Assolto «perché il fatto non sussiste» da un’accusa di concussione, Raffaele Falbo ricostruisce il lungo calvario giudiziario: «Non è una vittoria personale, ma il trionfo della giustizia e della verità»
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La storia dell’ex sindaco di Melissa, Raffaele Falbo, è una di quelle che fanno riflettere e discutere: la notifica di un avviso di garanzia per concussione, tra le accuse più infamanti per un uomo impegnato nelle istituzioni. Una carriera politica condizionata, tante rinunce, una famiglia travolta dal dolore, mesi di udienze, di sospetti, di silenzi pesanti e accuse dai palchi. Poi, finalmente, la parola fine: l’assoluzione definitiva, «perché il fatto non sussiste», pronunciata dal Tribunale lo scorso 13 novembre.
Ma Falbo non ci sta e decide di raccontare a tutti quei momenti con un’assemblea pubblica. «Dopo anni di angoscia e di una battaglia combattuta nel silenzio e nel rispetto delle istituzioni, il Tribunale di Crotone ha messo la parola fine a un incubo. Con la sentenza di assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, la Giustizia ha riaffermato una verità che non ho mai smesso di custodire nel cuore, anche nei momenti più bui e difficili di questa dolorosa vicenda».
Una sala gremita della sua gente, ma anche di uomini e donne che alle ultime elezioni erano schierate con la parte opposta. Segno di riconoscenza e rispetto nei confronti di un uomo, che ha visto la sua vita politico–istituzionale condizionata da eventi giudiziari per poi finire con un’assoluzione perché il fatto non sussiste.
Una convention moderna, nella location del Grand Hotel Balestrieri, a Torre Melissa, che Falbo ha fortemente voluto per «fare chiarezza e ripartire», come da lui sottolineato. Un’azione di forza, ma soprattutto di coraggio, che ha saputo mettere a nudo confessioni importanti utili a ripristinare l’azione soprattutto politica dello stesso.
Che siano stati mesi duri lo si apprende dal volto emozionato di Raffaele Falbo, dei suoi amici e familiari presenti in sala. Un clima di distensione dovuto all’assoluzione, ma anche di rammarico, perché in ognuno vi è la consapevolezza di quanto l’indagine abbia condizionato la sua vita privata e gli esiti elettorali della sua comunità.
Gli avvocati Giuseppe Peluso e Antonello Talerico, presenti e intervenuti all’incontro, hanno ben chiarito l’intera vicenda ed esultato per l’esito di cui, hanno rimarcato con forza, nessuno dei due ha mai avuto dubbi di un epilogo diverso. Entrato nel vivo del dibattito, l’avvocato Peluso ha raccontato attimo per attimo come ha vissuto, essendo vicino al suo assistito per un rapporto personale di lungo corso, l’intera storia fino alla condivisione della gioia finale. Mentre l’avvocato Talerico si è soffermato maggiormente su come troppo spesso gli eccessi giudiziari che coinvolgono gli amministratori abbiano bisogno di essere rivisti, entrando nel merito e spiegando l’importanza della riforma della giustizia che siamo chiamati a votare al prossimo referendum.
Presente anche il segretario generale della Cgil, Enzo Scalese, e numerosi colleghi dell’organizzazione di cui Falbo è stato prima segretario ed oggi funzionario. Nel suo intervento Scalese ha ribadito la propria fiducia nella magistratura e la gioia per l’assoluzione; parlando delle prossime sfide che coinvolgono la Cgil, ha sottolineato il lavoro di rappresentanza e difesa dei diritti invitando i presenti allo sciopero del 12 dicembre.
Momento importante, invece, quando il segretario provinciale del Pd, intervenuto a sostegno dell’iniziativa, spiazza i presenti riconsegnando personalmente la tessera a Falbo che, incredulo, la accetta mentre in sala scatta un forte applauso. Tessera negata negli anni precedenti per le contrapposizioni locali e, forse, anche per precauzione vista la posizione di indagine.
Infine l’intervista di Giuseppe Dell’Aquila a Falbo. «Sono stato accusato di reati infamanti, tra cui l’induzione indebita aggravata dal metodo mafioso, un’ombra che ha tentato di macchiare non solo la mia persona, ma l’integrità del mio ruolo di sindaco e l’amore incondizionato per la mia comunità. Ho affrontato un processo lungo e complesso, sopportando il peso di un’accusa che mi ha profondamente ferito».
Soddisfatto della presenza, ha inoltre ringraziato tutti i presenti e coloro che non hanno mai smesso di stargli vicino, a partire dalla sua famiglia e dai propri amici.
Ha raccontato i momenti difficili vissuti nei giorni della notifica e nelle varie udienze, di aver avuto sempre fiducia nell’operato della magistratura ma soprattutto nell’agire dei propri avvocati, più volte ringraziati nel suo intervento. Importante, soprattutto dal punto di vista emotivo, il supporto costante della sua famiglia, sottolineando il ruolo della moglie e dei figli, oltre che quello dei suoi genitori.
«Questa sentenza non è una vittoria personale, ma il trionfo della giustizia e della verità. Mi restituisce l’onore e la dignità che mi sono stati brutalmente sottratti, e conferma la trasparenza e la correttezza con cui ho sempre servito i miei cittadini, agendo unicamente per il bene comune e nel pieno rispetto della legalità. In questo momento di profonda commozione, il mio pensiero va alla mia famiglia, che ha sofferto con me e mi ha sostenuto con una forza incrollabile, e a tutti coloro che non hanno mai dubitato della mia innocenza».
Falbo ha infine ammesso che il suo interesse per Melissa non è mai venuto meno e che questa sua assoluzione ripristina totalmente il suo agire in piena serenità, e che nonostante il rammarico per il condizionamento palese degli eventi, è sua intenzione proseguire il percorso intrapreso ormai da qualche anno. «Oggi si chiude il capitolo più doloroso della mia vita. Lo chiudo senza rancore, ma con la consapevolezza che la giustizia, seppur lenta, è un faro di civiltà a cui dobbiamo sempre guardare con fiducia. Ora è il momento di guardare avanti, di ricucire le ferite e di continuare a credere nei valori di onestà e servizio che hanno sempre guidato ogni mio passo».



