Risalente al VI secolo a.C., non se ne conosce il preciso contesto di rinvenimento. L’archeologa Martina D’Onofrio spiega che in Grecia il tipo di scultura era usato per rappresentare un giovane prestante. Il reperto reggino, particolarmente identitario, potrebbe essere tra quelli che invece raffigurano una divinità
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Accanto alla sala dei Bronzi di Riace, nel museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, si mostra al pubblico uno dei reperti più identitari dell’antica area urbana della città, ossia il Kouros di Reggio.
La peculiarità del reperto reggino
«Il Kouros rappresenta una tipologia scultoria greca del maschio e consiste nella raffigurazione di ragazzi nudi e stanti.
Probabilmente il Kouros di Reggio, risalente al VI secolo a.C. e di cui non si conosce il preciso contesto di rinvenimento, è tra le sculture di questo genere che però hanno la peculiarità di rappresentare una divinità, nel caso specifico reggino il Dio Apollo. Sebbene non si siano conservate le braccia, dalla loro posizione intuiamo che dovevano reggere degli attributi tra i quali sicuramente l’arco caratteristico del Dio.
Il Kouros di Reggio è realizzato in marmo greco ed è caratterizzato anche dalla policromia, come si può vedere dai capelli. Ciò testimonia come il mondo greco fosse in realtà un mondo che conosceva il colore». È quanto spiega l'archeologa del museo di Reggio, Martina D’Onofrio.
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