Processo Imponimento

«Ci mandarono i volantini di Stillitani per raccogliere voti», il pentito racconta la propaganda elettorale per le Regionali nel Vibonese

L’ex reggente della cosca di Briatico: «Ci mandò il materiale tramite Prostamo e gli abbiamo fatto un favore per i rapporti che avevamo al Club Med di Pizzo». Un uomo dei Mancuso si rifiutò di favorire il candidato e il boss Pantaleone ne fu «infastidito»

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di Alessia Truzzolillo
1 marzo 2024
13:30

Nel 2006 Pantaleone Mancuso, detto Luni Scarpuni o anche “U biondo”, era in carcere. Così, quando Saverio Prostamo trova delle cartucce, una bottiglia di benzina e un pacco di fiammiferi davanti al ristorante sulla spiaggia del villaggio Club Med di Pizzo, inizialmente, non sapendo a chi rivolgersi va da Tita Buccafusca, moglie del boss.

L’intimidazione e il racconto a Tita Buccafusca

All’epoca, racconta il collaboratore di giustizia Antonio Accorinti, ex reggente dell’omonima cosca di Briatico, il villaggio stava sotto l’egida delle cosche vibonesi, un gruppo di famiglie legate alla figura di Mancuso.
Anche il boss Antonino Accorinti, padre di Antonio, era detenuto nel 2006. Così l’attuale collaboratore e Saverio Prostamo – che supervisionava il villaggio, di proprietà di Francescantonio ed Emanuele Stillitani, per conto di Pantaleone Mancuso – decisero di rivolgersi a Tita Buccafusca «per informarla di quello che stava succedendo, anche perché nessuno era intervenuto personalmente a dire qualcosa, era stato lasciato un segno di intimidazione però non si è fatto avanti nessuno e sono andato ad informarla».


La donna sarà protagonista, cinque anni dopo, di una tragica vicenda ancora avvolta nel mistero: a marzo 2011 si rivolge ai carabinieri con l’intento di allontanarsi dai Mancuso e di raccontare tutto sul loro conto per dare un futuro diverso al suo piccolo figlio. Infine rinuncia a tutto, non firma il verbale che aveva fatto redigere e torna in seno alla famiglia del marito. Un mese dopo morirà per ingestione di acido muriatico.

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L’avvertimento per Luni Scarpuni

Accorinti decide di rivolgersi anche a Damiano Vallelunga, boss di Serra San Bruno. «… era un amico di mio padre – racconta il collaboratore nel corso del processo Imponimento –, lo incontrai al Tribunale di Vibo Valentia e quando gli chiesi se potesse sapere qualcosa lui mi rispose solo: guarda che non è diretta a voi, come se sapesse la questione, ma è diretta a Luni o Biondo. Si riferiva a Luni Scarpuni, che quella cosa era diretta a lui. E quando io gli dissi: ma che si deve fare? - dice: no, no, tutto a posto, potete stare tranquilli».
Acconti dice che non seppe mai chi mandò quell’avvertimento e con gli Stillitani non parlò di questo fatto.

I voti per Stillitani

Cos’altro faceva la cosca per gli Stillitani oltre a garantire protezione?, chiede il pm Antonio De Bernardo.
«… mi ricordo che per le elezioni regionali, in cui il fratello del dottore, cioè l’ex sindaco di Pizzo, si presentò alle elezioni regionali tramite Prostamo e ci mandò i volantini per raccogliere un po’ di voti», racconta Antonio Accorinti.
Era il «2004-2005» e «venne Prostamo a portare questi volantini, questi volantini di pubblicità elettorale, ci disse: ha detto il dottore (così veniva chiamato Emanuele Stillitani, fratello di Francescantonio, ndr) che il fratello si presenta al consiglio regionale e che gli servono un po’ di voti, ma non…, cioè di non fare troppa pubblicità nel senso il più stretto possibile, ecco, di non fare, di non esporci tanto».
Accorinti spiega che sarebbe stato lo stesso Stillitani a raccomandarsi di raccogliere voti ma senza dare troppo nell’occhio.

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I volantini agli amici dell’amico

Stillitani avrebbe, inoltre, chiesto di portare i volantini «agli amici dell’amico», ovvero «agli amici di Pantaleone Mancuso».
Il gruppo di Briatico decide di aderire subito alla richiesta di fare propaganda elettorale «a titolo di favore», visto il rapporto che c’era con gli Stillitani e gli interessi che orbitavano intorno al villaggio turistico di loro proprietà.
«Perché c’erano interessi che noi avevamo lì al Club Med, di cui Stillitani era comunque il proprietario, e visto che c’era, eravamo stati messi lì da Pantaleone Mancuso, acconsentivamo a favorire il dottore Stillitani», dice Accorinti.
Con «dottore Stillitani» il collaboratore precisa che si riferisce sempre a Emanuele Stillitani e non al politico Francescantonio.
La proposta di fare campagna elettorale proveniva da Emanuele Stillitani tramite Saverio Prostamo.
«Che lei sappia, se lo sa o se ha avuto modo di capirlo, di questa iniziativa era al corrente anche il fratello, il candidato, diciamo?», chiede il pubblico ministero.
«Questo non lo so – dice Accorinti – So solo che Prostamo si interfacciava solo con il dottore Stillitani, con il dottore Emanuele Stillitani».

Il collaboratore racconta di avere avvisato della raccolta dei voti per Stillitani, la moglie di Pantaleone Mancuso, Tita Buccafusca, e, tra gli altri, anche Michele Palumbo, ritenuto uomo di fiducia di Mancuso (ucciso in un agguato l’11 marzo 2010). Palumbo però «rifiutò dicendo comunque di non poterlo favorire perché aveva un altro candidato da favorire».
Quando lo seppe Pantaleone Mancuso «Rimase un po’ infastidito».

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