Ecco le nuove carte del Riesame. Secondo i giudici nel decreto di sequestro non viene configurato adeguatamente il pactum sceleris della corruzione tra Ferraro, Posteraro e Occhiuto. Le contestazioni della Procura sulla Maserati Ghibli
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È da due mesi che Ernesto Ferraro, 43 anni, ex amministratore unico di Ferrovie della Calabria, attende che la Procura di Catanzaro gli restituisca i due cellulari posti sotto sequestro probatorio, dalla Guardia di finanza, nel corso dell’attività di indagine che lo vede indagato, insieme al governatore Roberto Occhiuto e all’ex socio Paolo Posteraro per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Su questo sequestro ci sono due pronunce, favorevoli all’indagato, da parte del Tribunale del Riesame di Catanzaro, una risalente al primo luglio e l’altra al 31 luglio. Ma procediamo con ordine.
Le contestazioni
Secondo l’accusa, la corruzione sarebbe stata consumata in concorso tra Ferraro, Posteraro e Occhiuto.
Il 19 novembre 2020, Paolo Posteraro (già socio in diverse attività con il governatore Roberto Occhiuto) «aveva acquisito in data 19 novembre 2020 il 100% delle quote della società Ytam s.r.l. costituita l'anno precedente da Roberto Occhiuto, divenendone socio unico ed amministratore; il 28 gennaio 2022 Posteraro trasferiva il 50% delle partecipazioni a Ernesto Ferraro il quale, il successivo 5 febbraio 2022, veniva designato - da Luciano Vigna, capo Gabinetto di Roberto Occhiuto (Presidente della Regione Calabria) – quale amministratore della società Ferrovie della Calabria s.p.a. Due giorni dopo Ferraro conferiva a Posteraro un incarico di consulenza nella predetta società, interamente partecipata dalla Regione Calabria». Il 19 novembre 2024, Ferraro, scrivono i giudici, cedeva la sua quota a un soggetto che «dalle intercettazioni, sembrerebbe svolgere il ruolo di factotum in favore di Posteraro». Tutti questi trasferimenti sarebbero avvenuti a titolo oneroso e dalle intercettazioni «eseguite sul telefono del Posteraro, si apprendeva che Ferraro si sarebbe "approfittato di Posteraro ricevendo una autovettura e gli "stipendi della moglie"».
L’auto in questione è una Maserati Ghibli di proprietà della Ytam s.r.l. che sarebbe stata nella disponibilità di Ferraro anche prima della vendita. Per quanto riguarda “gli stipendi della moglie” si tratta della somma di 4.700 euro che la consorte di Ferraro avrebbe percepito nel 2022 come reddito da lavoro autonomo in due società di Posteraro, tra le quali la Ytam nella quale era socio anche il marito.
La prima sentenza
Il primo collegio del Riesame mette in evidenza il fatto che il decreto di sequestro sia «carente» perché «non vengono compiutamente ricostruite le specifiche condotte concorsuali ed i relativi ruoli degli indagati» tali da configurare la grave ipotesi della corruzione, «ovvero il pactum sceleris finalizzato all'esercizio distorto della funzione pubblica, l'indebita remunerazione del funzionario da parte del privato». Il primo Riesame accoglie l’istanza presentata dall’avvocato Gianluca Serravalle e dispone la restituzione degli smartphone.
Tra accusa e difesa
Il successivo quattro luglio, l’accusa ha adottato un nuovo decreto di sequestro probatorio degli smartphone di Ferraro integrando le carenze che erano state evidenziate dai giudici. Non solo, il pm è anche ricorso anche in Cassazione contro la prima sentenza del Riesame. La difesa ha prontamente impugnato, davanti a un nuovo collegio del Riesame, il decreto di sequestro del quattro luglio. Anche in questo secondo caso i giudici hanno ritenuto di accogliere le istanze della difesa, ritenendo che «i due decreti di sequestro probatorio siano del tutto sovrapponibili, giacché essi concernono lo stesso soggetto e i medesimi beni ablati, rilevando il Tribunale che la motivazione più approfondita trasfusa nel secondo titolo - oggetto della presente impugnazione- non innovi, dal punto di vista fattuale, quanto già esposto all'interno del primo sequestro probatorio». Dunque, secondo il nuovo collegio di giudici, le carenze per configurare il pactum sceleris della corruzione permangono e viene di nuovo disposto che i telefonini tornino a Ferraro. C’è da capire come si esprimerà, ora, la Cassazione.