La notizia che nella nostra regione, la Calabria, si stia “bruciando” una cifra pari a 4 miliardi di euro nel gioco d’azzardo online, con una spesa pro capite che supera i 2.200 euro all’anno e in alcuni comuni addirittura oltre i 4.800 euro, è uno specchio implacabile di una realtà complessa.

Come educatore finanziario mi verrebbe subito da dire: non è “solo” una questione di numeri, è una questione di libertà, di opportunità, di vera protezione delle persone.

Quando una comunità già fragile e con risorse limitate spende cifre così alte in gioco d’azzardo, stiamo parlando di risorse sottratte a una vita migliore, a risparmi, a progetti, a formazione, a futuro.

E lo dico senza giri di parole, se io fossi nei panni dei miei conterranei, mi domanderei: davvero ho la percezione di cosa stia rischiando? E davvero ho gli strumenti per fermarmi o per capire quando domino il gioco e non il gioco me?

Da docente ed educatore finanziario ritengo che l’intervento educativo non possa più essere rinviato.

Dobbiamo affiancare comportamenti consapevoli, spiegare che “giocare” non significa “sperare che arrivino i soldi”, e strumenti concreti: gestione del budget familiare, riconoscimento dei segnali di dipendenza, consapevolezza del rischio.

E ancora: le istituzioni, le associazioni, devono collaborare per offrire alternative reali, supporto, momenti di prevenzione.

In definitiva: per chi vive in Calabria come in altre regioni, va bene avere la speranza, va bene anche il sorriso di un sogno, ma la vera speranza è quella costruita con i piedi per terra, con risorse ben gestite, non con giocate che possono inghiottirle.

Mettiamo dunque al centro la persona, la sua autonomia finanziaria, la sua dignità: perché “giocare” può essere un’attività ricreativa se resta dentro limiti sani, ma quando diventa un’uscita di risorse e opportunità, allora dobbiamo dire basta, e porre l’educazione finanziaria come vero presidio.

*Docente e coordinatore regionale AIEF