicidio

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di Redazione
14 gennaio 2020
07:15

Gli arresti all’alba a Reggio Calabria hanno fatto luce sul delitto del tabaccaio Bruno Ielo. L’articolata operazione anti 'ndrangheta della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, è stata finalizzata all’esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il locale Tribunale.

Gli indagati

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio aggravati (ad eccezione del tentato omicidio) dalla circostanza del metodo mafioso e dall’avere agevolato la ‘ndrangheta unitaria, nella sua articolazione territoriale denominata cosca Tegano, operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Eseguite diverse perquisizioni domiciliari.


 

L’operazione Giù la testa e l’omicidio del tabaccaio

“Giù la testa” è il nome dato all’indagine della Polizia di Stato che ha consentito di individuare il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso con un colpo di pistola alla testa la sera del 25 maggio 2017, esploso da un killer da distanza ravvicinata, mentre rientrava a casa con lo scooter sulla strada Nazionale per Catona (la foto del luogo del delitto).

Il tabaccaio che non si piegò al clan

L’esercente reggino di 66 anni venne ucciso per strada su mandato di un esponente della ‘ndrangheta reggina in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere, perché non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria che da circa un anno aveva aperto a Gallico, facendo concorrenza a quella del mandante dell’omicidio, elemento di spicco della famiglia Tegano.

 

 Il delitto con la sua efferatezza e connotazione simbolica doveva riaffermare di fronte a tutta la comunità la perdurante operatività della cosca, pronta a reprimere chiunque osasse metterne in discussione la sua potenza criminale e il dominio sul territorio.

 

La ricostruzione del delitto

Un faticoso lavoro di acquisizione, estrapolazione, studio e analisi delle immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza, per tantissime ore di registrazione, ha consentito agli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile di Reggio di ricostruire le fasi dinamiche dell’azione delittuosa e individuare i componenti del commando in Francesco Polimeni e Cosimo Scaramozzino che seguivano Ielo con una Fiat Panda rossa in stretto raccordo operativo con il killer Francesco Mario Dattilo che agiva invece a bordo di uno scooter, alternandosi ripetutamente nelle attività di pedinamento e di osservazione lungo la strada che la vittima stava percorrendo per ritornare a casa al termine della giornata di lavoro.

 

 

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