Delusi e arrabbiati, ma forse anche consapevoli che a tradirli è stata la mancanza di esperienza. Cinque giovani laureati iscritti al concorso pubblico per docenti denominato “Pnrr 3”, in svolgimento in questi giorni, si sono presentati carichi di aspettative e di speranza nella sede d’esame designata, l’Iis Gagliardi-De Filippis-Prestia di Vibo, ma una volta arrivati sul posto per sostenere la prova “computer based” li hanno informati che era stata spostata a Catanzaro. Superati i primi momenti di sconcerto, alcuni di loro si sono infilati in auto e hanno raggiunto in tutta fretta il capoluogo regionale, trovando però le porte chiuse: l’esame era già iniziato, niente da fare. Un “errore” che altri concorrenti, forse forgiati dai concorsi già affrontati, non hanno commesso.

La comunicazione dello spostamento della sede d’esame, infatti, era stata pubblicata il 19 novembre scorso sul sito dell’Ufficio scolastico regionale per la Calabria. Informazione, però, che soltanto chi è solito consultare compulsivamente il portale o accedere frequentemente alla propria area privata ha acquisito in tempo utile per non sbagliare.

«Se questa doveva essere la “scuola del futuro”, allora in Calabria il futuro è stato rimandato a data da destinarsi – protestano i concorrenti rimasti esclusi -. Luogo e orario erano scritti nero su bianco, chiari e inequivocabili. Eppure, pochi minuti prima della prova, abbiamo scoperto che tutto era stato modificato: nuove sedi, situate in altre province, con oltre un’ora di percorrenza».

Sotto accusa finisce soprattutto il deficit di comunicazione: «Non una email, niente messaggi sul telefono, né una pec o un avviso in bella vista sulla piattaforma dedicata. Insomma, nessun automatismo - tra quelli che la “scuola del futuro” sbandiera a ogni occasione - utilizzato allo scopo. Silenzio assoluto. Neppure molti dei docenti vigilanti della prova scritta sono stati avvisati del cambiamento di sede concorsuale».

L’unica comunicazione, come accennato, è la circolare del 19 novembre, «sepolta tra le pieghe del sito istituzionale». «Una circolare – continuano i concorrenti rimasti fuori - che non è mai stata notificata individualmente ai diretti interessati, costringendo i candidati a improvvisarsi detective in una sorta di caccia al tesoro digitale per ricostruire una linea temporale che avrebbe dovuto essere chiara e immediata. Il paradosso è evidente: ogni candidato dovrebbe poter contare su una macchina amministrativa capace di garantire comunicazioni tempestive e corrette, non essere costretto a controllare ossessivamente la piattaforma ministeriale fino a poche ore prima della prova, temendo che la propria sede venga modificata all’ultimo secondo. Eppure gli uffici scolastici possiedono tutti i recapiti dei partecipanti».

Amara la conclusione: «La scuola che parla di futuro comunica come negli anni ’70. La stessa scuola che predica innovazione, intelligenza artificiale, digitalizzazione dei processi e “ecosistemi innovativi dell’apprendimento”, quando si tratta della cosa più semplice – informare per tempo i partecipanti a un concorso pubblico – inciampa clamorosamente in una gestione che ricorda i vecchi uffici postali degli anni del bianco e nero. A fronte di slide ministeriali che decantano la “transizione digitale”, la realtà calabrese restituisce l’immagine opposta: una scuola del futuro che utilizza strumenti del passato, incapace di garantire anche la più elementare trasparenza amministrativa. Un episodio che non può essere considerato come una piccola svista. È un sintomo. Il sintomo di una mancanza profonda di rispetto istituzionale verso chi studia, si forma, si sacrifica e tenta di entrare nella scuola pubblica attraverso procedure selettive che dovrebbero essere impeccabili».