La ricostruzione

Tentato omicidio a Lamezia, l’ipotesi del gip: una parola di troppo sul delitto di Luigi Trovato la miccia che ha scatenato la violenza

Il racconto della serata di follia nel cuore della movida si incrocia con il fatto di sangue che si è consumato nel marzo 2022. Coinvolti nella rissa un uomo in libertà vigilata e il parente di uno dei due condannati per l’assassinio. Il giudice: «L’auto scagliata come un’arma contro il rivale»

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di Alessia Truzzolillo
11 aprile 2024
12:15

Disamistade la chiamano in sardo. È qualcosa di diverso da una faida, è una inimicizia che avvelena i rapporti tra le famiglie, che divide le persone e, come cantava Fabrizio De Andrè, la disamistade si «soddisfa di brevi agonie sulla strada di casa, uno scoppio di sangue, un’assenza apparecchiata per cena».
Anche a Lamezia Terme cova la disamistade, si tramanda, crea strappi che non si ricuciono.
Un’assenza apparecchiata per cena questa guerra l’aveva già creata il sette marzo 2022, sempre in centro città intorno alle 19, provocando la morte di Luigi Trovato, 52 anni, e il ferimento di Luciano Trovato. I due responsabili – Claudio Paola e Antonio Monteleone – sono stati condannati in abbreviato a 18 anni e 8 mesi di reclusione e a 12 anni e 4 mesi. Sono rei confessi. Si sono presentati dai carabinieri due ore dopo il delitto. Hanno raccontato di avere cominciato a sparare dopo essere stati speronati e fermati dal gruppo dei Trovato che erano poi scesi dalle auto per andare ad aprirgli lo sportello. I due, bloccati tra le due auto, hanno cominciato a sparare.

In una di queste due auto c’era anche Franco Trovato, figlio di Luciano. Aveva 22 anni, ha visto suo padre morire ammazzato ma allo stesso tempo è stato indagato per violenza privata, insieme ad altre due persone, perché era lui che guidava una delle due macchine che tamponava l’auto dei “rivali” per bloccarli. Nei confronti degli indagati non si è proceduto perché nessuno ha sporto querela ed è intervenuta la legge Cartabia. 


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Due anni dopo è sempre Franco Trovato, in compagnia dell’amico Antonio Masi, 26 anni, che si lancia, alla guida di una Mercedes, contro l’auto di altri “rivali” (difficile trovare una parola per definire tali rapporti). Solo che questa volta tra le due auto c’era uno di questi che stava per finire schiacciato e s’è salvato per un pelo. La polizia, coordinata dalla Procura di Lamezia, ha arrestato Franco Trovato e Antonio Masi con l’accusa di tentato omicidio. La causa? Una parola di troppo, probabilmente proprio sui fatti di due anni prima. Il ragazzo che stava per essere investito è un soggetto noto alle forze dell’ordine, si chiama Ottorino Rainieri e l’amico che era con lui è un parente di quel Claudio Paola che sta scontando la pena per l’omicidio di Luigi Trovato. Il gip nell’ordinanza di custodia cautelare scrive che l’aver sentito la persona che accompagnava la vittima, per quanto sia stato il più sincero di tutti, «non ha permesso di accertare i reali motivi di tale rissa, non potendosi, però escludere che abbia trovato origine nell’uccisione di Trovato Luigi, padre di Franco Trovato, avvenuta il 7 marzo 2022 per mano di Antonio Monteleone e Claudio Paola». Ancora è tutto da chiare. Ma procediamo con ordine.

