I calabresi dell’anno

Mimmo Lucano dall’inferno della condanna a 13 anni alla riabilitazione. «Oggi il mondo sa chi sono. Ma nessuno mi ha chiesto scusa»

La sentenza di Appello attesa davanti alla taverna Donna Rosa, il pianto liberatorio nel Villaggio globale di Riace e la tentazione di scendere di nuovo in campo. L’ex sindaco: «Il potere voleva abbattermi ma ha fallito»

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di Ilario  Balì
30 dicembre 2023
19:02

Volendo utilizzare una metafora sportiva, è stato come essere riusciti a ribaltare un 5-0 nella gara di ritorno. Un verdetto inaspettato e dal sapore dell’impresa quello emesso dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria nei confronti di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace assolto da tutti i reati più gravi sulla gestione dell’accoglienza ai migranti nel piccolo borgo del reggino. In attesa di conoscere le motivazioni dei giudici di piazza Castello, il 2023 sarà ricordato come l’anno della sua riabilitazione politica ma soprattutto umana. Una vicenda dalla quale una delle icone viventi della sinistra militante ne è uscito a testa altissima.

Tre volte sindaco nel borgo dell’accoglienza

Tre volte sindaco di Riace, Lucano è divenuto celebre per il suo approccio nella gestione dei rifugiati politici e nel contesto della crisi europea dei migranti. Durante il suo governo della cittadina calabrese, circa 450 tra rifugiati e immigrati si sono stabiliti nel piccolo villaggio ionico accanto ai suoi 1800 abitanti. Nasce il modello Riace, diventato famoso in tutto il mondo grazie all’attenzione di registi di respiro internazionale come Wim Wenders e riviste americane come Fortune, che nel 2016 lo inserisce tra i 40 leader più influenti del pianeta.


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I guai giudiziari iniziati nel 2017

I suoi guai giudiziari iniziano un anno dopo. Nel 2017 è iscritto tra gli indagati dalla Procura di Locri per illeciti sulla gestione del sistema di accoglienza. Inizia un lungo calvario giudiziario, tra arresti domiciliari, divieto di dimora e una pesantissima condanna in primo grado a 13 anni di reclusione. Fino al verdetto di secondo grado quasi assolutorio dello scorso ottobre. Mimmo Lucano ha atteso la sentenza davanti alla taverna Donna Rosa, simbolo del villaggio globale di Riace, tra i murales che raccontano storie di accoglienza e integrazione, prima di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio che ha fatto esplodere di gioia tutto il paese.

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«Nessuno mi ha chiesto scusa»

L’unico reato per cui è stato condannato riguarda un falso in atto pubblico sull’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. «Ho passato 7 anni in cui sono stato dipinto in modo distorto dalla realtà – dice l’ex sindaco a margine di un incontro politico - Oggi il mondo lo sa chi sono. Ho avuto un fiume di solidarietà trasversale. Se qualcuno mi ha chiesto scusa? Nessuno, ma non lo pretendevo. L’accoglienza è stata vista come forma di arricchimento. Riace è stata invece avanguardia, una visione che ha ribaltato il paradigma della criminalizzazione e dell’umanità, al di là dei luoghi comuni e della burocrazia. Il potere si è servito di strategie per screditare la mia persona, ma non ci sono riusciti».

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Il futuro e la tentazione politica: «Mi piacerebbe tornare a fare il sindaco»

Completamente riabilitato alla politica attiva, per Mimmo Lucano è forte adesso la tentazione di misurarsi di nuovo in una competizione elettorale. E tra qualche mese si tornerà alle urne per Europee e Comunali. Cosa scelgo? Mi piacerebbe tornare a fare il sindaco – ha spiegato - Sento che la gente si aspetta questo da me. La politica è condividere speranze, sogni e utopie. Ma non posso deciderlo da solo. La mia candidatura deve essere condivisa. Riace a livello nazionale ha un suo peso. Sogno di ripartire da tutto quello che ha caratterizzato la mia azione amministrativa, dall’acqua pubblica, alla cooperazione sociale, passando per sanità. Il mio augurio per il 2024? Mi auguro di non perdere mai la speranza, l’unica cosa che ti va vincere il senso di tristezza che segna il cammino della vita. Non si deve mai perdere la speranza, quella è la vera sconfitta».

Giornalista
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