Migranti

Un Cpr in ogni regione? C’è chi dice no: anche alcuni governatori di centrodestra contro il piano del Governo

Nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio saranno allestiti nei prossimi mesi in caserme e strutture militari dismesse. Ospiteranno i migranti irregolari fino a 18 mesi. La Calabria si è già detta disponibile, ma cresce il coro delle proteste. Ecco chi si oppone

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di Marcella Mastrobuono
20 settembre 2023
20:00

Si alza il coro dei no contro il piano del Governo Meloni di un Centro di permanenza per il rimpatrio in ogni regione per far fronte ai numeri impressionanti degli arrivi di migranti sulle coste italiane di questi mesi.

Le nuove norme, inserite nel decreto Sud, prevedono che i migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale possano essere trattenuti nei Cpr fino a 18 mesi, contro gli attuali 3 mesi prorogabili per altri 45 giorni.


I Cpr sono strutture di detenzione, in cui vengono rinchiuse le persone in attesa di essere rimpatriate, quasi sempre in condizioni di enorme degrado, violenze e abusi. 

Dall’inizio dell’anno sono sbarcati nel nostro Paese 127.207 migranti, i posti nei Cpr sono poco più di mille. Nel 2022 sono stati trattenuti nei Centri per il rimpatrio 6.383 migranti. Ne sono stati realmente rimpatriati solo 3.154. 

Da qui l’idea del Governo: non si possono rinchiudere nei Cpr tutti i migranti che arrivano in Italia, quindi altre strutture saranno costruite «in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili», probabilmente in caserme ed ex basi militari dismesse. Il piano di ricognizione delle aree sarebbe già iniziato.

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Oggi in Italia ci sono dieci Centri di permanenza a Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma, Palazzo San Gervasio, Macomer, Brindisi-Restinco, Bari-Palese, Trapani-Milo, Caltanissetta-Pian del Lago. Quello di Torino è stato chiuso dopo una rivolta. Le regioni che mancano all’appello per completare il piano dell’Esecutivo, «un Cpr in ogni regione», sono quindi Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria.

Ma le Regioni non ci stanno e sono pronte alle barricate, tranne pochi governatori di centrodestra come Roberto Occhiuto, che naturalmente non va allo scontro, ma invita a collaborare. 

Occhiuto (FI): «É il tempo della responsabilità, non mi opporrò»

«Questo, vista anche l’emergenza delle ultime settimane, è il tempo della responsabilità da parte di tutti i territori - ha detto il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto - Se il governo vorrà aprire uno di questi centri in Calabria non mi opporrò, e mi auguro che anche nel resto del Paese nessuno si tiri indietro. Così come l’Italia chiede agli altri Paesi europei una condivisione nella gestione dell’emergenza, anche da noi occorre che tutte le Regioni facciano la propria parte senza scaricare il peso di questa crisi solo sui territori di frontiera».

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Bonaccini (Pd), Emilia Romagna: «Parole al vento, non se ne parla»

«Noi non ci rendiamo disponibili a nulla - ha detto il presidente democratico Stefano Bonaccini a Radio 24 - Stiamo parlando di parole al vento: io sono abituato ad amministrare, mettersi a sedere e discutere di cosa si vuol fare. Questo è il governo che parla di autonomia ed è il governo che sta centralizzando tutte le decisioni a Roma, scavalcando gli enti locali. Il Cpr in Emilia Romagna è, per me, parole vuote e al vento. Se vogliono discutere di qualsiasi cosa ci chiamino e ne discutiamo insieme, soprattutto capiamo qual è la ridistribuzione in Italia, per me in questo momento di Cpr non se ne parla assolutamente». 

Giani (Pd), Toscana: «Accogliere, non buttare fuori. Non daró mai l’ok»

«Per quello che mi riguarda non darò l'ok, non esprimerò mai la condivisione a nessun Cpr in Toscana - ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani - Si stanno prendendo in giro gli italiani, perché il problema dell'immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non buttarli fuori. Cosa c'entra il Cpr con la risposta ai flussi emergenziali così forti che arrivano oggi? Se arrivano questi immigrati col tormento, le sofferenze, le violenze che hanno subito, la risposta a livello mediatico è “faccio i Cpr, cioè faccio i luoghi che li buttano fuori”? Prima bisogna dare una risposta su come integrarli, accoglierli, poi si può parlare anche di quei casi miseri e isolati da ordine pubblico e prevedere le lunghissime procedure per il rimpatrio». 

Zaia (Lega), Veneto: «Rimpatri? È come svuotare il mare con un secchio»

«Su un Cpr in Veneto io non ho mai parlato con nessuno. Noi non siamo stati contattati - ha detto il leghista presidente del Veneto Luca Zaia - I numeri confermano la preoccupazione che avevo posto a inizio estate, che saremmo andati incontro al doppio di arrivi di migranti rispetto all'anno scorso, con tutti gli annessi e connessi. Puntare sui rimpatri è come svuotare il mare con un secchio. Ci saranno anche i Cpr, ma non ce la faremo mai».

De Luca (Pd), Campania: «Basta demagogia e propaganda»

«Non abbiamo capito ancora cosa voglia realizzare il governo, quindi siamo nell'impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui centri di accoglienza - ha detto Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania - Sono convinto sia un problema drammaticamente complesso, nel quale dovremmo fare uno sforzo per evitare demagogia e propaganda, come quelli che abbiamo conosciuto da parte dell'attuale maggioranza. Dovremmo trovare una linea di condotta comune nel Paese, perché il tema è di una complessità enorme, epocale». 

Toti, Liguria: «Ho già dato la mia disponibilità»

«Ho già dato a Piantedosi la disponibilità a collaborare per dare un'ordinata risposta a una crisi che non è risolvibile in pochi giorni e neppure esclusivamente a livello nazionale - ha detto Giovanni Toti, presidente della Liguria alla testa di una coalizione di centrodestra - I Cpr hanno molto senso se aumentano gli accordi di rimpatrio, sono importanti, ma lo sono tanto quanto saremo in grado di attivare accordi di reimmissione degli immigrati negli Stati d'origine. Al momento riportiamo i cittadini solamente in Tunisia, Egitto e Nigeria ed è una piccola parte di coloro che arrivano». 

Fedriga (Lega), Friuli Venezia Giulia: «I Cpr funzionano»

«Il Cpr, nella mia esperienza di Gradisca d'Isonzo, funziona molto bene perché garantisce i rimpatri e la sicurezza dei cittadini» dice Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli.

Roberti (FI), Molise: «Non abbiamo strutture idonee» 

«Da quello che mi risulta, non abbiamo una struttura idonea da adibire a Cpr» si è chiamato fuori il neo presidente forzista del Molise Francesco Roberti.

Saltamartini (Lega), Marche: «Non ne abbiamo l’esigenza»

«In questo momento, non abbiamo quell’afflusso di migranti delle altre regioni - ha detto il vice presidente della Regione Marche Filippo Saltamartini - I Centri di permanenza per il rimpatrio sono degli strumenti per consentire l’identificazione di persone che accedono nel territorio nazionale senza permesso di soggiorno o visto d’ingresso. È una misura organizzativa per consentire l’identificazione sulla base del trattato di Dublino, quindi per le Marche non c’è l’esigenza di avere questo centro».

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