Cetraro, spari all’auto del maresciallo: la criminalità dichiara guerra allo Stato

Intorno alle 20 di ieri, l'auto del maresciallo Orlando D'Amborsio è stata raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco. Un episodio gravissimo che potrebbe avere una correlazione con l'inchiesta Katarion di alcuni giorni fa

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di Francesca  Lagatta
14 marzo 2021
07:20
Al centro l’auto parcheggiata raggiunta dai colpi di pistola
Al centro l’auto parcheggiata raggiunta dai colpi di pistola

Noi ci siamo e siamo più vivi che mai. Potrebbe essere questo il messaggio della criminalità organizzata di Cetraro inviato allo Stato mediante l'ennesimo vile atto. Poco dopo le 20, infatti, ignoti autori a bordo di un'auto, che potrebbe già essere stata identificata, hanno sparato una raffica di colpi di arma da fuoco contro l'auto privata del maresciallo Orlando D'Ambrosio, parcheggiata proprio sotto la caserma della locale stazione dei carabinieri, ospitata al primo piano di una stabile nel centro del paese tirrenico.

Tre giorni fa, l'operazione Katarion

Difficile al momento sbrogliare la matassa, individuare autori e mandanti del gesto, ma l'episodio avrebbe una precisa collocazione e si chiamerebbe 'ndrangheta. Ne è convinto don Ennio Stamile, responsabile regionale di Libera, giunto sul posto per mostrare vicinanza alle forze dell'ordine. «Bisogna chiamare le cose col proprio nome - dice in una intervista rilasciata alla nostra emittente - e non bisogna far finta di nulla. Qui da 40 anni esiste un clan di 'ndrangheta, pericolosissimo, e proprio tre giorni fa ha subito un altro duro colpo grazie all'ennesima operazione giudiziaria che ha colpito molti suoi esponenti». Il riferimento è all'inchiesta Katarion, che tre giorni fa ha portato all'arresto di 18 persone, dieci in carcere e otto ai domiciliari. In totale risultano indagate 44 persone. Dalle carte dell'inchiesta è emerso che tra i capi della nuova consorteria criminale, riorganizzatasi dopo l'operazione Frontiera del 2016, ci sarebbe anche Junior Muto, figlio del "re del pesce", ossia il boss Franco Muto, per quasi 40 anni a capo della locale cosca mafiosa, com'è stata riconosciuta da una sentenza passata in giudicato. La magistratura, negli anni, ha dimostrato come la 'ndrina abbia dato vita a numerose ramificazioni, tanto da resistere a qualunque urto, persino all'operazione Frontiera che, sulle carte, aveva letteralmente spazzato via il clan e i suoi affiliati.


Chi ha sparato i colpi di pistola?

Sebbene la tempistica sia decisamente sospetta, non bisogna dare nulla per scontato. Negli ultimi tempi, lo Stato ha inferto un colpo dopo l'altro alla criminalità organizzata, come accaduto anche con l'acquisizione di un vecchio stabile, l'hotel La Perla, una volta considerato il luogo simbolo del potere mafioso della cosca Muto. Ma nelle vie di Cetraro si sussurra di equilibri saltati, di cambi di timone, di nuove leve bramose di dimostrare che la cosca Muto oramai sia acqua passata. Le strade di Cetraro, come dimostra "Katarion", sono anche inondate di cocaina e mantenere il controllo è sempre più difficile. Poco più di un mese fa, due malviventi con il volto coperto hanno fatto irruzione in un supermercato del posto e armati di pistola hanno prelevato tutto l'incasso, causando anche malori tra i presenti. Ad ogni modo, l'episodio è di facile lettura: chi ha agito lo ha fatto per colpire al cuore lo Stato e dichiarargli guerra.

Morra: «Criminali portati alla disperazione»

Anche il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ritiene che l'episodio abbia a che fare con l'inchiesta di tre giorni fa. «Quanto avvenuto ieri sera a Cetraro - dice intervistato dalla nostra redazione - dovrà essere oggetto di accertamento, ma sembra verosimile ricondurre questo triste episodio all'ultima operazione Katarion e ad una reazione conseguente da parte di criminali ormai portati alla disperazione dall'azione repressiva dello Stato. Sono convinto che lo Stato con ancora maggiore determinazione reagirà a tutela dell'arma dei carabinieri e della comunità cetrarese vittime ambedue di questo rigurgito di violenza 'ndranghetistica».

 

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