Caso Bergamini, la sorella: «Tutto bloccato a un passo dalla verità»

FOTO-VIDEO | Il fratello Denis, bomber del Cosenza calcio, morì in circostanze ancora da chiarire sotto un camion, nei pressi di Roseto Capo Spulico. A preoccupare, il trasferimento del procuratore Facciolla: «Per noi familiari, una fucilata. Troppe coincidenze»

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di Salvatore Bruno
7 dicembre 2019
16:33

Il trasferimento forzato a Potenza di Eugenio Facciolla, per Donata Bergamini è stata una doccia gelata. La sorella di Denis, morto in circostanze ancora da chiarire il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, teme che il lavoro certosino condotto dal magistrato per fare luce sul decesso del calciatore, possa andare perduto. Certamente, chi sarà chiamato a subentrare alla guida della Procura di Castrovillari, non potrà ignorare la presenza del fascicolo messo insieme da Facciolla, in cui risultano indagati per omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abbietti Isabella Internò e Raffaele Pisano, e per complicità Luciano Conte, marito della Internò.

Il corpo di Denis ha parlato

«Nel 1989 praticamente nessuno approfondì il caso, poi abbiamo avuto nel 2015 un’archiviazione. Soltanto Facciolla ha tenacemente cercato la verità, riuscendo a far parlare il corpo di mio fratello» dice Donata, con gli occhi lucidi, nel corso di un sit-in organizzato davanti al tribunale di Cosenza dall’associazione Verità per Denis. Al suo fianco c’è anche il sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito. E poi ci sono gli ultrà, c’è la squadra di calcio militante in Prima Categoria intitolata proprio alla memoria del compianto difensore silano. E gli amici di sempre, come Padre Fedele Bisceglia e Sergio Crocco.


Raccolta di firme

Già da qualche giorno è attiva sulla rete una petizione on line per chiedere al Csm di rivedere la decisione del trasferimento di Facciolla. In piazza sono state raccolte ulteriori firme in formato cartaceo. «Anche aprendo il mio cuore a chi dovesse subentrare, non sarà mai come avere colui che ha condotto in prima persona le indagini – insiste Donata – Questo provvedimento del Consiglio Superiore della Magistratura per noi familiari di Denis è una fucilata. Ogni volta che si arriva vicini all’apertura di un processo succede qualcosa che manda tutto all’aria. Non voglio entrare nel merito, ma comincio a non credere che si tratti sempre di una coincidenza». 

Nel frattempo il procuratore Eugenio Facciolla, il cui trasferimento a Potenza non è ancora effettivo, continua a lavorare alacremente per arrivare alla conclusione delle indagini. Mancherebbe poco per mettere insieme i pezzi ed arrivare alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli indagati e forse di altre persone che, secondo la valutazione del magistrato, avrebbero avuto un ruolo negli accadimenti che portarono il calciatore a lasciare il ritiro della squadra, alla vigilia di una partita delicata e senza avvisare nessuno.

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