Diamante, i retroscena delle minacce al vicesindaco Pascale

Da giovedì scorso un pregiudicato avrebbe iniziato a perseguitare lui e i suoi familiari per ottenere una licenza commerciale. Situazione preoccupante nella città del Tirreno. Nel mirino anche il sindaco Magorno. «Non ci facciamo intimidire, questa è l'amministrazione della legalità» 

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di Francesca  Lagatta
6 luglio 2020
16:19
Pino Pascale durante la conferenza stampa
Pino Pascale durante la conferenza stampa

Dietro la vicenda delle minacce al vicesindaco di Diamante, Pino Pascale, c'è tutto il disagio sociale degli ultimi tempi, dalla crisi economica e personale post Covid all'abuso di sostanze stupefacenti, fino ad arrivare a quegli ambienti di criminalità del Tirreno cosentino che consentono a chiunque, in qualunque condizione, di possedere un'arma e andare in giro a promettere vendetta.

 


È un Pino Pascale molto provato quello che, intorno alle 13 di oggi, ha tenuto una breve conferenza stampa per spiegare ai giornalisti presenti i terribili retroscena di questa vicenda che si trascina da qualche giorno e che costringe a riflessioni che vanno al di là del singolo, ignobile episodio.

Pascale all'uomo che lo minaccia: «Ravvediti»

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, Pascale non pronuncia neppure una parola di rabbia. Appare invece affranto e dispiaciuto, al punto da inviare la sua solidarietà all'uomo che gli sta turbando il sonno, nella speranza che possa ravvedersi e tornare in sé. 

«Ancora è in tempo - dice - può ancora rimediare a un errore e capire che con la prepotenza non otterrà nulla, non con questa amministrazione comunale, che ha fondato il suo mandato sulla legalità. L'unica soluzione è il dialogo. E poi - dice in ultimo - la sua famiglia ha bisogno di lui».

Il primo, drammatico, approccio

Tutto ha inizio giovedì sera. Pino Pascale, vicesindaco di Diamante, viene fermato in strada da un uomo del posto, venditore ambulante, che chiede con veemenza spiegazioni su una licenza estiva per la sua attività itinerante. L'amministrazione comunale guidata dal sindaco senatore Ernesto Magorno non gliel'ha ancora concessa e pare non abbia nessuno voglia di farlo, se l'uomo non cambierà atteggiamento. 

 

A causa delle cattive abitudini del commerciante, lo scorso anno si è verificato qualche problema, quindi gli viene proposto di vendere della frutta, ad esempio, anziché bevande e alimenti da asporto. Per questo, Pascale gli chiede di andare l'indomani al Comune per discuterne, ma il commerciante non ne vuole sapere, vuole risolvere la questione subito e alza la maglietta, sotto la quale cela una pistola. Dice che se non avrà la licenza, se la vedrà con un vigile.

L'uomo visibilmente alterato

Nonostante ciò, Pascale tenta la via del dialogo, anche perché l'uomo, pregiudicato, è visibilmente alterato. In un primo momento, sembra funzionare, l'uomo se ne va e Pascale può continuare per la sua strada, anche se comunque si reca dai carabinieri a denunciare l'accaduto.

L'escalation di minacce

Passano soltanto due giorni e l'uomo riappare. Stavolta si reca nel locale del figlio del vicesindaco e semina il terrore rivolgendo frasi ingiuriose contro le due dipendenti, che scoppiano a piangere terrorizzate. Il figlio di Pascale, invece, in quel momento non c'è, e così il venditore ambulante si mette in cerca del padre.

 

Sono circa le 2 di notte e l'amministratore sta rincasando dopo aver presenziato a un evento sul giornalismo, tenutosi in pazza Savonarola. L'uomo lo vede e comincia ad inveire contro di lui. La presenza di altre persone e di alcuni agenti di polizia locale non lo ferma. L'aria diventa rovente, ma Pascale riesce a mantenere ancora una volta la calma e, tra una minaccia e l'altra, a smorzare i toni, anche grazie all'intervento dei presenti. L'uomo, dopo alcuni minuti, se ne va, ma la situazione diventa preoccupante.

