L’insediamento rupestre, il museo della civiltà contadina e il recupero del centro storico sono i tasselli di una rinascita. La direttrice Pietropaolo: «In un anno 35mila visite». E per il 2026 non mancano le idee, come il progetto dedicato all’arte tessile
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«L’anno che si avvia a conclusione registra un bilancio che possiamo definire positivo. Da inizio anno sono stati quasi 35.000 i visitatori che si sono recati a Zungri per visitare le Grotte ed il Museo e quindi il centro storico arricchito con il percorso delle Porte dipinte. I numeri sono stati crescenti negli anni e fanno ben sperare per uno sviluppo consapevole del territorio e per la nascita di nuove attività tese a rendere più servizi ai visitatori».
La rinascita del centro storico
Dati lusinghieri per l’insediamento rupestre di Zungri che si prepara al 2026 partendo da basi solide. Passo dopo passo, la Città di pietra è riuscita a ritagliarsi uno spazio significativo nello scacchiere turistico regionale. Ne è consapevole Maria Caterina Pietropaolo, direttrice del Museo della civiltà contadina, che ci racconta le evoluzioni di un itinerario di valorizzazione partito da lontano: «L’idea del percorso delle porte si è rivelata vincente, nata dal forte desiderio di ridare linfa vitale ad un centro storico semi-abbandonato, ma ugualmente visitato dai turisti. In tre anni – evidenzia Pietropaolo - siamo riusciti a creare un percorso all’interno del centro storico che si è arricchito notevolmente, grazie al Concorso messo in atto dal Comune che ha permesso ad artisti di alto spessore di poter produrre delle meravigliose opere su porte abbandonate, andando ad inglobare la Traversa delle Filastrocche ed il Muro dei proverbi, opera di mastro Pino Costanzo, ormai noto come l’artista del cemento».
Un lavoro graduale che oggi restituisce i suoi frutti: «Il centro storico è diventato parte integrante della visita, molto apprezzato da tutti i visitatori ma anche dai residenti, grazie anche ai lavori di ripavimentazione e la sostituzione dei corpi illuminanti a conferma che anche l’amministrazione comunale ha sentito, già da tempo, la necessità di intraprendere un percorso volto al recupero del centro storico».
Il Museo
La scoperta di Zungri lascia gli ospiti piacevolmente stupiti: «I visitatori non si aspettano di trovare un Museo ben organizzato, aperto tutti i giorni, con informazioni utili alla comprensione del sito rupestre, del museo così come delle porte dipinte, delle chiese ma anche informazioni utili sul territorio, su cosa visitare, sui piatti tradizionali e tanto altro. Andiamo avanti sempre più determinati nel custodire questo grande tesoro dell’archeologia rupestre con la consapevolezza – aggiunge la direttrice - che solo ricercando nuovi finanziamenti potremmo riuscire ad intraprendere ulteriori studi che possano dare risposte al mistero che avvolge le “Grotte degli Sbariati”».
Le origini delle grotte e le iniziative portate avanti
Un elemento che alimenta la curiosità e il fascino del complesso di case grotta: «Con la pubblicazione del volume “Corpus Speluncarum” del prof. Achille Solano si apriranno nuovi spiragli e nuove conoscenze sull’origine del sito rupestre, collocandolo, così, in uno studio più ampio che comprende tutta la zona del Monte Poro».
Significativi gli interventi allo storico sito che permetteranno di migliorare ancora di più l’accessibilità: «Tante sono state le attività svolte dal Museo in questo anno appena trascorso ed i progetti per il nuovo anno non mancano di sicuro, forti anche che la fine dei lavori di ristrutturazione del museo e delle Grotte segneranno un ulteriore passo avanti. Per non creare problemi ai visitatori abbiamo cercato di organizzare il tutto senza interferire garantendo, così, la massima sicurezza.
Lavori che – aggiunge la Pietropaolo - valorizzeranno ancora di più tutto il parco archeologico rendendolo più sicuro e facilmente visitabile, grazie anche all’installazione di tornelli d’ingresso, implementazione del sistema di video sorveglianza e di illuminazione, sostituzione di tutte le staccionate, panchine, installazione di pannelli informativi e quant’altro altro si rende necessario per una maggiore fruizione del sito, compreso il nuovo sito web, con un’interfaccia più snella ed intuitiva».
