Video | L’assessora Marinella Grillo: «Molti scelgono di vivere per strada, ma l’amministrazione sta creando nuove strutture e percorsi flessibili per restituire dignità e sicurezza»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«È una situazione di disagio, ma anche di grande attenzione da parte dell’amministrazione locale e di tanti cittadini che accolgono quelli che vengono definiti invisibili». Con queste parole l’assessora ai Servizi sociali di Corigliano-Rossano, Marinella Grillo, commenta l’episodio avvenuto nei nei giorni scorsi sotto il ponte Almirante, dove una baracca abitata da un giovane clochard è andata in fiamme.
Il fatto ha riportato alla luce una realtà che da tempo attraversa la città: la presenza di persone senza fissa dimora, spesso straniere, che vivono ai margini, lontano dai percorsi istituzionali di assistenza. Grillo parla con tono fermo, consapevole della complessità del fenomeno: «Sono stata più volte presente sotto il ponte, soprattutto nel periodo della raccolta agricola. Si tratta per lo più di lavoratori stagionali, stranieri, che trovano rifugio in quelle aree». L’assessora racconta come, solo poche settimane fa, i servizi sociali siano intervenuti per offrire ospitalità al giovane poi rimasto coinvolto nell’incendio: «Era già stato accolto nella casa “Kintz”, da poco inaugurata. Ma ha scelto di tornare a vivere all’aperto, insieme alla sua compagna, perché non vuole sottostare alle regole della comunità». Il nodo, secondo Grillo, sta proprio qui: la libertà individuale di chi rifiuta l’aiuto. «Non possiamo costringerli – spiega –. Possiamo curarli, portarli in pronto soccorso se stanno male, aiutarli con il vestiario, ma se decidono di vivere per strada, la legge non ci consente di agire contro la loro volontà». Una situazione che si ripete in diverse zone del territorio comunale, tra sottopassi, aree ferroviarie e spazi isolati.
«Ci sono persone che, pur consapevoli dei rischi, preferiscono restare all’aperto. Non è solo povertà materiale: spesso si tratta di una scelta di vita, per quanto dura e incomprensibile possa sembrare». L’assessora però non si limita alla constatazione. Parla anche di ciò che l’amministrazione sta mettendo in campo: «Con le misure del PNRR dedicate al superamento degli insediamenti abusivi in agricoltura, stiamo completando strutture che potranno ospitare chi oggi vive in situazioni precarie. Saranno luoghi sicuri, pensati per restituire dignità e stabilità a chi lavora nei campi o dorme sotto i ponti».
Difficile trovare soluzioni per chi non si lascia aiutare
L’obiettivo è creare un sistema di accoglienza più flessibile, capace di rispondere alle diverse storie e volontà delle persone coinvolte. «Non possiamo pensare che una sola forma di intervento vada bene per tutti – aggiunge –. Alcuni vogliono solo un posto dove dormire per pochi giorni, altri hanno bisogno di un percorso più lungo, di reinserimento lavorativo e sociale». Quando si tocca il tema giuridico la questione diventa un po’ più complessa «È vero, oggi non si può intervenire contro la volontà di una persona adulta che rifiuta l’aiuto, a meno che non ci siano disturbi psichici gravi che giustifichino un trattamento sanitario obbligatorio. Ma è un equilibrio difficile: il legislatore dovrebbe interrogarsi su come tutelare chi non è in grado di proteggersi, senza violare la libertà personale».
Secondo l’amministratrice, una nuova norma potrebbe rendere più efficiente l’intervento dei servizi sociali, senza trasformarlo in imposizione: «Non credo si possa sopprimere la volontarietà, ma si possono creare strumenti che accompagnino queste persone verso la scelta di farsi aiutare, magari con un percorso graduale, non coercitivo». Le parole di Grillo toccano un tema più ampio: quello della povertà invisibile, fatta di volti e storie che sfuggono alle statistiche. «Dietro ogni clochard c’è una biografia complessa. Alcuni sono caduti per problemi economici, altri per fragilità psicologiche o dipendenze. Servono interventi personalizzati, non soluzioni standard». Sul piano pratico, il Comune sta cercando di creare una rete più integrata con le realtà del territorio: parrocchie, cooperative, associazioni. «Solo così possiamo costruire una risposta che tenga insieme accoglienza, sicurezza e rispetto della persona».

