Inchiesta Scolacium

«Se vieni qui un’altra volta t’ammazzo», le minacce ai cacciatori e l’assoluto controllo dei clan nel Catanzarese

VIDEO | Dalle estorsioni a tappetto al clima di omertà. I dettagli dell'operazione scattata all'alba fa emergere la capacità delle consorterie di autorigenerarsi tramite le nuove leve. Le confessioni degli indagati intercettati: «Ho la pistola da quando ho 17 anni»

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di Redazione Cronaca
22 febbraio 2024
11:57

«Un assoluto controllo del territorio», al punto che anche chi andava a caccia di cinghiali dalle loro parti veniva intimidito e minacciato.  L’operazione “Scolacium” portata a termine dai carabinieri con il coordinamento della Dda ha evidenziato la pervasività di due organizzazioni di ‘ndrangheta che si contendevano il predominio in una vasta area a pochi chilometri di Catanzaro: l’inchiesta ha coinvolto 22 indagati, di cui 19 in carcere e 3 ai domiciliari, ritenuti appartenenti a una cosca di Roccelletta di Borgia e a una cosca di Vallefiorita che per anni sono stati in conflitto tra di loro e che avevano imposto la loro supremazia a colpi di attentati, aggressioni, danneggiamenti, incendi. Con una diversificazione delle aree di influenza, comunque contigue: la cosca di Vallefiorita estendeva i propri tentacoli nel territorio di Squillace e di Squillace Lido, non disdegnando di fare pressioni su stabilimenti balneari e turistici, mentre la cosca di Roccelletta di Borgia era riuscita a penetrare nell’hinterland di Catanzaro, in particolare nel quartiere Germaneto, che ospita numerosi insediamenti imprenditoriali e produttivi su cui il clan aveva puntato l’attenzione.  

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Clima di omertà

Nel mirino delle due consorterie – hanno spiegato gli investigatori in una conferenza stampa alla Procura di Catanzaro presieduta dal procuratore vicario Vicenzo Capomolla – diversi settori imprenditoriali, dall’eolico al boschivo, al commercio, soggiogati da un sistema di estorsioni a tappeto che non risparmiava praticamente nessuno e da una forza di intimidazione che – hanno spiegato ancora gli inquirenti –  «ha finito con il creare un clima di omertà evidente nella sostanziale assenza di denunce da parte delle vittime»: al soldo delle due organizzazioni anche alcuni imprenditori collusi o addirittura organici.


L’inchiesta Jonny

Due organizzazioni dunque particolarmente efferate e pervasive, e già conosciute dagli investigatori: sia la cosca di Vallefiorita che quella di Roccelletta di Borgia infatti in passato sono finite nei radar della Dda di Catanzaro nella maxi operazione “Jonny”, che ne aveva disarticolato i vertici. I due clan – è stato evidenziato in conferenza stampa «hanno mostrato una grande capacità di autorigenerarsi affidando il comando alle nuove leve, rappresentate dai giovani delle rispettive famiglie».

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Nuove leve disposte a tutto, «con la piena consapevolezza – hanno rimarcato gli investigatori – anche dei rischi di una vita criminale così intensa, come quello di morire»: uno degli indagati – emerge da un’intercettazione – avrebbe confidato di «aver portato con sé sempre una pistola fino ai 17 anni». La cifra delle due consorterie era la spavalderia, saldata da una violenza che non conosceva ostacoli: gli inquirenti infatti hanno accertato anche l’aggressione al sindaco di uno dei Comuni epicentro del dominio delle organizzazioni, danneggiamenti, incendi, minacce, persino a chi andava a caccia di cinghiali dalle loro parti. «Se vieni qui un’altra volta ti ammazzo», dice uno degli indagati a un cacciatore, a conferma di un «assoluto controllo» del territorio attuato dalle due cosche.

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