Al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria l’esposizione ricuce il legame tra lo stilista reggino e le sue radici culturali. Un progetto corale che coinvolge istituzioni, curatori, mondo della cultura e della formazione, restituendo Versace come patrimonio vivo della città e del suo futuro
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Reggio Calabria restituisce alla propria storia uno dei suoi figli più illustri. Con la mostra “Gianni Versace. Terra Mater – Magna Graecia Roots Tribute”, ospitata fino al 19 aprile al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, la città riannoda il filo tra il genio creativo dello stilista e l’eredità profonda della Magna Grecia, costruendo un dialogo tra moda, arte e archeologia che guarda al futuro partendo dalle radici.
«Celebrarlo qui è un atto giusto e doveroso, nella sua città, nella nostra città», ha affermato il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà. «Gianni Versace ha saputo tradurre, in immagini e simboli, la grandezza della storia trimillenaria di Reggio Calabria, trasformando la classicità in un linguaggio universale».
Nel corso del suo intervento, Falcomatà ha sottolineato come la mostra non rappresenti uno sguardo nostalgico al passato, ma una scelta strategica: «Il futuro della nostra città deve essere costruito partendo da chi è riuscito a renderla grande». In questa prospettiva, l’annuncio centrale della giornata: il Museo delle Culture del Mediterraneo, progettato dall’archistar Zaha Hadid e attualmente in fase di realizzazione, verrà intitolato a Gianni Versace, in accordo con la famiglia. «È il più grande investimento sull’avvenire di Reggio Calabria – ha spiegato – legato a una figura che ancora oggi fa scuola nel mondo della cultura, dello stile e dell’arte».
Il progetto espositivo rientra nel ciclo delle mostre 2025–2026 del Museo ed è stato illustrato dal direttore Fabrizio Sudano, che ha evidenziato il valore del dialogo tra le creazioni di Versace e le collezioni archeologiche: un confronto continuo che coinvolge anche reperti tornati visibili dopo lunghi anni di deposito. Tra questi, la lastra in stucco della chiesa di Santa Maria in Theotokos di Terreti, richiamata come esempio di una memoria restituita alla piena fruizione pubblica.
La curatrice Sabina Albano ha rimarcato il carattere strutturale del rapporto tra Versace e l’Antico: «Il suo linguaggio iconografico nasce da una conoscenza consapevole dei miti e delle forme della Magna Grecia. Riportarlo in questo Museo significa ricondurlo al luogo della sua memoria, dove l’osservazione diretta dei reperti ha contribuito alla formazione di un immaginario capace di tradurre la classicità in un codice contemporaneo».
Alla presentazione è intervenuto anche Antonio Giulio Grande, che ha definito Versace «un figlio autentico di Reggio e della Magna Grecia», capace di trasformare le proprie radici in un’estetica rivoluzionaria e globale: «Un intellettuale del Novecento che ha reso l’alta moda pop, rock, sensuale e moderna, portando nel mondo l’immagine del Sud come matrice creativa».
Il racconto dell’eredità visiva di Versace è stato approfondito anche attraverso il riferimento ai suoi simboli iconici, come la Medusa e il meandro, illustrati nel percorso espositivo come elementi apotropaici e metafore di una bellezza capace di attraversare il tempo. Un immaginario che affonda nella Magna Grecia e si proietta nella contemporaneità.
La mostra è sostenuta da una rete ampia di istituzioni: tra i partner figurano il Ministero della Cultura, la Città Metropolitana e il Comune di Reggio Calabria, la Calabria Film Commission e l’Atam, rappresentata dall’amministratore delegato Giuseppe Basile, che ha contribuito alla promozione dell’iniziativa con un mezzo serigrafato dedicato allo stilista.
Accanto all’esposizione principale, prende forma anche il progetto diffuso “Gianni Versace Terra Mater – Il tributo della città di Reggio Calabria”, una rete culturale che coinvolge scuole, archivi, università e istituzioni, tra cui l’Archivio di Stato, l’Accademia di Belle Arti, l’Università Mediterranea e il Polo liceale “Tommaso Campanella – Matteo Preti – Antonino Frangipane”, in un laboratorio permanente di cultura condivisa.
La mostra non celebra soltanto un mito globale, ma lo restituisce alla sua città come patrimonio vivo. Reggio Calabria, attraverso Gianni Versace, riafferma se stessa come luogo generatore di visione, bellezza e futuro.















