Tra le carte dell’indagine della Dda di Catanzaro emerge l’omertà di un giovane imprenditore vittima di continue intimidazioni. La paura e l’offerta per comprare il quieto vivere: il 33% degli utili senza versare un centesimo
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«Annullare la concorrenza leale», questo secondo la Dda di Catanzaro era l’obbiettivo della cosca Megna di Crotone, in particolare di tre suoi sodali, per mettere in ombra un locale che si trovava vicino al Gin Lab, gestito dalla cosca tramite “teste di legno”. I veri proprietari sarebbero stati, però, Gianluca Pennisi, Gaetano Russo e Nicola Siniscalchi.
La vicenda sarebbe avvenuta sul lungomare di Crotone, cuore della movida della città dove un giovane aveva aperto un locale dal mood simile a quello del Gin Lab.
Cinque danneggiamenti e un pestaggio
La prima reazione della cosca è stata una «subdola azione di disturbo», scrivono i magistrati Domenico Guarascio e Paolo Sirleo. I militari della Guardia di finanza hanno registrato un’escalation di atti violenti ai danni del giovane imprenditore e della sua famiglia: un incendio appiccato alla porta di casa della famiglia, il taglio delle gomme di un veicolo di famiglia, il furto delle chiavi di un’auto, due incendi di altrettante autovetture. Cinque danneggiamenti in cinque mesi. Il dato allarmante è che non tutti i danneggiamenti sono stati oggetto di denuncia ma alcuni di questi (come il taglio delle gomme) l’autorità giudiziaria li ha appresi grazie alle intercettazioni.
Tra l’altro le fiamme gialle hanno indagato sul caso da marzo 2022 al novembre successivo ma le intimidazioni sono andate avanti anche oltre quella data. Il culmine delle violenze è stato registrato, infatti, il quattro luglio 2023 quando nella centralissima via Poggioreale, alle 12:30 Gianluca Pennisi avrebbe aggredito il giovane imprenditore causandogli varie contusioni. Anche in questo caso nessuna denuncia è stata sporta ma gli inquirenti ne sono venuti a conoscenza grazie alle immagini delle telecamere private, alle informazioni di persone informate sui fatti e ai referti dell’ospedale. «La condizione di assoggettamento e di omertà – scrivono – traspaiono in modo evidente».
“Fratelli”-coltelli
Gli investigatori rilevano che il comportamento reticente del giovane imprenditore potrebbe essere legato anche al fatto che lo stesso, precedentemente, aveva lavorato con Siniscalchi, Russo e Pennisi. I tre si chiamavano tra loro “fratelli” e nel corso di un’intercettazione, l’imprenditore aveva raccontato di aver lasciato il Gin Lab da circa un mesetto per disaccordi con i suoi “fratelli”, di essere diventato socio di un’altra persona con la quale gestiva un locale nel centro storico e di stare cercando un locale per l’estate. Questa scelta di diventare autonomo avrebbe incrinato i rapporti con i suoi ex soci, indispettiti dal fatto di subire la concorrenza di proposte commerciali simili come, ad esempio, l’offerta di serate a tema “dj set e drink”. Una sorta di tradimento, questa pretesa di autonomia, che spinge i concorrenti a pensare di far chiudere il rivale o comunque a relegarlo a fare solo ristorazione, niente cocktail.
Le intimidazioni e l’omertà
La situazione si incancrenisce nel momento in cui viene fuori che il giovane imprenditore è interessato ad acquisire un locate attiguo al Gyn Lab, lo stesso sul quale avevano messo gli occhi i “fratelli” per allargare l’attività.
Quando le gomme dell’auto della madre dell’imprenditore vengono squarciate la famiglia va in allarme. La vittima è così piena di rabbia da confidare alla madre di voler pubblicare un video sui social per scatenare una pubblica reazione. In realtà l’atto intimidatorio non verrà pubblicizzato sui social e tanto meno denunciato alle forze di polizia.
Anzi, la vittima incontrerà poi Pennisi e Siniscalchi, scrivono i magistrati, e proporrà loro una co-partecipazione agli utili pari al 33% senza che i due debbano versare un centesimo per entrare in società. Soci occulti con benefici. Pennisi, però, non accetta. All’imprenditore viene vietato il servizio al banco di drink per non fare concorrenza al Gin Lab. Questo non basterà a metterlo al riparo da atti intimidatori ma l’imprenditore resterà omertoso fino alla fine.