La seconda denuncia

È domenica mattina. Pascale non si lascia intimidire e torna in caserma a denunciare i nuovi episodi. Il capitano Andrea Massari, alla guida della Compagnia dell'arma di Scalea, avvia tutti i protocolli del caso. 

 

«Non avrei mai voluto - ha detto durante la conferenza -, avrei preferito risolvere la questione attraverso il dialogo, ma ho il dovere di denunciare e di difendere la mia famiglia. Se avessi lasciato correre, quell'uomo si sarebbe convinto che le cose si ottengano con la prepotenza. Sbagliato, così si ottiene l'effetto contrario. E spero che anche gli altri amministratori facciano lo stesso, spero non abbiano paura di denunciare».

Il disagio sociale e le minacce a Magorno

«È innegabile, la pandemia del Covid ha lasciato un solco in ognuno di noi - ha detto ancora Pascale -, ha creato dei problemi economici e ha inasprito i problemi già esistenti, ma sia chiaro a tutti: con la violenza qui non si ottiene nulla».

 

Il riferimento è ad altri personaggi che nei giorni scorsi avrebbero minacciato telefonicamente anche il primo cittadino Ernesto Magorno. «Minacce di minore entità ma altrettanto gravi - ha detto - che si aggiungono alle scritte irripetibili rivolte ad alcuni politici, tra cui proprio il senatore Magorno, sindaco della città, e che abbiamo subito fatto rimuovere».

La solidarietà

Il venditore ambulante in questione è un uomo conosciuto a Diamante per i suoi trascorsi e per i suoi guai con la giustizia. Il Comune, un anno fa, gli aveva teso la mano, gli aveva offerto la possibilità di lavorare, nonostante tutto, ma lui deve aver tradito la fiducia degli amministratori. Quest'anno, quindi, niente concessione della licenza.

 

«Mi dispiace, speravo di non arrivare a tanto - ammette Pascale -, ho parlato più volte con la famiglia e mi sarebbe piaciuto evitare tutto questo».

«Non ho paura»

È affranto, Pino Pascale. «È un piacere avervi qui - dice rivolgendosi ai giornalisti in sala - ma avrei preferito incontrarvi per altro». La paura però non c'entra: «Anche se dovesse venire qui, adesso, con un bazooka, io non avrei alcun timore».

 

È una questione di principio la sua, denunciare è un dovere, dice, per non creare un pericoloso precedente e infondere la certezza che sventolare un'arma possa essere un'azione convincente. «Due anni fa qui a Diamante si è verificato un fatto increscioso che ha sconvolto per sempre la nostra comunità - dice riferendosi all'omicidio del giovane Francesco Augieri -. Gli episodi di violenza vanno stroncati sul nascere, non si può concedere nessuna proroga se vogliamo evitare altre tragedie».

No al porto d'armi

Di violenza Pascale non vuole proprio sentirne parlare. «Sono stato in questura e mi è stato proposto il porto d'armi, avrei potuto ottenerlo subito. Ma ho rifiutato, non lo voglio, sono convinto che i problemi si risolvano diversamente».

 

Sperando che l'eco della vicenda si ridimensioni quanto prima e che non ci siano conseguenze. «Le forze dell'ordine mi hanno garantito protezione, si sono già attivate».

«Grazie a tutti per la solidarietà»

Pino Pascale è tra gli amministratori più attivi e apprezzati del Tirreno cosentino e la notizia delle minacce ha fatto subito il giro del web. «Devo ringraziare quanti, in queste ore, mi stanno facendo arrivare la loro solidarietà, dai cittadini ai rappresentanti delle istituzioni». Poi un ultimo pensiero ai componenti dell'amministrazione di cui fa parte: «La loro solidarietà era scontata, ma in questi momenti è fondamentale. Sin dal giorno dell'insediamento abbiamo improntato il nostro mandato sulla legalità e continueremo a perseguire questa direzione, a qualunque costo».

 

La conferenza finisce qui, su queste parole, Pascale scioglie finalmente il nodo della sua cravatta e tira un sospiro di sollievo, quasi ad alleviare la tensione accumulata in questi giorni e il peso di una responsabilità troppo grande in una terra che sembra continuare a respingere, ancora oggi, ogni possibilità di cambiamento.

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