Lacrime e silenzio per i funerali dei due ventenni morti nel tragico impatto a Sibari. La Cattedrale gremita per le due bare bianche, simbolo di un amore spezzato. Mons. Savino a giovani e genitori: «Curate la vostra vita, abbiate responsabilità di voi stessi e degli altri»
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Una folla commossa e profondamente addolorata si è stretta oggi per l'ultimo saluto a Chiara e Antonio, i due giovani di poco più di vent'anni la cui vita è stata tragicamente spezzata da un terribile incidente stradale all'alba di domenica 30 novembre. La Cattedrale, la piazza antistante e ogni anfratto nei dintorni, erano gremite di parenti, amici e tantissimi coetanei, tutti uniti nel silenzio e nello strazio di un dolore insopportabile che ha segnato l’intera comunità in questi ultimi due giorni.
Le due bare bianche, adagiate sulla nuda terra, l’una vicina all’altra, hanno di fatto commuovere i presenti, non indifferenti al dramma marcando con lacrime le proprie guance.
Le esequie sono state officiate da monsignor Francesco Savino, vescovo della diocesi di Cassano All'Ionio. Nell'omelia pronunciata durante la liturgia, mons. Savino ha ripreso la storia di Gesù richiamando il Cenacolo che, poche ore prima della crocifissione, accolse i discepoli. Un parallelismo forte di significato quando, nell’accostamento, lo paragona alla Cattedrale che oggi ha chiamato a raccolta tanti fedeli per un vivere un mistero, la morte, chiamati però a conservare un legame come l’amore, quello tra Chiara e Antonio, ormai un sentimento sacro intessuto nella nostra comunità. Un amore che si sarebbe potuto concretizzare nelle possibili nozze, come quelle di Cana, anch’esse interrotte sul più bello. Una unione di amore forse pensata, sperata e, chissà anche promessa. Una festa terrena che ora si è spostata al banchetto nella Luce.
Mons. Savino ha voluto lanciare un accorato appello e una dichiarazione che ha risuonato con forza, specialmente rivolto alle giovani generazioni presenti e ai genitori delle vittime. Il vescovo, con voce rotta, straziando l'atmosfera di lutto per rivolgere un forte richiamo alla riflessione: «Questa è l'ora del silenzio, è l'ora della meditazione profonda, è l'ora del discernimento, è l'ora di porci domande anche su tanti perché. Vi prego non prendiamocela subito con Dio, perché Dio diventa il capro espiatorio della situazione, cerchiamo invece di porci la domanda: dove è la nostra responsabilità rispetto anche a certi accadimenti?».
Rivolgendosi in particolare ai numerosi giovani presenti, il vescovo ha proseguito con un tono paterno ma esigente, sottolineando il valore inestimabile della vita e delle relazioni: «Lo voglio dire soprattutto ai giovani a cui sono, come sapete, particolarmente legato, li abbraccio tutti e dico a loro: Custoditevi, curate la vostra vita, curate le vostre relazioni, abbiate cura, abbiate la responsabilità di voi stessi e degli altri».
Un abbraccio altrettanto forte è stato rivolto ai genitori delle vittime, devastati dal vuoto incolmabile, con la promessa della vicinanza della Chiesa: «Ai genitori mando un abbraccio forte, forte per dire: il Vescovo c'è, la Chiesa c'è, non soltanto ieri, non soltanto oggi ma anche domani. La Chiesa c'è come compagna, come consolazione, come presenza discreta ma al tempo stesso forte perché mi rendo conto che il vuoto che i genitori stanno sperimentando è un vuoto incolmabile».
Mons. Savino ha poi riflettuto sul suo stesso dolore, come pastore della Diocesi, ribadendo: «Mi sento senza parole, mi sento abitato da un dolore che è indicibile». Nonostante lo strazio che lo accomuna a tutta la comunità, ha voluto concludere il suo messaggio con un inno alla speranza che non può morire: «Io dico che non possiamo uccidere la speranza perché la speranza deve risorgere perché anche in questo dolore immane, Dio c'è, il Figlio di Dio c'è, lo Spirito non ci manca».
All'uscita dei feretri, accolti da un silenzio rotto solo dai singhiozzi e da un lungo e commosso applauso, i volti dei presenti esprimevano la consapevolezza che, per la comunità, la perdita di Chiara e Antonio rappresenta una ferita profonda che impone a tutti un momento di seria riflessione e di maggiore responsabilità.


