Sullo sfondo dell’operazione Millennium c’è anche il rapimento di una donna avvenuto a Brancaleone nell’agosto del 1977.
Una donna che, come spesso accadeva nei rapimenti di ‘ndrangheta degli anni ’70, non è sopravvissuta e ha terminato i proprio giorni con una morte atroce: uccisa a bastonate.

Il rapimento e l’uccisione di Maria Angela Passiatore

Lei era Maria Angela Passiatore, 44 anni, milanese, e si trovava a Brancaleone in vacanza. Era una donna fragile e facilmente impressionabile. È stata portata via dalla propria casa e condotta in un rifugio nascosto, dice la Dda di Reggio Calabria, da Michele Grillo, oggi 78 anni, e Pasquale Barbaro, 74 anni, detto “U Nigru”.
Insieme a loro c’erano altre persone allo stato rimaste ignote.
Secondo le ricostruzioni, la vittima aveva bisogno di medicinali a causa delle forti emorragie causate dal ciclo mestruale. Ma una volta allontanato Michele Grillo per andare a prendere i farmaci, Barbaro e gli altri, non riuscendo a contenere le reazioni di Maria Angela Passiatore, l’hanno uccisa colpendola ripetutamente a bastonate.

Le intercettazioni del 2012

Questo cold case è stato riportato alla luce da un’inchiesta della Dda di Milano che, nel 2012, stava indagando Grillo per estorsione e traffico di stupefacenti.
Proprio nel corso di una intercettazione i carabinieri del Roni hanno ascoltato Grillo parlare del sequestro, autoaccusandosi e indicando i propri complici.
A questa conversazione e alle successive indagini si uniscono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta, 37 anni, rampollo di due cosche di ‘ndrangheta di Platì e cresciuto tra Buccinnasco e Volpiano. Ma procediamo con ordine.

Il 22 aprile 2012 Grillo si trova a parlare in macchina con un soggetto di Locri. Michele Grillo dice di averne fatti tanti di sequestri di persona a quei tempi perché all’epoca si correvano meno pericoli anche se in realtà si guadagnava di meno perché si partiva in due a fare un rapimento e poi ci si trovava in 22. Tutta colpa della miseria.
E tra tutti i rapimenti il ricordo più brutto per Grillo risale al rapimento di una donna che aveva problemi, che prendeva medicine, tanto che lui era andato ad Africo per comprarle. La vittima era nel panico, gridava. I sequestratori si sono spaventati e l’hanno ammazzata a bastonate in testa.

Grillo si mostra ancora imbufalito per quella storiaccia nata a causa di soggetti che non sapevano come trattare le persone, che non sono capaci - dice - e si cimentano in imprese più grandi di loro.
Da allora dice di non averne voluto sapere più niente e tra lui e i Barbaro, da allora in poi, erano rimasti «malucori».

Le indagini del Roni

Michele Grillo non fa espressamente il nome della Passitore ma i militari passano i rassegna i sequestri di persona che hanno coinvolto donne dal 1975 al 1988 e dal 1989 in poi. Di questi, cinque si erano conclusi con la morte della sequestrata e solo due cadaveri non erano stati più ritrovati, Sillocchi nel 1989 e Passiatore nel 1977. Ma nel 1988 Grillo era stato tratto in arresto per cui non poteva aver partecipato al sequestro Sillocchi. Inoltre, solo il delitto Passiatore è rimasto privo di responsabili ed è avvenuto nella zona jonica reggina, territorio di residenza di Grillo.

Le dichiarazioni del collaboratore Agresta

Nel 2018 il collaboratore di giustizia Domenico Agresta racconta un fatto notorio nell’ambiente criminale: il sequestro di una donna finito con la morte dell’ostaggio. Una donna che aveva bisogno di medicine e che era stata fatta morire da Pasquale e Giuseppe Barbaro, detti Nigri,(Giuseppe Barbaro è deceduto) e che vedeva coinvolto anche Michele Grillo.
Nell’ambiente criminale si diceva anche – racconta Agresta – che dopo quella morte i rapporti tra i Nigri e Grillo si erano guastati e questo aveva fatto sì che nessuno dei Barbaro venisse invitato al matrimonio della sorella del collaboratore.

Tra l’altro Domenico Agresta dice che dopo le intercettazioni del 2012, i Barbaro avevano eseguito una serie di ritorsioni nei confronti dei Grillo di Platì e, in particolare, il fratello di Michele, Pasquale Grillo detto Gheddafi, aveva subito un attentato nel 2016: i Papalia, dice Agresta, gli avevano sparato al petto. Il tentato omicidio sarebbe stato voluto - ha appreso il collaboratore dal padre - da Rocco Papalia e Ciccio Barbaro, i più danneggiati dalle intercettazioni di Michele Grillo.

Secondo il gip la tesi accusatoria è convincente per quanto riguarda la posizione di Michele Grillo, che viene considerato praticamente reo confesso, ma non lo è altrettanto per quanto riguarda i riferimenti a Pasquale Barbaro: troppi i dubbi del gip sulla sua individuazione.