’Ndrangheta

Dalle estorsioni al narcotraffico, il dominio degli Abbruzzese nella Sibaritide: i dettagli dell’inchiesta

L'inchiesta della Dda di Catanzaro svela i presunti interessi criminali del clan degli "zingari", in collaborazione con i Forastefano. Si parla anche della latitanza di Luigi Abbruzzese

 

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di Antonio Alizzi
30 giugno 2023
14:31
Cassano (foto dal sito del comune)
Cassano (foto dal sito del comune)

E venne il giorno della Sibaritide: 68 misure cautelari e 81 gli indagati nell'ambito dell'inchiesta scattata questa mattina. Le attenzioni investigative della Dda di Catanzaro da tempo erano concentrate su Cassano Ionio, comune in cui dal punto di vista criminale spadroneggiano le cosche Abbruzzese e Forastefano, un tempo acerrime nemiche, oggi invece unite e rispettose di una "pax mafiosa" che dura da qualche anno. Pace tra i clan che tuttavia non è valsa per coloro i quali hanno evidentemente tentato di "violare" quegli accordi che avevano permesso di far regnare un equilibrio perfetto nella piana di Sibari. E così nel corso di questi anni, dal 2018 ad oggi, ci sono stati oltre dieci omicidi, su cui la Dda di Catanzaro indaga sotto traccia, come si evince anche dall'inchiesta denominata "Athena" e dall'ordinanza di custodia cautelare che qualche mese fa aveva portato in carcere Archentino Pesce.

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Le indagini, che vanno dal 2017 fino al 2020, disegnano un quadro allarmante di come la famiglia Abbruzzese, temuta da imprenditori e commercianti della zona, avesse un ruolo dominante nel campo delle estorsioni, in coabitazione con i Forastefano, e di assoluto rilievo nel narcotraffico. Una forza criminale che addirittura avrebbe spinto il clan degli "zingari" di Cassano Ionio a perpetrare richieste estorsive anche nell'area urbana di Cosenza, precisamente a Montalto Uffugo, con la presunta collaborazione criminale di Gianluca Maestri, Ivan Barone (oggi pentito) e Michele Di Puppo, esponente di vertice della cosca "Lanzino" di Cosenza. Un periodo nel quale i clan avevano bisogno di proventi illeciti per "campare", visto che alcuni affari non andavano nella giusta direzione. Così alzavano il livello delle richieste arrivando anche alla cifra di 30mila euro.


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La latitanza di Luigi Abbruzzese

L'inchiesta inoltre parla anche della latitanza di Luigi Abbruzzese, ritenuto il capo degli "zingari" di Cassano Ionio, in virtù della sua posizione di vertice e in quanto figlio di Francesco Abbruzzese, alias "Dentuzzo", già condannato all'ergastolo in via definitiva. Si fa menzione pure delle vicende estorsive ai danni di un noto complesso turistico della Piana di Sibari, a cui vennero incendiate le strutture e la lavanderia, nonché di azioni intimidatorie nei confronti di imprenditori agricoli ed edili, finiti nel mirino della malavita. Qui le richieste di "frutta" e di materiale edile, sarebbero state condotte in comune, sia dagli Abbruzzese che dai Forastefano. Ed è proprio in questo contesto che spuntano fuori le figure di Maurizio Scorza, ucciso nell'aprile del 2022, a Cassano Ionio, e Leonardo Portoraro, assassinato a Villapiana nel giugno del 2018.

C'è anche il capitolo dedicato al narcotraffico e agli interessi sull'asse Cosenza-Cassano. Un binomio duraturo che si consolida anche in questa fase investigativa, grazie (ma non solo) al narrato dei collaboratori di giustizia, che nel corso del tempo hanno tratteggiato i profili di coloro i quali avrebbero avuto rapporti con gli "zingari" di Cassano, sia per motivi parentali che per opportunità criminali.

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