Femminicidio Roveredo, il presunto assassino: «L'ho colpita con il coltello che brandiva»

Rossana Rovere ha rinunciato alla difesa: «Non posso essere l’avvocato che assiste Giuseppe Forciniti anche se lo conosco, io sono tutta dall’altra parte»

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di Redazione
26 novembre 2020
14:03

«Sono stato aggredito fisicamente dalla mia compagna mentre ci trovavamo in camera da letto. È anche comparso un coltello, con cui ha cercato di colpirmi. Ne è nata una colluttazione, durante la quale ho afferrato l'arma e l'ho colpita una sola volta, al collo. Lei è caduta a terra e io sono uscito dalla stanza in stato di choc». Questa è la ricostruzione fatta da Giuseppe Forciniti, originario di Rossano, su quanto sarebbe accaduto la notte scorsa nell'abitazione di Roveredo in Piano (Pn).

 


L'uomo ha fornito la sua personale versione dei fatti nel corso dell'interrogatorio di fronte al sostituto procuratore di Pordenone Federico Facchin. Il faccia a faccia con gli investigatori è stato caratterizzato da numerose pause in cui l'uomo ha detto di essere sconvolto e ha pianto a più riprese. Secondo quanto avrebbe detto a inquirenti e investigatori, i rapporti con la compagna erano diventati burrascosi e c'erano liti.

I genitori dell'omicida, che si sono messi in viaggio dalla Calabria per raggiungere il Friuli, hanno nominato come avvocato difensore di fiducia Ernesto De Toni, del foro di Padova. L'avvocatessa Rossana Rovere, presidente dell'Ordine degli avvocati della provincia di Pordenone, ha rinunciato alla difesa al presunto omicida.

 

L’uomo aveva scelto come proprio difensore l’avvocato Rovere, legale da tempo impegnata nella difesa dei diritti delle donne. Questa mattina quando è stata chiamata dalla questura in quanto indicata da Forciniti come suo difensore, ha declinato la difesa. L’avvocatessa Rovere ha precisato: «Io proprio non posso essere l’avvocato che assiste Giuseppe Forciniti, io sono tutta dall’altra parte». «Tra l’altro – aggiunge l’avvoccato - proprio ieri ho ottenuto una vittoria importante in Cassazione per un riconoscimento della responsabilità dello Stato italiano nei confronti di donne vittime di violenza e quindi ho rinunciato, ho rinunciato perché incompatibile». La Rovere ha concluso ammettendo: «Lo conosco come infermiere perchè aveva curato mia madre».

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