Operazione Crypto

Traffico di droga, fiumi di coca anche nel Cosentino: dallo Stretto al Crati un’organizzazione capillare

Dalle carte dell'inchiesta emerge il sodalizio con i clan di Rosarno, ma il gruppo bruzio era riuscito a crearsi una sua rete di approvvigionamento. Tra i sequestri quello di un carico di stupefacenti arrivato dalla Spagna a Spezzano Albanese nascosto tra le cipolle

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di Antonio Alizzi
14 settembre 2021
15:39

I fiumi di coca arrivavano fino in provincia di Cosenza. I luoghi? Cosenza, Amantea, Campora San Giovanni, Fuscaldo e San Marco Argentano. Sono questi i territori menzionati nell’ordinanza di custodia cautelare, richiesta dalla Dda di Reggio Calabria, a seguito delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo Scico di Roma. 

Tra i 57 indagati raggiunti dalle misure cautelari - chi in carcere e chi agli arresti domiciliari - ci sono due esponenti cosentini delle consorterie criminali di stampo mafioso: Francesco Suriano e Roberto Porcaro.


Nel primo caso, la Dda di Reggio Calabria ritiene che l’uomo di Amantea abbia agito «in qualità di promotore, organizzatore e finanziatore dell’associazione, operando a livello verticistico e direttivo, manteneva personalmente i contatti con il gruppo rosarnese dal quale acquistava stupefacente che veniva poi ceduto al dettaglio sulla piazza di spaccio di Amantea e zone limitrofe, che lui stesso gestiva».

Mentre per i pm antimafia di Reggio Calabria, Roberto Porcaro avrebbe agito con il ruolo «di promotore, organizzatore e finanziatore dell’associazione, operando a livello verticistico e direttivo, manteneva personalmente i contatti con Suriano Francesco, dal quale acquistava stupefacente che veniva poi ceduto al dettaglio sulla piazza di spaccio di Cosenza e zone limitrofe».

È noto infatti che in provincia di Cosenza il traffico di droga è tra le attività illecite maggiormente redditizie. Le inchieste della Dda di Catanzaro e della procura di Cosenza dimostrano questo, essendo riusciti ad individuare le aree in cui la cocaina, così come l’eroina e la marijuana, scorre a fiumi. 

Oggi l’operazione “Crypto” ci offre una lettura diversa. Si parla infatti di un’organizzazione dedita al narcotraffico che si muove dallo Stretto fino al Crati - passando per zone periferiche come Roggiano Gravina nella parte centrale ed Amantea lungo il Tirreno cosentino - riuscendo a mantenere rapporti solidi. Tutto ciò grazie agli insospettabili, come il proprietario di un’attività commerciale (indagato a piede libero), operante nel settore dei banchetti matrimoniali, che avrebbe messo a disposizione i suoi locali, situati a Cosenza, per gli incontri tra Suriano e Porcaro. E non solo: c’è pure il comprensorio di Paola che, secondo la Dda di Reggio Calabria, era curato da Alessio Martello, finito in carcere, e figlio di Luciano, ucciso dal clan Serpa agli inizi del 2000 sulla strada che collega Fuscaldo a San Lucido. Omicidio già giudicato in via definitiva nel processo “Tela del Ragno”.

Il capitolo dedicato ai cosentini

Da Rosarno a Cosenza, secondo la Finanza, c’era un sodalizio che operava in maniera capillare. La figura di Francesco Suriano, «nipote di Tommaso Gentile, soggetto già gravato da precedenti penali e detenuto», si legge nelle carte dell’inchiesta, era diventata sempre più importante. Il pregiudicato di Amantea avrebbe accresciuto «il suo spessore criminale e, oltre ad acquistare partite di droga dai rosarnesi, era stato in grado di creare una propria rete di approvvigionamento di stupefacente».

Questa rete di pusher, sulla base degli accertamenti investigativi svolti dalle Fiamme Gialle, sarebbe stata composta da Alessandro Scalise, Alessandro Marigliano, William Pati, Giampiero Pati, Andrea Mazzei e Antonio Gullace.

Ma la droga come veniva importata? Ce lo spiegano gli investigatori, riassumendo così un episodio avvenuto il 13 dicembre del 2017. «Riconducibile al gruppo di Suriano sarà l’importazione dei ventidue panetti di cocaina (per un peso complessivo di 26 kg circa) sequestrati presso la barriera autostradale di Vipiteno, a Salvatore Fedele». Inoltre «il 25 ottobre 2017, Francesco Suriano inviava alcuni emissari in Olanda, al cospetto dei rosarnesi che li stavano aspettando, per ritirare un imprecisato quantitativo di cocaina. Grazie alle conoscenze in Spagna del sodale Andrea Mazzei ed avvalendosi dell’attività di autotrasportatori svolta dai fratelli Paletta (Antonio e Gennaro), l’8 maggio 2018, importava oltre 50 chilogrammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, che venivano sequestrati» dalla polizia giudiziaria.

Suriano, però, aveva rapporti con Roberto Porcaro, ritenuto all’epoca il presunto reggente della cosca “Lanzino” di Cosenza, quindi un soggetto di primo piano a cui vendere la droga nella città dei bruzi, e, come detto, a Paola con Alessio Martello e Giuseppe Trombetta che lui stesso «annoverava come clienti». Senza dimenticare, Roma e Napoli. Insomma, un giro molto grosso che fruttava centinaia di migliaia di euro.

Il sequestro più grande

Tra le tante cessioni riportate nell’ordinanza di custodia cautelare spicca quella dell’8 maggio 2018, quando vengono sequestrati oltre cinquanta chilogrammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana e cinquantasette grammi di hashish. Nell’occasione fu arrestato in flagranza di reato Antonio Paletta, appena giunto presso il proprio capannone, situato nei pressi dello svincolo autostradale di Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza, e proveniente dalla Spagna.

Lo stupefacente era stato caricato il 3 maggio 2018 a Granada, dove Paletta si era servito della fattiva collaborazione di tre soggetti, un romano, uno spagnolo ed un africano, «nonché di Andrea Mazzei, emissario di Francesco Suriano, il quale aveva curato tutta la trattativa con i fornitori iberici. Lo stupefacente era stato occultato in un carico di copertura di cipolle che lo stesso Paletta aveva caricato ad Amantea, ad aprile 2018, presso una ditta ubicata a Campora San Giovanni. Mentre Paletta era intento ad effettuare le operazioni di carico con l’ausilio di Giampiero Pati, sopraggiungeva anche Francesco Suriano, il quale assisteva a gran parte delle operazioni». 

«Una volta assicurato il carico di copertura, Gennaro Paletta provvedeva ad occultare tra lo stesso il denaro occorrente al fratello Antonio per l’acquisto della partita di droga. Non ricevendo notizie da parte di Antonio PalettaFrancesco Suriano, in compagnia di Alessandro Marigliano, nel tardo pomeriggio del giorno del sequestro» si sarebbe portato nei pressi del capannone dei fratelli Paletta per assicurarsi personalmente di quanto accaduto.

 

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