Nella serata di ieri il Premio Letterario Caccuri ha fatto tappa per la prima volta a Bova, nella cornice del Giardino delle Parole del Museo Rohlfs portando nel cuore dell’area grecanica un doppio appuntamento che ha saputo tenere insieme rigore storiografico, narrazione scenica e progettualità territoriale.

Giordano Bruno Guerri ha presentato il suo ultimo lavoro, "Benito. Storia di un italiano", in dialogo con il direttore di LaC News 24 Franco Laratta. A seguire, lo spettacolo “Il viaggio dei Bronzi di Riace”, affidato alle orazioni di Daniele Castrizio, alle musiche di Fulvio Cama, alle immagini di Saverio Autellitano, con la partecipazione del noto giornalista Rai Paolo Di Giannantonio e dell'attrice Annalisa Insardà.

Il senso profondo della serata, però, è stato nelle parole e nelle traiettorie che hanno accompagnato l’evento. «Questa tappa certifica il livello culturale raggiunto da Bova», ha dichiarato il vicesindaco Gianfranco Marino, parlando di un’azione amministrativa che in questi anni ha puntato sulla cultura come asse strategico. La presenza del Premio – ha spiegato – non è frutto di una scelta casuale, ma di un percorso condiviso: «L’obiettivo non era realizzare un’iniziativa isolata, ma aprire un filone stabile di collaborazione. E questo per noi significa assumere un ruolo attivo nella costruzione di una rete culturale che coinvolga anche l’area metropolitana reggina».

La visione si è intrecciata con quella di Adolfo Barone, presidente dell’Accademia dei Caccuriani e del Premio Caccuri, che ha ribadito il senso di un progetto nato per tenere insieme cultura, promozione e lavoro. «Il nostro sogno è sempre stato questo: usare il libro come veicolo, ma generare economia e prospettiva nei territori». Secondo Barone, ogni tappa del premio è pensata per innescare attenzione, attrazione e movimento. «Quest’anno abbiamo distribuito quasi tremila copie e coinvolto migliaia di persone. E il pubblico continua ad arrivare, attento, presente. Ci dicono che i calabresi non leggono, ma noi li facciamo leggere davvero».

Anche la scelta di portare il premio fuori da Caccuri risponde a questa logica: creare una rete diffusa, legare i borghi, mostrare che la cultura può essere un’infrastruttura sociale e produttiva, non un lusso per pochi. «Cleto e Bova – ha detto – ci stanno restituendo la prova che è possibile farlo».

A tenere insieme i due piani della serata – l’analisi storica e la contemporaneità – è stato Giordano Bruno Guerri, che con il suo "Benito. Storia di un italiano" ha affrontato uno dei temi più divisivi della storia nazionale: la figura di Benito Mussolini.

Il libro, presentato in dialogo con il Direttore di LaC News24 Franco Laratta, si muove su una linea narrativa che rifiuta ogni approccio ideologico e prova a restituire complessità a un personaggio che ancora oggi suscita reazioni polarizzate. «È fondamentale capire chi era davvero l’uomo prima ancora del dittatore», ha spiegato Guerri, sottolineando come il consenso popolare di cui Mussolini ha goduto non fosse legato a un’adesione ideologica al fascismo, ma a una più diffusa ricerca di un uomo forte in grado di risolvere i problemi.

L’autore ha poi riflettuto sul valore della storia come strumento per leggere il presente: «Studiare il fascismo oggi significa anche riconoscere che i veri pericoli autoritari possono arrivare da forme nuove, meno riconoscibili ma non meno pervasive. La censura, il pensiero unico, la propaganda digitale: questi sono i fascismi da cui guardarsi». Nel dialogo con il Direttore Laratta, Guerri ha difeso la necessità di affrontare i temi più scomodi senza rigidità ideologiche, invitando a una lettura che tenga conto della realtà storica, delle sue ambiguità e delle sue ombre. Un intervento che ha acceso il confronto e aperto interrogativi, senza semplificazioni.

Il secondo atto della serata ha portato in scena “Il viaggio dei Bronzi di Riace”, uno spettacolo che fonde ricerca scientifica, narrazione teatrale e musica d’autore. Le orazioni dello storico Daniele Castrizio, le sonorità originali di Fulvio Cama, le immagini evocative curate da Saverio Autellitano, insieme alle voci di Paolo Di Giannantonio e Annalisa Insardà, hanno restituito la storia dei Bronzi come viaggio simbolico e collettivo.

Per Castrizio, la scelta di portare lo spettacolo a Bova ha un significato preciso: «Siamo finalmente davanti ai frutti di un lavoro durato anni. Per troppo tempo i Bronzi sono stati trattati come oggetti da vetrina. Oggi, invece, li stiamo riconsegnando alla Calabria come simbolo identitario pieno». Lo storico ha insistito sul valore dell’evento come segnale politico e culturale: «Il Premio Caccuri nasce nel crotonese, ma sceglie Bova per una delle sue tappe principali. Questo dice una cosa semplice: la Calabria è una, e se vuole uscire dalla secca deve navigare insieme».

Un messaggio rafforzato anche dalla struttura stessa dello spettacolo, che non ha raccontato solo i Bronzi, ma ha fatto emergere la possibilità di un racconto nuovo, condiviso tra discipline e territori, capace di restituire alla regione un’immagine di sé che non sia più solo resistenza, ma anche direzione.

L’appuntamento di Bova ha confermato che la costruzione di una rete culturale nei borghi calabresi non è più solo una dichiarazione di intenti. L’amministrazione comunale, con il supporto del Premio Caccuri, ha trasformato un’idea in pratica: fare cultura in modo strutturato, continuativo, aperto al confronto. La partecipazione del pubblico, la qualità degli interventi e la coerenza dell’impianto narrativo hanno dato forma a una serata in cui ogni elemento aveva una direzione precisa. L’attenzione al luogo, la scelta dei contenuti, la presenza di figure autorevoli: tutto ha restituito l’immagine di un borgo pronto a dialogare con esperienze culturali complesse, senza provincialismi e senza concessioni all’effimero.