All’inizio hanno mentito quasi tutti con la Polizia che li interrogava. Noncuranti delle telecamere di video sorveglianza installate in città e di quelle presenti nel locale di corso Numistrano nel quale era scoppiata una rissa all’una e 30 del mattino. Eppure le immagini sono terribili: una Mercedes lanciata a forte velocità punta dritta contro un ragazzo che balza indietro con mossa rapida ed evita di venire schiacciato tra due vetture. Si alza zoppicando. Ha il malleolo sinistro fratturato ma è vivo e cerca di scappare mentre dalla Mercedes bianca – che nel frattempo si è schiantata contro una Range Rover parcheggiata – scendono altri due ragazzi che puntano ancora verso di lui. Si fa in tempo a vedere un gruppo di persone che si mette in mezzo.
Non è accaduto altro, per fortuna, la sera del 30 marzo scorso tra le strade del centro della movida lametina.

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Il ferito è stato soccorso dall’amico col quale aveva condiviso la serata e anche la rissa. La Range Rover contro la quale è andata a impattare la Mercedes è proprio di quell’amico. Che lascia l’auto sul posto, si butta in mezzo alla strada, ferma un’auto con una coppia dentro e si fa accompagnare in ospedale.

Arrivata sul luogo dell’incidente, la polizia non trova nessuno, solo auto vuote e addirittura nella Mercedes c’erano le chiavi ancora all’interno. Ma le immagini sono inequivocabili. Ed è indagando sugli accessi al Pronto soccorso del Giovanni Paolo II di Lamezia Terme che la polizia scopre che da lì è passato Ottorino Rainieri, sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Il ragazzo mente. Dice che è caduto dalle scale del suo appartamento e che aveva anche avvisato il 112 che si stava recando in ospedale. Invece era stato fuori a fare movida. Ma questa è già un’altra storia.

Anche il titolare della società proprietaria della Mercedes non convince gli investigatori. È il fratello di Franco Trovato. Parla di un presunto furto, che la macchina era stata parcheggiata sotto casa e che un conoscente, del quale non fa il nome, lo aveva avvisato del fatto che l’auto fosse stata coinvolta in un incidente. Ma l’auto aveva le chiavi di accensione dentro e mentre la polizia era sul luogo dell’impatto era arrivato un carro attrezzi mandato dal proprietario a ritirare la macchina.

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Ma è il proprietario della Range Rover a chiarire diversi aspetti della vicenda. Racconta della serata trascorsa fuori con Rainieri e del fatto che intorno all’una e 30 si erano fermati a bere dei drink in centro. In uno dei due locali che frequentano c’è un gruppo di ragazzi che li guarda male. Si chiedono spiegazioni, si scatena la rissa. Sedati gli animi i due gruppi si separano, salvo poi, intorno alle 3:30 del mattino, rincontrarsi mentre Rainieri e l'amico si stavano dirigendo in auto.

Una volta avvistati, Trovato con la Mercedes, incurante di una manovra contromano, avrebbe cercato di saldare i conti di quella rissa.
Talarico non nasconde la sua parentela, indica il nome di Franco Trovato tra i protagonisti della rissa. Ma non sa spiegarne i motivi: «Loro sembravano avercela più con Ottorino che con me ma non ho compreso bene il motivo», racconta alla polizia. Talarico indica anche che era Trovato alla guida dell’auto che ha quasi travolto Rainieri.

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Le telecamere e le ulteriori indagini consentono di individuare anche Antonio Masi, avvisato orale di polizia, e destinatario di diverse informative di reato per truffa. Le immagini lo vedono «parte attiva nella rissa» e posto al lato passeggero nella macchina di Trovato. «In particolare, dai video acquisiti si nota che l’uomo, sceso dal veicolo condotto dal Trovato successivamente all’investimento, si dirigeva insieme a questi in direzione del Rainieri, nel tentativo di proseguire l’aggressione», scrive il gip Domenico Riccio.
Per quanto riguarda Trovato, il gip sostiene che «è evidente che da conducente dell’autovettura sia stato colui che poneva in essere le manovre per attentare alla vita di Rainieri, utilizzando il proprio veicolo come una vera e propria arma, scagliandolo a forte velocità contro il corpo della vittima, la quale si salvava da esiti potenzialmente mortali esclusivamente grazia ai pronti riflessi manifestati».

 

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