Le carte dell’Inchiesta

Corruzione, sulle intercettazioni di Cavallaro (Cisal) la spada di Damocle della inutilizzabilità

Le considerazioni di gip e Riesame sul rigetto delle misure cautelari e sull’uso degli elementi probatori raccolti dalla Dda di Catanzaro, in parte confluiti nell’inchiesta della Procura di Napoli su presunti reati commessi dal sindacalista, da un alto dirigente del ministero del Lavoro e dall’imprenditore Iervolino

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di Giuseppe Baglivo
2 novembre 2023
10:04
La sede della Procura di Catanzaro e, nel riquadro, Francesco Cavallaro
La sede della Procura di Catanzaro e, nel riquadro, Francesco Cavallaro

Catanzaro-Napoli andata e ritorno passando per gip, Tribunale del Riesame e la capitale. L’operazione Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro – scattata a maggio e con un secondo blitz a settembre – lascia intravedere diverse altre inchieste i cui sviluppi devono ancora essere portati alla luce ma che hanno già dei punti fermi: la conclusione delle indagini preliminari a Catanzaro per 285 indagati e l’udienza preliminare a Napoli fissata per il 24 novembre prossimo dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura partenopea per corruzione aggravata nei confronti di alcuni vertici del Ministero del Lavoro (Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea), del leader nazionale della Cisal, il vibonese Franco Cavallaro, e dell’imprenditore Danilo Iervolino, già a capo dell’Università Pegaso ed attuale presidente della Salernitana calcio. 

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Proprio la sede dell’Università telematica Pegaso ed il contratto di assunzione fittizia nell’Università telematica Unipegaso (sede a Napoli) del figlio di Ferrari, Antonio Rossi, docente retribuito con 68mila euro in tre anni, ha portato il gip ad ancorare la competenza territoriale dell’inchiesta nel capoluogo campano.  Un contratto siglato nell’aprile 2019 e che sarebbe stato uno dei favori del leader della Cisal, Franco Cavallaro, alla dirigente del Ministero del Lavoro Concetta Ferrari, con l’assunzione ottenuta – secondo l’accusa – grazie ai buoni uffici del sindacalista con i vertici di Unipegaso, all’epoca di Iervolino ed oggi – l’Università – parte lesa nell’inchiesta avendo una diversa gestione. Sull’inchiesta di Napoli, tuttavia, pende la “spada” della possibile inutilizzabilità delle intercettazioni poste alla base dell’impianto accusatorio. Intercettazioni che hanno visto per “protagonista” Franco Cavallaro.


Il gip ed il Riesame

L’inutilizzabilità delle intercettazioni su Cavallaro provenienti dalla Procura di Catanzaro – all’epoca diretta dal procuratore Nicola Gratteri (oggi al vertice proprio della Procura di Napoli) – l’ha dichiarata il Tribunale del Riesame di Napoli in 21 pagine di motivazioni firmate dal presidente estensore Michele Mazzeo. Nelle stesse si afferma la mancanza di connessione tra l’inchiesta Maestrale-Carthago e l’inchiesta “costola” aperta dai pm Sergio Ferrigno ed Henry John Woodcock su fatti che la Procura di Catanzaro ha ritenuto di competenza della Procura di Napoli. 

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Sarà in ogni caso il gup, il 24 novembre, a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Napoli nei confronti di sette indagati. I pm Sergio Ferrigno ed Henry John Woodcock avevano chiesto gli arresti domiciliari per Cavallaro e la Ferrari e il divieto di dimora per la D’Andrea, ma il gip, Fabio Provvisier, li ha respinti stabilendo però “l’integrazione dei gravi indizi di colpevolezza” nei confronti di tutti gli indagati tranne uno, Mario Miele, che avrebbe provato ad opporsi all’assunzione di Rossi all’Università Pegaso. Per il gip di Napoli, il quadro indiziario dell’inchiesta è ritenuto “granitico, ben oltre il necessario in questa fase, con la conseguenza che non è passibile di inquinamento”. E non essendoci il possibile inquinamento probatorio e neppure l’attualità delle esigenze cautelari (trattandosi di fatti di quattro anni prima rispetto alla richiesta), ecco il respingimento alle misure cautelari richieste dalla Procura di Napoli.

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Giornalista
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