Rinascita Scott: infermiere in carcere, ma l'Asp di Reggio Calabria lo ha pagato per 6 mesi

VIDEO | Salvatore Rizzo, considerato al servizio del clan Mancuso, era assente. Ma l'Azienda provinciale non si è mai chiesta perché. È stato il legale del camice bianco a informarla  

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di Agostino Pantano
21 maggio 2020
19:23

Arrestato a dicembre, nell’operazione Rinascita Scott, tuttora detenuto in carcere, ha comunque percepito in tutti questi mesi lo stipendio da infermiere dell’Asp di Reggio Calabria. Mai sospeso, se non il 18 maggio e non perché l’azienda si sia accorta della sua assenza forzata, ma perché è stato il legale del dipendente a comunicarlo… in ritardo.

Così, Salvatore Rizzo – ex sindaco di Nicotera che oggi la Dda di Catanzaro considera uomo del clan Mancuso – ha percepito gli emolumenti regolarmente pur trovandosi nel carcere di Avellino.


Negli uffici dell’Asp non è stato possibile incontrare la triade di commissari insediatasi dopo lo scioglimento per mafia, ma le risposte che sul caso danno nell’ospedale di Polistena – uno dei due luoghi di lavoro di Rizzo, l’altro è il nosocomio di Gioia Tauro – sono tutt’altro che tranquillizzanti. Rimane da capire come sia possibile che il personale si assenti, perché costretto dalla detenzione, e non si presenti al lavoro senza esibire nessun certificato possibile.
«Non so rispondere – afferma il direttore Giuseppe Zuccarelli – io sono qui da appena un mese e mezzo».

Il dirigente è solo a conoscenza della delibera del 18 maggio, quella che è frutto della comunicazione del legale – che invece è datata 9 maggio – quindi sa che Rizzo è stato sospeso, ma sulla spiegazione del ritardo si trincera dietro un altro «non le so rispondere».

 

Nella sede reggina dell’Asp, invece, c’è chi spiega che in questi casi si procede d’ufficio, ovvero senza aspettare la comunicazione dell’avvocato, ed è Michele Zoccali – direttore del Dipartimento salute mentale – che proprio in queste ore sta procedendo con assoluta immediatezza nel caso dei due infermieri arrestati a Reggio Calabria per una morte sospetta in corsia.

«Ma non c’è bisogno di leggere i giornali», ricorda il dirigente. Caso analogo, ma con esito assai diverso quello invece di Rizzo che nel nosocomio polistenese avrebbe goduto di una copertura percepibile anche dalle risposte di alcuni suoi colleghi, alcuni dei quali prima hanno dichiarato di non sapere della sua condizione carceraria, salvo poi dover ammettere di fronte all’insistenza del cronista.

Giornalista
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