Il progetto del laboratorio di filatura
Ma non solo, gli effetti degli interventi avranno significativi riflessi anche sulla creazione di nuovi spazi per poter avviare il laboratorio della filatura: «La finalità è soprattutto quella di recuperare le nostre origini, quando le nostre nonne tessevano la lana, il lino, il cotone, la ginestra e la canapa, quando la tessitura rappresentava una fonte anche economica per la famiglia, ma che oggi è solo economia di nicchia per gli alti costi di produzione e per la mancanza di manodopera specializza. Dei vecchi telai non ne esiste più traccia».
La direttrice del museo racconta: «La produzione del lino, della canapa, della ginestra e del cotone era molto fiorente nel territorio zungrese, qua veniva coltivato, lavorato ed infine tessuto. In passato, se una ragazza non aveva una buona dote non riusciva a trovare marito. “figghjjia ntà fascia, doti ntà cascia”, ripeteva un vecchio detto. Quindi la madre doveva, fin dalla tenera età delle figlie femmine, adoperarsi per allestire un ricco corredo. Molti di quei corredi vengono ancora oggi utilizzati, anche se con impieghi diversi e nel Museo vi è una ricca esposizione di corredi e tessuti d’epoca».
Abiti d’epoca e il progetto di collaborazione con altre realtà museali
Uno sguardo sul mondo “dei nostri nonni” a 360 gradi: «Anche la ricca collezione di vestiti d’epoca ed abiti da sposa troverà una più accurata esposizione. Negli anni la collezione si è arricchita sempre di più fino a divenire il fiore all’occhiello di questo museo. Infatti nel mese di giugno uno dei nostri vestiti ha sfilato all’evento organizzato a San Giovanni in Fiore proprio ad una sfilata di vestiti tradizionali, riscuotendo enorme successo in quanto ritenuto il tipico abito tradizionale della donna calabrese di cultura contadina, scuro, austero ma semplice, interamente tessuto al telaio, composto da “yuppuni, ribrettu, faddali, maccaturi e vancali”, indossato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Questo – sottolinea la referente del sito - ci permetterà di ospitare abiti tradizionali provenienti da altri musei calabresi creando, così, una rete museale che ci consentirà di avere una più ricca esposizione la cui finalità è proprio quella di tessere delle collaborazioni con altre realtà museali».
Attenzione al mondo scuola
Massima attenzione viene rivolta ai più giovani e alla promozione degli antichi mestieri: «Stiamo mettendo a punto dei percorsi didattici rivolti alle scuole ma anche attività ai visitatori che amano fare delle esperienze sul campo; giornate tematiche con l’ausilio di personale specializzato e guide professioniste per far riscoprire, anche ai residenti, i vecchi mestieri, dall’arte della tessitura all’arte dell’intreccio, alla raccolta delle erbe spontanee sia commestibili che utilizzate per l’estrazione dei pigmenti colorati che venivano utilizzati per tingere tessuti o per colorare le ceramiche. Con l’ausilio di guide specializzate e artigiani locali – anticipa Pietropaolo - organizzeremo dei laboratori tematici soprattutto rivolti ai ragazzi affinché possano apprendere quei mestieri che hanno segnato la storia, i mestieri dei loro nonni o dei nonni dei loro genitori, dove non esisteva la plastica ma solamente materiale offerto dalla natura».
Con l’arrivo della primavera, poi, «ci saranno alcune giornate particolari dedicate alla fotografia in collaborazione con associazioni di fotografi, dei workshop veri e propri, la cui tematica rimane sempre legata alla mission del museo, così come una estemporanea di pittura all’interno del sito archeologico, eventi che culmineranno in una mostra fruibile anche dai visitatori in estate». Grande attesa, infine, per la IV edizione del concorso “Gli antichi portoni raccontano”, che sarà pensato e sviluppato in maniera più dinamica e legandolo ad un evento ricco di nuove esperienze sia per gli artisti che per i residenti, rendendoli ancor di più parte attiva in questo progetto di recupero del centro storico, conclude la direttrice.

